Non mi pare che la notizia abbia avuto tutta questa risonanza, eppure è accaduta più di due mesi fa. E non perché riguarda un evento successo a un agente di nome Anirut Malee lontanissimo da noi, ma perché, probabilmente, le buone azioni non creano quella strana atmosfera lugubre, che scatena la curiosità di molti e favorisce il sorgere delle tante trasmissioni televisive, che trattano il crimine, trasformando ogni dettaglio in pretesto di discussione.
Beh, non ci vuole certo un’indagine scientifica per comprendere che il male si propaga, anche per emulazione. Sarebbe il caso, allora, di verificare se anche il bene possa avere lo stesso dilagante attecchimento.
Quella di cui parliamo è, infatti, una buona notizia, una di quelle che esprimono umanità ed empatia, condivisione ed accoglienza e che dovrebb essere prese davvero ad esempio.
A Bangkok, appunto, nel distretto di Huay Kwang, un uomo di 45 anni ha fatto irruzione nella stazione di polizia.
Si saprà in seguito che la sua motivazione, quella che gli faceva impugnare un coltellaccio e gli dava il coraggio di compiere un’azione aggressiva, era la disperazione più totale.
L’uomo aveva lavorato per tre giorni come guardia di sicurezza, ma non era stato ancora pagato, inoltre, qualcuno gli aveva rubato la chitarra e per lui era stata la fine. Si prospettava la fame, poiché quello strumento gli serviva per suonare per le strade e racimolare di che vivere.
In quella stazione di servizio, le telecamere di sicurezza erano accese e hanno videoregistrato tutto l’accaduto.
L’uomo entra minaccioso e si trova davanti un agente di nome Anirut Malee, che non fa una piega. Anziché aggredirlo a sua volta o tentare una qualunque azione di difesa, comincia a parlare col lui e cerca di calmarlo; allarga le braccia e si appoggia al tavolo, per fargli vedere che non ha nessuna intenzione di andargli contro.
Su internet si può facilmente reperire il video, che mostra i gesti del poliziotto e quelli dell’aggressore che, mano a mano, si convince a consegnare il coltello all’agente.
Scoppia in lacrime, probabilmente comincia a giustificarsi, a far capire le sue intenzioni e cosa lo aveva costretto a quel gesto. Cosi l’agente Anirut Malee lo abbraccia fraternamente, quasi a rassicurarlo che le cose si sistemeranno, che non dovrà temere nulla.
Arrivano poi altri agenti, sempre con estrema cautela, ad assicurarsi che tutto vada bene; qualcuno offre all’uomo, visibilmente provato e che intanto si è seduto su una sedia all’ingresso, un bicchiere d’acqua.
Tutti gli danno una pacca sulla spalla; qualcuno gli mette qualcosa nella tasca …
Che dire? Nulla di più! Semplicemente diffondiamo la notizia che la carità vince, di gran lunga, sulla violenza e ci sono posti, qui come altrove, dove le persone sanno guardarsi negli occhi e capirsi, anche se sconosciuti, anche in un mondo imbruttito da milioni di vicende delittuose.
Del resto siamo tutti esseri umani, figli di un unico Creatore; se solo guardassimo oltre il nostro naso, ci renderemo conto che la disperazione, la miseria, la povertà, ma anche l’amore, la gentilezza, la docilità, hanno tutte la stessa faccia e potrebbe essere la nostra.