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Un Aquilano un anno fa scrive ai terremotati di Amatrice preparatevi fratelli, quanto è triste, constatare che purtroppo aveva ragione

Pubblichiamo questa lettera di un terremotato Aquilano che scrive in maniera accorata e sincera, per testimoniare come il dolore vissuto ti rende più sensibile ai bisogni degli altri ma anche più crudo e realista. Perchè chi ha già vissuto questa tragica esperienza, sa che tutto passa, anche l’interesse dei media, anche l’entusiasmo dei soccorritori e poi ci si trova a fare i conti con la realtà che è ben diversa dalla fantasia. L’Aquila ancora piange e sanguina perchè la dura realtà del dopo terremoto è forse più brutta e tragica dello stesso, e si viene colpiti da un senso di sgomento e di impotenza che ti segnano l’esistenza, leggiamo con attenzione le parole scritte da Andrea, possono sembrare ciniche, fredde, dure ma sono solo il frutto di una  realtà che Andrea ha vissuto in prima persona sulla sua pelle.

La lettera di Andrea Cucchiella sta facendo il giro del web. Forse un po’ cinica ma dannatamente reale ed è proprio per questo che è stata così apprezzata. Il terremoto che ha colpito Amatrice, Accumuli, Arcquata del Tronto, Pescara del Tronto e i paesi limitrofi, ha riaperto una ferita mai chiusa, che fa male, molto male. Nessuno meglio degli aquilani può sapere quali momenti stiano passando gli abitanti delle zone colpite dal terremoto. Nessuno meglio degli aquilani sa a cosa andranno incontro. La lettera di un aquilano ai terremotati:

Avete appena vissuto le prime disgrazie e i primi miracoli.

Avete già fatto il giro di telefonate ad amici, parenti, compagni di classe, colleghi per capire se stessero bene.

Siete stati ore ad aspettare che un vostro conoscente fosse tirato fuori dalle macerie, in pigiama e impolverato, vivo o morto.

State per vivere tanta solidarietà e avrete tanta rilevanza mediatica.

Preparatevi a parecchie bare bianche e a tante storie commoventi sul come e perché qualcuno si è salvato e qualcun altro era al posto sbagliato al momento sbagliato.

Non avrete più un centro storico come lo ricordavate: in realtà non lo avrete e basta. Non avrete più un paese, un tessuto sociale. Chi aveva un negozio o un’impresa, inizi a tenere da parte quel bel ricordo: quello che è crollato difficilmente verrà ricostruito come era prima. Realizzate che, per i prossimi anni, i luoghi in cui avete vissuto saranno delle zone desolate. Se la vostra casa è pericolante, pensate sin da ora a quando verrà alla fine abbattuta dalle ruspe. Non preoccupatevi, non si solleverà tutta la polvere che avete visto ieri notte: i vigili del fuoco useranno degli idranti per evitare di sporcare troppo.

All’inizio vi stupirete dell’erba che crescerà incolta su tutta quella terra smossa, ma col tempo vi ci abituerete.

Preparatevi agli sciacalli: quelli che ruberanno gli ori di famiglia dai resti delle vostre case e quelli che si faranno belli parlando ad un’ignara platea di quello che hanno fatto per voi. E preparatevi anche a combattere contro l’ignoranza della suddetta platea, che dimenticherà in pochi mesi le vostre condizioni. Nel frattempo, godetevi il turismo dell’orrore: tutti quelli che verranno a vedere un paese distrutto.

Vivrete in compagnia della paura. Lo sciame sismico durerà settimane e vi sentirete gelare il sangue ogni volta che sentirete tremare la terra o una porta sbatterà troppo forte. Anzi, quale porta? Rimarrete per mesi nelle tendopoli, se non avete un’altra casa o parenti che possono ospitarvi. Preparatevi quindi al freddo, alle mense e ai bagni comuni.

Preparatevi anche alla mafia che si infiltrerà nella ricostruzione e ai vostri concittadini più insospettabili che mentiranno sui danni riportati dalle loro abitazioni per prendere più sussidi dallo Stato.

Preparatevi, un giorno (vi avverto, non sarà così vicino), ad entrare in un posto che potrete finalmente definire “casa mia”. E preparatevi ad aver paura di nuove scosse anche lì.

 

A L’Aquila c’è il comitato “3e32”, iniziate a organizzare il comitato “3e36”. D’altronde siamo simili, avete anche voi un campanile bloccato all’ora X.

Preparatevi a fiaccolate e preghiere.

Preparatevi a tanto dolore, a consolare orfani e a vedove.

Soprattutto, questa la cosa più terrificante, preparatevi ad un nuovo anno zero. D’ora in poi qualunque evento sarà classificato in “prima del terremoto” o “dopo il terremoto”.

Se riuscirete a fare diversamente, provate a smentirmi.

Andrea Cucchiella

Triste realtà. La lettera inviata da Andrea a http://ilmegliodiinternet.it/ è la voce di tutti coloro che hanno vissuto in prima persona la tragedia del terremoto. E nessuno conosce meglio di loro ciò a cui si devono preparare i superstiti del sisma. Grazie Andrea.

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