Un gigantesco striscione è apparso domenica in Piazza san Pietro, sorretto da un giovane e rivolto a Papa Francesco per chiedere spiegazioni sulle unioni civili.
Ma è già stato spiegato tutto. Le parole del Papa sono state ampiamente travisate, dopo essere state ricostruite ad arte e in maniera scorretta dai media, che come al solito hanno cercato di portare dalla loro parte il Pontefice, “tirandolo per la tunica”.
Il Papa infatti rilasciò quell’intervista nel 2019, a una televisione messicana. Il contesto era quindi quello di un paese in cui gli omosessuali vengono spesso mandati via da casa propria dalle proprie famiglie, e il Papa affermava che anche loro hanno diritto a restare nelle loro famiglie di provenienza, perché anche loro sono figli di Dio.
Per questo affermava il bisogno di tutelare legalmente queste persone dalle violenze, e alla fine delle sue parole specificava con chiarezza: “non si tratta di legittimare le unioni omosessuali, tutt’altro”. Tuttavia, oltre alla macchina propagandistica di chi sostiene l’ideologia lgbt, anche gli avversari di Francesco si sono messi in moto per attaccare il Pontefice.
Così il risultato è che si genera una sovrapposizione di voci contrastanti che rischia di fare confusione e di lasciare poca chiarezza sulla verità della problematica, che è sempre da cercare nella dottrina cattolica e nelle parole nette del Catechismo. A quel giovane probabilmente è giunto un messaggio distorto e ambiguo, e per questo si è presentato un piazza con un mega-striscione in cui vi era scritto: “Santo Padre la preghiamo di fare chiarezza sulla questione relativa alle famiglie gay”.
Lo striscione era lungo dieci metri e alto un metro. Sotto gli occhi di tutto, un gruppo di ragazzi provenienti da Vienna hanno cominciato a srotolato nel pomeriggio nella piazza. Tuttavia, poco dopo sono arrivati i poliziotti, che sono subito intervenuti. Tuttavia le foto dello striscione hanno cominciato a circolare in rete.
A capo di questo gruppetto c’era l’austriaco Alexander Tschuegel, di 26 anni. Alexander ha viaggiato tutta la notte in auto insieme a un gruppo di amici. Sono partiti da Vienna per arrivare fino in Vaticano e diffondere la loro richiesta con il mega-striscione. L’obiettivo, sopra la righe ma non per questo irrispettoso, era quello fare colpo su Papa Francesco mettendo in piazza i loro dubbi ed eventualmente sperando di ricevere una risposta direttamente dal Santo Padre sul tema della unioni civili.
“All’origine di questo blitz c’è lo sconcerto di tantissimi cattolici per quello che il Papa ha detto nel film-documentario, mi riferisco alla famosa frase relativa al bisogno di leggi a favore delle famiglie omosessuali”, ha spiegato il giovane. “Come cattolici siamo semplicemente sconcertati, perché sembra che vi sia un cambio di dottrina alla base e vorremmo che venisse fatto chiarezza; questo stato di confusione provoca solo sconcerto”.
“Abbiamo deciso di partire in poche ore“, ha continuato a raccontare ai giornalisti che lo hanno interpellato. “Vedendo tutto il caos che la frase del Papa a favore delle leggi sulle famiglie omosessuali stava provocando non ci siamo persi d’animo e abbiamo deciso di agire. A nostro parere serviva una parola di chiarezza”.
Ciò perché, prosegue il ragazzo, “tanti vescovi e cardinali in Vaticano non parlano volentieri di questo argomento e stanno zitti perché hanno timore a mostrarsi critici con il Papa. A mio parere non si tratterebbe di una critica al Santo Padre, bensì una azione trasparente e costruttiva al fine di sollecitare un intervento. La confusione che si sta creando sta arrecando problemi un po’ ovunque”.
Insomma, quello di Alexander è uno sconcerto ma che non sfocia in una critica denigratoria e irrispettosa, come purtroppo molto spesso accade anche ai danni del Santo Padre, da cattolici o sedicenti tali. Tuttavia, le immagini del gesuita americano James Martin, noto negli Stati Uniti per sponsorizzare con tutto sé stesso le unioni omosessuali anche all’interno della Chiesa, creano non posa preoccupazione nella gran parte dei fedeli.
Questo è un dato di fatto con il quale la Chiesa dovrà presto fare i conti, e offrire risposte adeguate e rassicuranti. Anche perché se il gesuita Martin si reca in Vaticano per dialogare con Francesco, ce ne sono altrettanti che vengono lasciati fuori dai palazzi della Santa sede. Come ad esempio il cardinale cinese Joseph Zen, e non solo.
“Tutto questo crea disorientamento. Ecco perché chiediamo umilmente una parola di conforto”, conclude Alexander riferendosi appunto al dibattito sulle unioni civili e le parole del Papa. Il giovane è lo stesso che l’anno scorso era arrivato a Roma, proprio nei giorni in cui in Vaticano andava in scena il sinodo sulla Amazzonia, per prelevare le statuette Pachamama da una chiesa in via della Conciliazione e buttarle nel Tevere.
“È stato un atto meditato che ha fatto un po’ di trambusto“, ha spiegato il gesto. “Serviva a catturare l’attenzione sul fatto che non è consentito mettere degli idoli pagani in una chiesa cattolica. E’ pura idolatria e a me viene in mente il primo comandamento, dice di adorare solo Dio e non la Pachamama”.
Giovanni Bernardi
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