Unioni Civili, Camisasca: “No alle adozioni e ad equivoci mondani”

Il vescovo Camisasca chiarisce le parole del Papa sulle Unioni Civili. Serve un dialogo che parta dal Catechismo e non annacqui la Parola. No alle adozioni. 

Hanno fatto discutere le frasi riportate dai media in cui Papa Francesco “legittimerebbe” le unioni omosessuali. Si tratta di un realtà, purtroppo, di una ricostruzione fatta in maniera parziale e faziosa, legata a una intervista andata in onda in Messico. Per cui si tratta di altri tempi, altri contesti, e soprattutto le parole di Francesco hanno un altro significato rispetto a quelle che sono state riportate in Italia.

La strumentalizzazione delle parole del Papa

Eppure la strumentalizzazione è partita subito, e molti cattolici si sono sentiti amareggiati da questo spiacevole inconveniente. Le reazioni sono state molte, e tutte diverse tra loro. Qualcuno ha pensato a un’improbabile “svolta” della dottrina cattolica, qualcosa di impensabile e assurdo. Altri hanno manifestato, dalla parte opposta, una certa perplessità per le parole del Pontefice.

Il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, monsignor Massimo Camisasca, ha voluto perciò fare chiarezza una volta per tutte e commentare in maniera chiara quanto accaduto. “La prima parte delle parole del Papa riguarda il diritto di un ragazzo con orientamento omosessuale a rimanere nella propria famiglia, ma soprattutto a essere considerato dai propri genitori, parenti e amici come persona, figlio di Dio e sua immagine”, ha spiegato il vescovo intervistato dal quotidiano della Cei Avvenire.

Il vescovo Camisasca – photo web source

Il Papa ha soltanto ribadito la Dottrina cattolica

Vale a dire che il Papa non ha fatto altro che rimarcare, come è nelle corde della dottrina cattolica, che quel ragazzo è inevitabilmente, come tutti, una “persona destinata alla vita eterna e alla gioia possibile sulla terra, persona che non deve essere dileggiata o calunniata”. In Messico, ad esempio, il contesto politico-sociale è molto diverso dal nostro, quindi è inevitabile che anche le parole pronunciate abbiano un peso e un significato differente.

Per questo Camisasca ha attestato con serenità che “già questa prima frase – nella versione offerta dal film – è risultata stravolta: si è parlato di un diritto alla famiglia come se fosse il diritto a formare una famiglia”. “Non dimentichiamo che in America Latina (il Papa in realtà ha pronunciato quelle parole di fronte a una giornalista messicana) ancora molti giovani con orientamento omosessuale sono allontananti dalla casa”, ha ricordato il prelato.

Il commento del vescovo Camisasca

Per quanto riguarda invece i temi specifici intorno a cui si è sollevato il dibattito, a partire dalle frasi del papa, e che riguardano le unioni omosessuali, il vescovo Camisasca ha spiegato che si tratta di un fatto nuovo, che riguarda la nostra epoca. E che ha a che fare non tanto con la dottrina cattolica, che in merito è molto chiara. Ma con una questione di pastorale, di avvicinamento dei sacerdoti alle problematiche degli uomini del nostro tempo, anche quando molto dure e difficili da digerire.

Il vescovo Camisasca – photo web source

Povertà, malattia, scompensi affettivi, sono tutte questioni all’ordine del giorno a cui i sacerdoti devono poter offrire risposte che vadano a pescare la realtà concreta di ciascuno, e che non si limitino ad enunciazioni di principio. “Nello stadio attuale penso che sia bene ascoltare tutto ciò che queste persone vogliono comunicare (profondità di affetti, attese, speranze, proteste…) e ricordare loro il pensiero della Chiesa come è espresso nel Catechismo“, ha così messo in chiaro Camisasca.

Camisasca: “ricordare il pensiero della Chiesa che è nel Catechismo”

Di fatto però, ha aggiunto, questo approccio non deve cadere come un macigno sulla vita delle persone che chiedono vicinanza da parte della Chiesa. “Non come una pietra sulla loro vita, ma come un possibile orizzonte a cui aprirsi con la grazia di Dio, sapendo che la natura di ciascuno è piena di cadute, ma anche di risurrezioni”, ha specificato.

“È un cammino in avanti che dobbiamo ancora scrivere e che non avverrà mai se ci chiuderemo alle persone e se annacqueremo l’antropologia cristiana“. Per quanto riguarda invece il tema su cui è entrato Papa Francesco, quello cioè di una forma di tutela legale per le persone con relazioni omosessuali, Camisasca ha ricordato che già quando era arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio si era opposto alla equiparazione tra matrimonio naturale e unione tra persone dello stesso sesso.

La Cei si oppone alle unioni civili perché i diritti ci sono già

“In Italia la Cei si è opposta alle unioni civili perché i diritti della persona erano già riconosciuti e perché troppo forte era il rischio che una legge sulle unioni civili indebolisse l’istituto del matrimonio già fortemente in crisi”, ha ricordato Camisasca. Spiegando tuttavia: “Io non sono contrario a una tutela legale, purché si chiamino le cose con il loro nome”.

A questo punto, però, entra in gioco il tema dei figli. Molti sostenitori della  legge italiana sulle unioni civili chiedono anche l’estensione della genitorialità, e quindi delle adozioni per le coppie omosessuali. Qualcosa, però, di totalmente inaccettabile per la Chiesa, e quindi anche per i vescovi italiani. Questo monsignor Camisasca lo ha ribadito con forza.

Il no secco alle adozioni è un punto irremovibile

“Il mio pensiero è assolutamente contrario“, ha detto il religioso. “I genitori sono un padre e una madre, non due padri o due madri. Se accettassimo questo andremmo contro tutta la saggezza di tante correnti di studi psicologici raccolte in molte tradizioni tra cui quella cristiana, che ci indica l’importanza dalla figura maschile e di quella femminile, soprattutto nei primi tempi di vita della persona. Certo, un padre o una madre possono morire presto, ma questo non giustifica lo stravolgimento del loro posto nella crescita del bambino”.

Il video in cui Papa Francesco pronuncia le parole che fanno discutere – photo web source

Insomma, per Camisasca bisogna stare bene in guardia dal cadere nel vortice di una mentalità relativista e che annacqua la verità che invece la Chiesa cattolica è chiamata a custodire e tramandare. “L’errore più grosso è cadere nell’equivoco che per raggiungere l’uomo occorra aderire alla mentalità mondana o annacquare la profondità della Parola di Dio”, ha spiegato Camisasca.

Il bisogno di dialogo che tocchi le ferite profonde dell’umanità

Che tuttavia ha rimarcato il bisogno di avere un dialogo aperto e spontaneo con tutti, in ogni condizione. Cercando di comprendere a fondo le ferite e la verità del propri comportamento.

“Quanto al dialogo, è assolutamente necessario incontrarsi”, ha concluso Camisasca. “Ci sono molte persone credenti con tendenze omosessuali che si radunano attorno a sacerdoti per pregare, interrogarsi e aiutarsi nella loro condizione di vita. Tutto ciò va accolto, senza creare ghetti ma integrando le persone nella vita ordinaria delle comunità”.

Giovanni Bernardi

Fonte: Avvenire

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