Nel bel mezzo del fuoco delle proteste scaturite dalla morte dell’afroamericano George Floyd, negli Stati Uniti, una suora compie un gesto eroico. A ricordare che la vera vittoria non è la vendetta ma il perdono. Non la violenza, ma la concordia.
La testimonianza della suora che arriva da Cincinnati, nella regione dell’Ohio, è infatti tanto formidabile quanto audace e coraggiosa. Il messaggio è forte, ed emerge con chiarezza dal video ripreso con il telefonino, e in poco tempo diventato virale sui social network.
Oltre che dalla foto, di una forza sorprendente nel bel mezzo delle proteste. Una di queste suore, infatti, è stata ripresa a pregare, in ginocchio, in mezzo ai manifestanti. La si vede recitare il Santo Rosario, senza paura. Un messaggio che vale più di mille violenze.
La testimonianza che non t’aspetti
Nel filmato invece si vede una suora, carmelitana scalza delle Figlie di Sant’Elia, salire una scala. A un tratto, un gesto del tutto inconsueto per una consacrata. La sorella si mette a dipingere, con una bomboletta spray, le finestre di un edificio in quel momento coperte con un cartone.
Nel “murales” della suora, due slogan fortemente carichi di significato, che tagliano in due le forti proteste che si vedono tutte attorno. “Dio è amore“, la prima frase. “Il mondo cambierà quando i cuori cambieranno”, la seconda.
L’azione sorprendente ispirata dal Vangelo
I manifestanti, in protesta feroce, passano davanti all’edificio. E chi ha assistito all’azione della suora, difficilmente non sarà rimasto incredulo. Ma altrettanto difficilmente non sarà rimasto colpito da quell’azione certamente inusuale, ma che con un linguaggio imprevedibile va alla fonte del messaggio cristiano per cui quella donna ha donato la vita, ricevendone però cento volte tanto.
Come si legge infatti nel Vangelo (Mt 19,27-29): “In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Mentre la protesta infuria, la suora invita a guardare a Dio
“La protesta stava passando e tutti stavano coprendo le finestre con il legno dato che alcune erano state già sfondate”, ha spiegato in seguito una delle suore. “Siamo povere e non siamo troppo preoccupate, quindi abbiamo coperto le nostre finestre con del cartone e poi abbiamo scritto messaggi di amore e pace. C’erano alcuni muri vandalizzati accanto al nostro edificio e altri edifici avevano le finestre rotte”, ha aggiunto.
L’intenzione evangelizzatrice delle suore è evidente, e tocca il cuore nel profondo, smuovendo le coscienze assonnate e intorpidite dal male, dal peccato, dall’ira e dalla ferocia della volontà di vendetta.
“Vogliamo diffondere speranza e amore”
“Vogliamo, in risposta, diffondere solo speranza e amore. Nonostante tutto questo, vedi cose positive stanno accadendo nella comunità”, spiega ancora la suora. Che ne è certa: “Dio è al lavoro”.
Entrambi gli edifici sono poi stati dipinti con messaggi di amore, ovviamente sopra i cartoni messi lì provvisoriamente, quindi senza danni per nessuno. “Tutti apparteniamo gli uni agli altri”, e “il tuo vicino è tuo fratello”, è il messaggio delle suore.
Un’azione che vale più di mille proteste
Pubblicato sui propri canali social, nella pagina Facebook. A corredo del messaggio, la didascalia recita una preghiera.
“Preghiamo per l’unità, la giustizia e la misericordia, la pace, il rispetto reciproco, il rispetto e il rispetto per tutta la vita, e per non dimenticare che il tuo vicino è tuo fratello e tutti noi apparteniamo gli uni agli altri. La violenza genera maggiore divisione e ancora più violenza … l’amore cambia i cuori e l’amore cambia il mondo.
Cambiamo il mondo un cuore alla volta, iniziando dal nostro. Nessun uomo è un’isola. Sono il custode di mio fratello”.
Giovanni Bernardi
fonte: iltimone.org
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