Il compito della profezia spetta a tutti o soltanto ad alcuni? Il Vangelo è molto chiaro a riguardo e anche i sacramenti ci indicano una strada.
Profeta non è un “mago che predice il futuro”. Nonostante vi siano “tanti cristiani che vanno a farsi leggere le mani”, un cristiano “non crede alle superstizioni, come la magia, le carte, gli oroscopi o cose simili”. Con queste affermazioni, papa Francesco ha introdotto l’Angelus, commentando il Vangelo odierno (Mt 10,37-42), in cui Gesù parla dell’accoglienza dei profeti.
Chi è, tuttavia, che può definirsi profeta? La “missione della profezia” è un “dono” per ciascuno di noi ricevuto attraverso il battesimo. Profeta, quindi, è “colui che, in forza del Battesimo, aiuta gli altri a leggere il presente sotto l’azione dello Spirito Santo, a comprendere i progetti di Dio e corrispondervi”, ha spiegato il Pontefice.
Profeta è “colui che indica agli altri Gesù, che lo testimonia, che aiuta a vivere l’oggi e a costruire il domani secondo i suoi disegni”. Ognuno di noi è profeta e testimone di Gesù “perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale” (Lumen Gentium, 35).
Un profeta è, in definitiva, “un segno vivo che indica Dio agli altri, un riflesso della luce di Cristo sulla strada dei fratelli”.
Le domande rivolte dal Santo Padre ai fedeli sono state dunque le seguenti: “Parlo e, soprattutto, vivo come testimone di Gesù? Porto un po’ della sua luce nella vita di qualcuno? Mi verifico su questo? Mi chiedo: come va la mia testimonianza, la mia profezia?”.
Al tempo stesso, il Signore chiede di “accogliere i profeti”: il che significa “accoglierci a vicenda come tali, come portatori di un messaggio di Dio, ciascuno secondo il suo stato e la sua vocazione, e farlo lì dove viviamo: in famiglia, in parrocchia, nelle comunità religiose, negli altri ambiti della Chiesa e della società”.
Poiché “lo Spirito ha distribuito doni di profezia nel santo Popolo di Dio”, è bene “ascoltare tutti”. Specie quando “c’è da prendere una decisione importante, fa bene anzitutto pregare, invocare lo Spirito, ma poi ascoltare e dialogare, nella fiducia che ciascuno, anche il più piccolo, ha qualcosa di importante da dire, un dono profetico da condividere”.
Soltanto così “si ricerca la verità e si diffonde un clima di ascolto di Dio e dei fratelli, in cui le persone non si sentono accolte solo se dicono quello che piace a noi, ma si sentono accettate e valorizzate come doni per quello che sono”.
Tantissimi conflitti si potrebbero “evitare e risolvere” proprio “mettendosi in ascolto degli altri con il sincero desiderio di comprendersi”.
Secondo il Papa, le domande che il Vangelo odierno dovrebbe suscitare sono: “io so accogliere i fratelli e le sorelle come doni profetici? Credo che ho bisogno di loro? Li ascolto con rispetto, con il desiderio di imparare? Perché ciascuno di noi ha bisogno di imparare dagli altri”.
Dopo la recita della preghiera mariana, Francesco ha raccomandato: “Anche in questo periodo estivo non stanchiamoci di pregare per la pace. In modo speciale per il popolo ucraino tanto provato e non trascuriamo le altre guerre, purtroppo, troppo spesso dimenticate, i numerosi conflitti e scontri che insanguinano molti luoghi della terra”.
“Interessiamoci di quello che accade, aiutiamo chi soffre, preghiamo. La preghiera è la forza mite che protegge e sostiene il mondo”, ha concluso Bergoglio.
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