Durante l’udienza del mercoledì di oggi, Papa Francesco è arrivato in aula Paolo VI ed ha trovato tantissimi fedeli ad aspettarlo.
Al centro della sua catechesi, ancora una volta, lo zelo apostolico e, proprio oggi, si conclude questo bellissimo itinerario che ci ha accompagnato in queste settimane.
Francesco ha posto l’attenzione, parlando anche a braccio, su come il cristiano deve essere aperto alla Parola di Dio.
Udienza, Papa Francesco conclude un ciclo
Papa Francesco, durante la sua udienza del mercoledì, davanti ai tanti fedeli che sono arrivati per ascoltarlo, ha ancora una volta, portato avanti il percorso della catechesi sullo zelo apostolico, concludendolo oggi, anche in previsione del Santo Natale che si festeggerà a breve.
“Il cristiano deve essere aperto alla Parola di Dio e al servizio degli altri: i cristiani chiusi finiscono male sempre, perché non sono cristiani, sono ideologi” – ha detto a braccio il Pontefice.
E proprio su questo punto si è concentrata la sua catechesi: come può il cristiano diventare un missionario aperto all’ascolto e all’evangelizzazione della Parola di Dio? “Il cristiano deve essere aperto, deve avere lo slancio missionario”, che lo aiuta ad andare oltre, spiega Francesco.
E, nel commento al brano del Vangelo sulla guarigione del sordomuto da parte di Gesù, spiega come Gesù è capace di aprire le nostre orecchie alla sua parola.
Non dobbiamo essere sordi alle parole del Signore
“Il fenomeno del mutismo e della sordità nella Bibbia è soprattutto metaforico e designa la chiusura ai richiami di Dio. C’è una sordità fisica, ma nella Bibbia quello che è sordo alla Parola di Dio è muto, e non parla la Parola di Dio” – dice Francesco – “Anche noi, che abbiamo ricevuto l’effatà dello Spirito nel Battesimo, siamo chiamati ad aprirci. Sentiamoci tutti chiamati, in quanto battezzati, a testimoniare e annunciare Gesù. E chiediamo la grazia, come Chiesa, di saper attuare una conversione pastorale e missionaria”.
C’è una domanda che, a conclusione della sua catechesi, Papa Francesco rivolge ad ognuno di noi: “Amo davvero il Signore, al punto da volerlo annunciare? Voglio diventare suo testimone o mi accontento di essere suo discepolo? Prendo a cuore le persone che incontro, le porto a Gesù nella preghiera? Desidero fare qualcosa perché la gioia del Vangelo, che ha trasformato la mia vita, renda più bella anche la loro? Pensiamo queste domande e andiamo avanti con la nostra testimonianza”.