Come si comporta un cristiano di fronte ad un figlio omosessuale?
Ipotizziamo cosa potrebbe succedere, in quel caso, seguendo il racconto di un uomo, un padre di famiglia, che si è trovato realmente ad affrontare questa situazione.
Suo figlio, un infermiere professionale, che lavorava nel reparto di rianimazione, aveva confessato di essere omosessuale e di avere un compagno.
La moglie, madre del ragazzo, non la prese affatto bene, anzi si preoccupò eccessivamente di cosa potessero pensare di lei, di loro, amici e parenti, fino ad innalzare un muro di silenzio col proprio figlio e a rifiutarsi di vederlo ancora.
“Quando ho invitato mio figlio a parlarne tranquillamente (mia moglie si è rifiutata a un confronto), mi sono accorto di avere davanti una persona a me sconosciuta. Ha raccontato di aver avuto certezza del suo orientamento all’età di sedici anni. Mi ha confidato di non avercelo mai detto per non darci un dolore. Ma io come ho fatto a non capire e a non capirlo? Ha parlato delle sue tante sofferenze e derisioni. A volte, sino a sfiorare il razzismo”.
Il padre, invece, comprese bene la situazione che il figlio stava vivendo e decise di non lasciarlo da solo.
Il ragazzo, tra l’altro, diceva che, tra le mille difficoltà che aveva dovuto affrontare, c’era stata anche quella di trovare un compagno che avesse principi cristiani, come i suoi.
“Per me, al contrario di mia moglie, la cosa più importante è sapere mio figlio sereno e felice.
Posso io giudicare? In casa, però, ora vivo da separato con una moglie, che si è dimenticata di essere anche madre. E tuttora fa la catechista. Ci parliamo poco. E, per sua volontà, dormiamo anche in camere separate. Come può un genitore dimenticarsi del proprio figlio?”
Ecco che la domanda del padre dovrebbe essere anche la nostra: “Posso io giudicare’”, perché la risposta di Cristo sarebbe “no”, certamente.
Nessuno di noi può giudicare gli altri, nemmeno in merito alle propensioni sessuali. Siamo tutti figli dell’unico Dio e, in quanto tali, degni di rispetto e di comprensione.
In questa occasione, ribadiamo a gran voce che agli omosessuali -come, del resto, agli eterosessuali- Dio chiede di obbedire ai Comandamenti e null’altro.
Se un cristiano si dice non favorevole, ad esempio, alle unioni civili tra persone dello stesso sesso è semplicemente perché, per lui, per noi, la convivenza non è plausibile a prescindere, nemmeno per una coppia formata da un uomo e da una donna.
Lo stesso discorso vale per i rapporti sessuali. Dio, infatti, e la chiesa con lui, chiede a chiunque di astenersi, se non si è sposati secondo un matrimonio sacro e tradizionale, col fine di formare una famiglia, cristianamente educata.
Diciamo anche che ognuno è lasciato libero di agire come vuole, rimettendosi sempre nelle mani di Dio e del suo immenso amore.
Le polemiche innescate, che inneggiano all’omofobia del cristiano, sono solo delle strategie filosofico-politiche, necessarie alle lobby per ottenere dei diritti, che nascondono pretesti di prepotenza, sulla natura umana, uguale per tutti.
Antonella Sanicanti
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