Continua il dramma umanitario in Nigeria, che tocca la Chiesa da vicino e in maniera molto dolorosa. L’ultima terribile notizia poche ore fa.
È successo a Kaduna, in Nigeria, è stato infatti ucciso un altro sacerdote. Nel giro di pochi giorni sono stati tre i religiosi rapiti. La triste notizia è stata resa nota dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. “Un altro sacerdote ucciso in Nigeria. È accaduto ieri a Kaduna. Malviventi hanno freddato don Alphonsus Yadhim Bello, ordinato solo tre anni fa”, scrive l’associazione in una nota.
Nella notte la parrocchia cattolica di San Vincenzo Ferrer a Malunfashi, nello Stato di Katsina, è stata assaltata da un gruppo armato non ancora identificato, e durante l’attacco sono stati sequestrati due sacerdoti. Si tratta di don Joe Keke, ultrasettantenne, che risiedeva nei locali della chiesa dopo una vita di servizio pastorale come parroco, e don Alphonsus Bello, 30 anni, il parroco attuale.
Purtroppo però in mattinata, il corpo di quest’ultimo è stato ritrovato senza vita nel terreno attiguo alla Catechetical Training School di Malunfashi. Ancora non ci sono invece notizie sull’altro anziano sacerdote. La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre ha così rinnovato la richiesta al governo nigeriano di intervenire efficacemente per garantire la sicurezza dei fedeli e dei sacerdoti impegnati nel loro servizio pastorale.
In oltre dieci anni di guerriglia volta a instaurare uno Stato islamico nel Nordest della Nigeria, purtroppo, sono oltre quarantamila le persone uccise. Più di due milioni sono state costrette a lasciare le loro case, a causa dei combattimenti che si sono poi estesi fino a Ciad, Camerun e Niger.
L’ultimo anno appena trascorso, il 2020, è stato inoltre un anno assolutamente drammatico, con almeno 2.200 cristiani uccisi, e un deterioramento progressivo della sicurezza nel Paese. Nell’intero anno sono stati venti i missionari uccisi, di cui otto sacerdoti, un religioso, tre religiose, due seminaristi e sei laici.
Tra questi, alcuni casi eclatanti come l’uccisione del seminarista nigeriano 18enne Michael Nnadi, assassinato dopo essere stato rapito dal seminario del Buon pastore a Kaduna l’8 gennaio, secondo quanto dichiarato dal suo rapitore, un ventiseienne, dopo l’arresto. Seminarista che, ha confessato il suo aguzzino, “aveva un coraggio eccezionale. Continuava a pregare e ad annunciare il Vangelo”.
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La causa di queste drammatiche morti si origina negli attacchi perpetrati da Boko Haram nel nord del paese e dai pastori musulmani Fulani nella Middle Belt, questi ultimi secondo alcuni ancora più letali dei terroristi islamici. Ci sono poi casi, come il sequestro di oltre trecento giovani studenti a Katsina, poi liberati, da parte di bande armate assoldate dai jihadisti, che a causa dell’impatto emotiva portano i cittadini del Paese a vivere nel terrore continuo.
Nessuno infatti si sente a sicuro nel Paese, né i cristiani né i musulmani, e da ciò si originano anche le proteste contro il presidente Muhammadu Buhari, incapace di garantire l’incolumità dei suoi cittadini. Mentre è infine di ieri sera la notizia che il leader storico di Boko Haram in Nigeria, Abubakar Shekau, avrebbe cercato di suicidarsi dopo essere stato attaccato dalla fazione dei terroristi legata all’Isis, secondo quanto diffuso da funzionari dell’intelligence nigeriana, lasciando però dubbi su come sarebbe avvenuto il fatto.
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C’è quindi bisogno di pregare sempre di più per il Paese, e di potte l’attenzione sui cristiani perseguitati in Nigeria, affinché di fronte alla minaccia crescente della violenza possano ricevere una grazia straordinaria e resistere alle pressioni che li vorrebbero fare rinunciare alla loro fede, ma che al contrario trovino in Cristo e in Maria la forza di rispondere alle difficoltà.
Giovanni Bernardi
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