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L’Uefa non si piega alla dittatura LGBT e dice no all’arcobaleno

Da tempo ormai vediamo una propaganda sempre più totalitaria a favore dell’ideologia LGBT, ma non tutti si piegano al pensiero unico. 

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Stavolta la risposta negativa è arrivata da un’istituzione che non te l’aspetti, ed è un no molto pesante in un momento in cui tutti gli occhi sono puntati in quella direzione. A pronunciarlo è stata la Uefa, e l’oggetto del rifiuto è stato quello dello stadio arcobaleno che si sarebbe dovuto vedere durante la partita Germania-Ungheria.

La Uefa ha messo il suo divieto alla propaganda lgbt

Per fortuna l’organizzazione calcistica internazionale ha messo il suo divieto, e subito l’intera cassa di risonanza mediatica ha descritto la notizia spiegano che la Uefa si sarebbe piegata al leader ungherese Orban, che nel suo Paese ha implementato leggi molto nette riguardo, ad esempio, l’indottrinamento gender nelle scuole.

La verità, per molti altri, è che per una volta abbiamo visto una grande organizzazione internazionale non piegarsi ai dettagli di un’ideologia anti-umana segnata però da grandi interessi economici e dallo strapotere delle lobbies che tentano di introdurre questa ideologia dentro ogni singolo Stato per attuare, come ha spiegato più volte Papa Francesco, una vera e propria “colonizzazione ideologica”, o meglio una “guerra mondiale contro il matrimonio”.

Le tante polemiche di un Europeo forse più politicizzato di sempre

Non si capisce infatti perché un evento di sport e partecipazione umana debba finire per piegarsi a quello o a quell’altro interesse particolare, su cui sarebbe invece molto più lecito discuterne nel merito e nelle sedi opportune. Al contrario, farse come quella dello stadio arcobaleno dimostrano che l’obiettivo dei promotori dell’ideologia gender è quello di sorvolare ogni confronto per abbindolare la popolazione con simbologie simpatiche o accattivanti, in luogo cioè di pura propaganda.

In ogni caso, è ormai un dato di fatto che quelli che si stanno svolgendo in queste settimane sono considerati gli Europei più politicizzati di sempre. Ieri infatti c’è stata la polemiche relativa ai giocatori inginocchiati per il Black Lives Matter, a cui alcuni hanno deciso di non aderire. Probabilmente non perché sono razzisti, ma perché in tutta coscienza non si sono sentiti di aderire a quella simbologia, che presta il fianco a un movimento sociale e politico organizzato anche lontano dall’Europa e di cui non si conoscono molti risvolti.

L’errore di fare di una tematica più importante delle altre

O magari semplicemente perché non hanno ritenuto dare maggiore importanza a una tematica rispetto ad altre: ci sono infatti molti temi sociali e politici di cui si potrebbe discutere, dalle morti sul lavoro alla tratta degli esseri umani, dall’utero in affitto alle modificazioni genetiche e alle transizioni sessuali nei bambini, dal rispetto dei diritti umani in molte aree del mondo al traffico internazionale di droga e di esseri umani, fino alla persecuzione e alle violenze contro i cristiani o alle questioni bioetiche come aborto e eutanasia, o anche tematiche molto più discusse come quelle della parità di genere e del razzismo.

Quindi molti si chiedono perché fare delle scale di valori e scegliere di dare risalto a un tema piuttosto che a un altro. Un altro argomento che ha preso banco in questi giorni è quello delle sponsorizzazioni occulte, o meglio di Cristiano Ronaldo che ha spostato la Coca-Cola che gli era stata messa di fronte durante la conferenza stampa, facendole perdere molti punti in borsa, e lo stesso che ha fatto Pogba con la birra e a seguito altri.

L’attacco della Germania all’Ungheria è una arrogante scorrettezza

Da ultimo, ma non meno importante, c’è lo scontro andato in scena in questo tra il premier Draghi che invita a non disputare la finale a Londra, e che in cambio offre la sede di Roma, e il governo britannico di Boris Johnson. Infine arriva la vicenda tedesca, la cui nazionale è impegnata mercoledì 23 giugno contro l’Ungheria nell’ultima partita del girone F. Il sindaco di Monaco, Dieter Reiter, su richiesta del consiglio comunale della città bavarese e in pieno sgarbo istituzionale, aveva chiesto in occasione della sfida tra tedeschi e ungheresi di poter illuminare con i colori arcobaleno l’Allianz Arena.

L’intenzione della iniziativa era quella di manifestare solidarietà alla comunità Lgbt e il proprio dissenso contro una legge dell’Ungheria del presidente Orban che vieta la propaganda gay, in modo particolare nelle scuole, mettendo l’omosessualità sullo stesso piano della pornografia e della pedofilia. Un vero e proprio guanto di sfida verso la sovranità di un Paese, l’Ungheria, che ben poco ha a che fare con lo sport e con la bellezza del gioco e dello stare insieme. Insomma, di spirito europeo, di convivialità e di bellezza c’è ben poco, mentre quella che si vede è solo la volontà di andare allo scontro sulla solita tematica lgbt.

Ben ha fatto quindi l’Uefa a non concedere in alcun modo il suo ok

Ben ha fatto quindi l’Uefa a non concedere in alcun modo il suo ok, evitando di piegarsi al pensiero unico del gender per mettere invece al primo piano libertà democratica e rispetto tra Paesi, che per di più condividono l’appartenenza all’Unione europea, e a una storia fondata su ben altri valori da quelli lgbt.

“Comprendiamo l’intenzione di inviare un messaggio per promuovere la diversità e l’inclusione, cause da sempre sostenute dalla Uefa che ha lanciato numerose campagne su questi temi, ma l’Uefa è un’organizzazione neutrale a livello politico e religioso“, ha quindi spiegato la federcalcio europea, giustificando la propria decisione. “A causa del contesto politico della richiesta, un messaggio in risposta alle decisioni prese dal parlamento ungherese, proponiamo date differenti per l’illuminare lo stadio con i colori dell’arcobaleno”.

L’alternativa offerta dalla Uefa e i tanti temi di cui però non si parla

A questo punto, le date proposte sarebbero il 18 giugno, o una tra il 3 e il 9 luglio, giorni in cui cade la settimana del Christopher Street Day, una manifestazione Lgtb tenuta in diverse città europee. Ci si chiede però quando si illuminerà di rosso per i tanti cristiani martirizzati nel mondo, o di rosa per le tante donne sfruttate e schiavizzate per il mercato del sesso, o ad esempio per quello dell’utero in affitto.

LEGGI ANCHE: Cina attacca il G7 e offende i cristiani: l’immagine dello scandalo

Quando verrà illuminato per i tanti aborti nel mondo, per la libertà religiosa sempre più negata, per i diritti dei lavoratori sempre più calpestati. Per le tante disuguaglianze tra i proprietari di quelle multinazionali che spesso dettano l’agenza sociale del mondo intero, e che guardacaso sono le stesse che, ipocritamente, sostengono i presunti diritti lgbt. Quando verrà posta attenzione sulla totalità di queste tematiche, allora ci sarà vera moralità. Altrimenti sarà ipocrisia interessata da logiche economiche e politiche. 

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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