Viviamo nell’epoca della diffidenza. Dubitiamo degli estranei, dei Social, che le raccolte fondi non arrivino effettivamente a destinazione, delle istituzioni e dei contratti a progetto.
Facciamo male? “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.” -disse un certo Gesù, quindi no, non facciamo male.
Il fatto è che non sappiamo essere, ne serpenti, ne colombe -ammettiamolo. A volte, pur credendoci emancipati e istruiti, cadiamo in ingenue trappole, dal momento che siamo come pecore in mezzo ai lupi. Cosi ci capita di leggere, sulla pagina di un comunissimo blog: “Conosci il test di Kinsey? No? Male, perché questi fu un grande studioso, il primo a classificare e a spiegare il comportamento sessuale umano.”.
Alfred Charles Kinsey fu autore di due volumi “Il comportamento sessuale dell’uomo” e “Il comportamento sessuale della donna” (conosciuti come “I rapporti Kinsey”), pubblicati tra il 1948 e il 1953 negli Stati Uniti. I testi riportarono i dati di una lunga ricerca, fatta per lo più con interviste strutturate.
Questo sessuologo e le sue inchieste nascondono però ben altro.
Kinsey fu il responsabile della Scala cui fa riferimento il test di cui sopra. Una Scala di valutazione delle preferenze sessuali che creava delle varianti intermedie e combinate delle tre categorie di eterosessualità, bisessualità e omosessualità. Il test misura il comportamento sessuale secondo valori da 0 a 6 (0 indica un comportamento totalmente eterosessuale e 6 un comportamento totalmente omosessuale). Contempla anche la categoria X che indica chi è privo di desiderio sessuale.
Fin qui non c’è nulla di strano -potremmo dire quasi, c’è chi studia il comportamento delle cicale e delle formiche, chi quello degli uomini in merito al sesso. Se ci informiamo un po’ meglio, invece, scopriamo che l’inganno è conclamato, come ci fa notare lo psicologo e saggista italiano Roberto Marchesini. Tanto per cominciare, Kinsey dirigeva le ricerche e i dati al risultato che voleva ottenere, manipolando il campione di individui intervistato. All’epoca il fatto era stato già denunciato da Abraham Maslow (il noto psicologo della piramide dei bisogni) che lo accusò della non rappresentatività del campione utilizzato, in quanto composto esclusivamente da volontari: con il 25% dei soggetti maschili detenuti per crimini sessuali, una sola scuola superiore presa in considerazione (in cui il 50% degli studenti erano omosessuali), molti “prostituti” maschi.
Quando si effettuano delle ricerche in questi settori, i campioni devono essere rappresentativi della comunità che si va ad indagare, spesso messi a confronto con un campione neutrale (di controllo). Soprattutto però i test somministrati e le classifiche conseguenti sono da considerare un semplice indizio orientativo, nella ambito di una terapia più ampia, comunque mai verità assolute.
Se è facile dedurre che uno studio si fatto è pressoché illusorio, ciò che davvero oltrepassa il limite è scritto in alcuni paragrafi dei due volumi: le ricerche di Kinsey non si basavano solo sulle interviste, ma su atti sessuali che venivano osservati, analizzati e registrati a livello statistico, in tutti i loro particolari, e non riguardarono solo gli adulti. Molti esperimenti sessuali vennero condotti su bambini! Lo dimostra il paragrafo “L’orgasmo nei soggetti impuberi” (pp. 105 – 112) del primo Rapporto Kinsey e “Contatti nell’età prepubere con maschi adulti” del secondo. Li purtroppo sono descritti i comportamenti di centinaia di bambini, da quattro mesi a quattordici anni, vittime di pedofili.
Kinsey e i suoi collaboratori filmavano abusi sui bambini, perpetuati per periodi anche lunghi di mesi o addirittura anni.
E’ squallido persino riportalo qui, ma Kinsey sosteneva: “Se la bambina non fosse condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi (contatti sessuali con maschi adulti), la turberebbero. E’ difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell’avere contatti sessuali ancora più specifici”. (www.uccronline.it, 22 aprile 2016)
Nessuna delle denunce all’epoca sortì alcun effetto, ma Kinsey fece pornografia, spacciandole per ricerca scientifica. Sconvolgente è pensare che le sue indagini fondarono su orrendi crimini sessuali contro minori indifesi!