Tra i portavoce della “Marcia per la vita” c’è anche l’attore che interpreta Gesù in ‘The Chosen’, la fortunata serie che sta riscuotendo successo in tutto il mondo.
Una grande testimonianza che non ha nascosto nulla della battaglia spirituale che si gioca attorno alla questione dell’aborto. Che è ben più che un braccio di ferro tra ideologie o fazioni politiche.
Un impegno dal valore inestimabile
È stata una Marcia della vita dal significato particolare quella che come tradizione si è svolta ieri a Washington. Non solo perché era la cinquantesima volta che i pro-life americani sfilavano per le strade della capitale degli Stati Uniti. Ma anche perché rispetto ad altre manifestazioni i difensori della vita quest’anno avevano molto da festeggiare. Proprio lo scorso giugno infatti è giunta la storica decisione con cui la Corte Suprema ha rovesciato la Roe v. Wade, la sentenza con cui la stessa Scotus aveva introdotto il diritto costituzionale all’aborto il 22 gennaio 1973.
Un anno dopo, il giorno stesso in cui la sentenza era entrata in vigore, Kathy McEnte organizzò a Washington la prima marcia per protestare contro la decisione che legalizzava l’aborto negli Stati Uniti.
Incalcolabile il merito dei pro-life americani che ogni anno, per mezzo secolo, hanno pacificamente invaso Washington per ribadire il loro sì alla vita e il no a ogni intervento che la minacciasse. E che hanno saputo tenere vive le coscienze davanti a quello che appariva ormai un “diritto” indiscutibile sostenuto da una stampa schierata a senso unico.
Anche quest’anno dunque hanno sfilato per le strade della capitale fino a Capitol Hill per riunirsi insieme «a celebrare la vita», festeggiare la storica vittoria dello scorso giugno e preparare i prossimi passi.
Il Gesù in The Chosen
Tra quelli impegnati a «costruire una cultura della vita negli Stati Uniti», portando avanti una battaglia culturale che non è certo terminata malgrado la vittoria giudiziaria, c’era anche l’attore Jonathan Roumie, diventato famoso per aver interpretato Gesù in ‘The Chosen’, la fortunata serie di Netfix che sta riscuotendo tanto successo nel mondo.
L’attore non ha soltanto sfilato: era uno dei portavoce della Marcia e ha parlato alle migliaia di manifestanti riuniti a Washington esortandoli a impegnarsi per la difesa della vita. Jonathan Roumie, 48 anni, nato a New York, ha ricevuto il battesimo greco-ortodosso. Suo padre è nato e cresciuto in Egitto prima di trasferirsi negli Stati Uniti, mentre la madre di Roumie è una cattolica irlandese. Negli Stati Uniti la famiglia ha cominciato a frequentare una parrocchia cattolica, dove Jonathan ha ricevuto la prima Comunione e la Cresima da cattolico. Solo quattro anni e mezzo fa però il protagonista di ‘Chosen’ è ritornato alla fede, dopo anni di allontanamento, attraverso una forte conversione avvenuta nel maggio 2018, quando è caduto in ginocchio davanti al crocifisso in un momento particolare della sua vita.
La testimonianza di Roumie
Davanti alla folla dei pro-life, Roumie (che a quanto si sa ha una speciale devozione per la coroncina della Divina Misericordia), ha reso ieri una grande testimonianza a favore della vita. E non ha mancato nemmeno di menzionare la fonte del suo impegno pro-life: Gesù Cristo. «Questo tipo me lo ha fatto fare», ha detto indicando il cielo.
«Dio è reale ed è completamente innamorato di ognuno di voi», ha detto rivolgendosi ai manifestanti. «È stata fatta la storia. La vita ha trionfato in maniera straordinaria», ha aggiunto l’attore. «E la luce del mondo, che è Gesù Cristo, l’autore della vita, la sua luce ha bruciato in maniera così intensa in ognuno di voi, indipendentemente dalle vostre credenze specifiche, spingendovi oggi, per una ragione o per l’altra, ad alzarvi insieme in piedi per combattere per la più degna e nobile delle cause: che è quella di riconoscere ai nascituri il diritto di entrare nel mondo, e sconfiggere quelle forze mondane che cercano di distruggerne l’evidenza stessa».
La battaglia spirituale in atto sull’aborto
Roumie ha evocato principalmente la battaglia spirituale in corso nella società americana sull’aborto. E ha invitato la folla, in particolare i giovani, a prendere molto sul serio la propria fede in questa lotta. La battaglia per la vita è tutt’altro che finita, ha avvertito, e bisogna prepararsi a resistenze e reazioni. Satana, ha detto l’attore, «vuole che crediamo che l’aborto non è dannoso». Senza una fede solida si rischia perciò di farsi corrompere dalle insidie del tentatore.
«Proprio come Dio è reale, anche Satana è reale… ti spinge a dubitare, quando sai nel tuo cuore qual è la cosa giusta da fare», ha messo in guardia Roumie. L’artista ha parlato apertamente della sua conversione risalente a circa quattro anni e mezzo fa. Ha evocato i miracoli visti all’opera nella sua vita. Ha raccontato di come la luce entrata nella sua esistenza porti «a vedere la verità manifestarsi in tutte le aree della tua vita». Un’irruzione dopo la quale accade «come un velo che è stato levato via: non puoi disconoscere quanto hai visto», ha sottolineato con forza.
Un rosario per la vita
Tra le altre cose Roumie ha invitato i difensori della vita a pregare il rosario («pregate il rosario!»), ricordando come San Pio da Pietrelcina lo abbia definito «l’arma più grande che abbiamo contro il diavolo».
In quanto cristiani, ha proseguito Roumie, «sappiamo come finisce la storia. Dio ha vinto». Infine ha incoraggiato i presenti a imitare Gesù. Come? Cercando di amare e pregare per i propri nemici e per quelli che ci avversano. Senza dimenticare insieme alla preghiera, ha concluso Roumie, di usare ogni risorsa a propria disposizione («finanziaria, spirituale e temporale») per promuovere la cultura della vira e «rivelare la verità di Dio».