L’Unione Europea continua ad attaccare la Polonia perché tacciata di essere “pro-family”.
La Comissione guidata da Ursula Von Der Leyen ha infatti annunciato che sei città della gloriosa patria di Giovanni Paolo II, la Polonia, non riceveranno fondi comunitari. Per la sola ragione che il governo polacco, guidato dal neo-eletto presidente conservatore Andrzej Duda, ha annunciato la volontà di recedere dalla Convenzione di Istanbul. Perché si tratta di una convenzione apertamente favorevole all’ideologia gender.
La convenzione pro-lgbt che si vorrebbe imporre a tutti da Bruxelles
In questa convenzione, nata nel Consiglio d’Europa che è tra le altre cose un’organizzazione diversa dall’Unione europea, si denuncia formalmente la violenza sulle donne. Ma al suo interno vengono dedicati ampi paragrafi a favore dell’ideologia gender. Sono così molti i Paesi che hanno deciso di non firmare. Tra cui la Russia. Altri non hanno ratificato la Convenzione. Tra questi, Armenia, Bulgaria, Liechtenstein, Lettonia, Moldavia, Repubblica Ceca, Regno Unito, Slovacchia, Ungheria.
Il premier polacco Morawiecki ha così incaricato la Corte costituzionale polacca di dare un giudizio rispetto a questa convenzione. Per poter giungere a una conclusione sull’adesione o meno. Ma la vicenda mostra apertamente come l’Unione europea punti in realtà ad imporre la propria visione del mondo e della società indiscriminatamente a tutti i popoli e a tutti i Paesi. Anche quando si tratta di nazioni portatrici di secolari tradizioni e culture profondamente radicale nei suoi abitanti.
L’Unione europea e la propaganda dell’indottrinamento gender
Tra queste ideologie propugnate indiscriminatamente dall’Unione europea, purtroppo, c’è anche quella del gender. L’ideologia Lgbt infatti da anni è ormai diventata per i potentati europei di Bruxelles un valore assoluto e imprescindibile. A tutto ciò la gloriosa Polonia, profondamente scossa, non ci sta. E ha scelto apertamente e senza alcun timore di darvi battaglia.
Dalla vicenda si spera però che nelle prossime settimane arrivi un chiarimento trasparente da parte dell’Unione europea. Soprattutto, anche tra i singoli capi di Stato e di Governo. Che dovranno incontrarsi il prossimo settembre al Consiglio Europeo. Duda infatti è stato ampiamente vincitore delle ultime elezioni presidenziali che hanno chiamato al voto i cittadini polacchi. Ma non senza contrasti palesi e incredibili a livello internazionale e purtroppo anche europeo.
L’Unione europea è un’organizzazione democratica?
Per settimane infatti ci sono stati endorsement verso l’avversario di Duda, combattuto per una ragione molto semplice. Essere conservatore, cattolico, pro-famiglia. Così subito dopo le elezioni l’Unione europea ha ben pensato di mettere in atto la sua vendetta nei confronti del nuovo presidente polacco. Le sei città polacche, infatti, liberamente hanno deciso di eliminare dal proprio territorio ogni tipo di indottrinamento gender. Vale a dire, ogni propaganda e insegnamento Lgbt contrario al buonsenso.
Ma in maniera assolutamente immediata la commissaria Helena Dalli ha annunciato che alle città polacche verranno revocati i finanziamenti richiesti. Con una tempestica degna dei peggiori regimi sovietici e nazisti del passato. A suo giudizio, la scelta polacca violerebbe i “valori europei”. La domanda è: quali sarebbero questi valori europei? Di chi? Chi li ha votati o promossi? Sono stati sanciti in maniera democratica? Siamo perciò sicuri che l’Unione Europea, oggi, sia un’organizzazione democratica?
Chi ha deciso che i valori europei siano pro-indottrinamento gender?
Sicuramente infatti non sono stati votati dal popolo polacco, che al contrario ha dato grande fiducia al conservatore Duda proprio sulla base di quanto ha poi realizzato. Ovvero combattere il regime ideologico pro-Lgbt e anti-famiglia. E di fatto non esistono, ad oggi, per fortuna, trattati vincolanti a livello europeo per cui sono riconosciuti in maniera assoluta privilegi di alcun tipo all’ideologia Lgbt.
Perciò la decisione presa nelle segrete stanze di Bruxelles mette in luce una preoccupante deriva che sta avvenendo a livello europeo e che mostra come, sempre più, dietro l’ideologia gender ci sia una nuova dittatura totalitaria volta ad imporre nella società una cultura anti-umana e anti-cristiana. Perciò è giusto che i cristiani la combattano con tutte le loro forze e preghiere.
Giovanni Bernardi