Ma viene fatta una osservazione da molti sacerdoti sul fatto che nel «Rinnovamento nello Spirito» anche i laici possono imporre le mani. Per loro sembrerebbe una cosa impensabile, perché affermerebbero che solo il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti hanno l’«imprimatur» dal Signore.
Ed è di questa idea lo Zoffoli: «In conclusione, soltanto Gesù, gli Apostoli e i capi della Chiesa primitiva ‘impongono le mani’: il gesto arriva ad avere il significato e l’efficacia di un sacramentale… (ENRICO ZOFFOlI, Carismi e carismatici nella chiesa, Roma, Dheoniane, 1990, 113).
E i laici? Ma cosa ne pensa la Sacra Scrittura? I laici possono imporre le mani? Se sì, in che senso?
Ora cercherò di rispondere, partendo dal fondamento biblico, cioè andrò ad analizzare tutte quelle pericopi dove si intravede questo problema.
Nella Sacra Scrittura troviamo molti passi in cui si afferma che anche i laici possono compiere questo gesto.
È un laico Giacobbe che benedice i due figli di Giuseppe.
Ma ancora più significativo è il fatto che, quando Gesù impone le mani, agisce in veste di laico rispetto agli ordinamenti della comunità giudaica.
Nella chiesa nascente è un laico, Anania, che impone le mani su Paolo: «Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani…» (At 9,17) ed è tutta la comunità che impone le mani su Paolo e Barnaba «… imposero loro le mani» (At 13,3). L’imposizione delle mani da parte dei laici continua a essere praticata nei primi secoli della Chiesa.
Solo a partire dal IV secolo, si cominciò a riservare questo gesto ai soli sacerdoti, pur rimanendo permesso ai laici in certe occasioni, ad esempio anche nella liturgia, nel rito del battesimo (LAURENTIN, Il movimento, 62)
«Ancora non molto tempo fa, nelle famiglie cristiane i genitori compivano questo gesto sui loro figli in certi momenti decisivi per la loro vita di fede o al momento di entrare nella vita religiosa…» (La traduzione è dell’autore. LAEONT, Pour un discernement, 89).
Il senso del gesto non vuole essere sacramentale, ma ha solo una funzione di semplice benedizione o preghiera, come già accennato prima e come ci viene attestato dal Vangelo: «E dopo aver imposto loro le mani, se ne partì» (Mt 19,15).
«Credo che l’imposizione delle mani utilizzata nei gruppi carismatici, debba essere considerata come una preghiera in azione, come un simbolo di preghiera analogo alla genuflessione e al segno della croce. È sempre impiegata in rapporto con la preghiera per una persona; l’imposizione delle mani sulla sua testa è un segno. Essa esprime l’intenzione di implorare la benedizione di Dio su colui per il quale si prega. Il prete lo fa come un esercizio del potere della funzione che il Cristo gli ha donato. Un laico lo fa in quanto bambino di Dio e tempio dello Spirito Santo, incaricati di portare l’amore e la grazia di Cristo ai suoi fratelli» (La traduzione è dell’autore. E. O’CONNOR, L‘imposition des mains, trad. franc. di SR. Rov, Cornwall, Ont. Canada, 22).
Dunque: «Io mi domando se il movimento carismatico non insegnerà nuovamente alla Chiesa questa pratica estremamente bella, nella quale la fede, accettando di compromettersi corporalmente, si ravviva e si affina» (La traduzione è dell’autore. LAEONT, Pour un discernement, 89).