Ogni cittadino europeo dovrebbe conoscere i propri diritti, come i doveri, ed essere informato di ogni cambiamento, in merito alle leggi che regolano i rapporti tra le varie categorie e le istituzioni.
Come sta accadendo in ambito scolastico, anche in quello legislativo, in Europa e non solo, si stanno insinuando, a nostra insaputa, delle modifiche che mirano ad allargare gli “orizzonti della sessualità” -se così si può dire- e a far passare per “naturale” tutte le pratiche gender, che riguardano matrimoni gay e cambiamento di genere.
E’ un processo che non si arresta, poiché, se qualcuno dei Paesi si opponesse, verrebbe additato come omofobo, nonostante l’Unione Europea non abbia alcun diritto di influenzare le leggi degli Stati membri, in merito alle unioni familiari.
In questo marasma e col sostegno dei media, le lobby LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) stanno diffondendo l’ideologia e la cultura gender, nell’opinione pubblica.
Così, il documento sui diritti umani, emanato dall’Unione Europea nel 2000 (Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea), all’articolo 9, parla del diritto di sposarsi e del diritto di costituire una famiglia, ma, all’articolo 21, precisa anche il concetto di orientamento sessuale e definisce la discriminazione.
Questo offre il pretesto alle LGBT di rivendicare i loro presunti diritti, anche sul concetto di matrimonio, tanto più che le definizioni di uomo e donna, nel documento, non vengono più rimarcate. Ciò da l’opportunità di generalizzare il concetto di matrimonio, di unione tra due persone, e di giungere a parlare di matrimoni omosessuali.
Ogni cittadino dell’Unione Europea dovrebbe essere a conoscenza di questi “movimenti legislativi”. che stanno trasformando la società e le nostre menti, come dovrebbe sapere che molte Direzioni (Ministeri) finanziano campagne come la “For diversity” e l’ “Against discrimination, equality between women and men” o la ILGA-Europe (International Lesbian, Gay Association-Europe), e anche con molto denaro!
Ci sono poi milioni di euro diretti verso la European Youth Forum (EYF), che non solo si batte per i diritti dei giovani, ma anche per il sesso sicuro, mentre l’Istituto Europeo per l’Eguaglianza di Genere (European Institute for Gender Equality, EIGE), fondato nel 2007, dispone di un budget di 52,5 milioni di euro, per promuovere l’uguaglianza di uomini e donne e la lotta contro la discriminazione di genere.
In ognuno dei gruppi su citati (e ce ne sono altri), dietro l’intenzione di garantire la parità di genere, si nasconde quella di diffondere la cultura di una “plausibile trasformazione di genere”, nonché tutto ciò che riguarda la libertà sessuale, fino ad arrivare alla legittimazione dell’aborto.
Il Parlamento Europeo diffonde così una nuova etica LGBT, senza averne la competenza, intervenendo a gamba tesa sulle norme vigenti negli Stati membri, in merito ai diritti sulla famiglia, ai diritti delle LGBTI, all’aborto e all’educazione sessuale. Lo fa subdolamente e senza rendercene conto, né ragione.
Antonella Sanicanti
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