La sofferenza è qualcosa che cerchiamo di evitare, sempre, anche se ci sentiamo ripetere come sia importante, specialmente per un cristiano, abbracciare la croce e offrire tutto a Gesù, anche per salvare altre persone, nel peccato o in difficoltà.
Accettare la sofferenza riservata alla nostra “fetta di vita” è forse la dimostrazione, e l’offerta, più difficile che la devozione ci domanda di presentare, poiché implica una rassegnazione proficua, ossia la capacità di accettare il dolore, la malattia, le delusioni e ogni altro motivo di angoscia come dono, perché il nostro patire sia funzionale e non ci renda sterili e disperati.
Si tratta, insomma, di trasformare la sofferenza in preghiera e, inginocchiati ai piedi della croce, e di Maria, chiedere conforto e offrire ogni spasimo del nostro animo.
Chi potrà mai riuscirci pienamente? E’ umanamente possibile? La sofferenza non rende tutti senza speranza e, per questo, disillusi e di flebile fede?
Noi cristiani sappiamo che, ciò che non possiamo fare con le nostre esili forze, può essere fatto per grazia e con l’aiuto di Dio.
La preghiera che segue probabilmente non guarirà nessuno, ma aiuterà chiunque a comprendere di avere uno scopo, non da poco, quando si è nell’estrema sofferenza e nelle fauci della morte, spirituale o fisica.
Preghiamo:
Credo che il dolore purifichi e migliori e possa condurre alla più alta perfezione.
Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, sia una grande riparazione dei peccati.
Credo che Dio cerchi coloro che soffrono per lui.
Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, sarà glorificato nell’eternità.
Credo che il dolore sia ciò che più ci unisce intimamente al Signore Gesù, facendoci somigliare a Lui.
Credo che il dolore racchiuda segreti e ineffabili consolazioni, per coloro che si sottomettono umilmente, e che ispiri un amore sincero e più pieno verso Dio.
Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, abbia più merito di qualsiasi altra opera.
Credo che da tutta l’eternità Dio abbia contato il numero e misurato l’intensità dei dolori
e abbia preparato in proporzione la sua grazia e la sua ricompensa.
Credo che il dolore, sopportato con cristiana rassegnazione, sia un segno dell’amore e della predestinazione.
Credo che il dolore, unito a quello di Gesù, sia il mezzo più fecondo per convertire e salvare gli uomini. Amen.