Che cosa prevede l’aberrante legge approvata dal Senato dello Stato di New York?
Che un bambino come nella foto, possa essere ucciso fino a pochi istanti prima di nascere.
Il 22 gennaio 2019, è un giorno segnato dalla follia di un’umanità sempre più assuefatta al male: al Senato dello Stato di New York è passata con netta maggioranza di 38 voti a favore e soli 24 voti contrari, la legge che consente di uccidere un bambino fino al nono mese, fino a pochi istanti prima del parto. Subito dopo l’annuncio in aula della votazione a favore di questo abominio, uno dei presenti ha gridato:”Possa Dio Onnipotente avere pietà di questo Stato!”. E’ il grido di tutti noi che crediamo che la vita è sacra e non un valore negoziabile e assoggettabile alla legge umana.
L’orrore e l’inganno di una legge
Il governatore dello Stato di New York, Andrew Mark Cuomo, di origine italiana, e per nulla c’è da esserne fieri, sponsorizzato da Hillary Clinton nota per la sua posizione a favore di una cultura mortifera, ha definito “un progresso” l’approvazione della legge in uno Stato in cui l’uccisione di un bambino nel grembo della sua mamma era già consentita sino alla 24° settimana di vita. Ma non era abbastanza. L’orrore doveva essere spinto oltre. Quando si nega la verità, in questo caso biologica di un bambino, cioè che è vita dall’istante del concepimento, è inevitabile scivolare sempre più in basso, perché l’orrore non ha limiti.
Un atto bestiale contro la vita, contro il suo valore assoluto che per la Chiesa è sacra fin dall’istante del concepimento, e non può variare a seconda della legislazione in vigore in uno Stato o nell’altro: ci sono Paesi in cui la legge stabilisce che l’aborto è possibile sino alla 12a settimana (come ad esempio in Italia) in altri sino alla 14a settimana (come per esempio in Spagna dove il tempo limite per abortire si protrae in determinati casi in sino alla 22a settimana di gravidanza), altri fino alla 24a settimana (come nel Regno Unito tranne in Irlanda in cui l’aborto è vietato).
Fermiamoci a riflettere
Sembra la gara a chi tira al ribasso. Dunque chi ha ragione? Se ci fermiamo a riflettere, ci rendiamo conto che è un grande inganno e le nostre coscienze sono così offuscate da non ragionare più. La verità sul valore della vita non può essere relativizzata da un Paese all’altro.
L’errore, o meglio orrore di partenza, è pensare di tracciare una linea arbitraria che stabilisca fino a quando un bambino è solo un grumo di cellule e da quando invece inizia ad essere degno di essere considerato vita, e presentare tutto ciò sotto forma di un diritto a tutela della libertà di scelta della donna che purtroppo è vittima inconsapevole di questo piano perverso e ne paga tutte le conseguenze.
Un batterio su Marte è vita, un cuoricino pulsante sulla Terra no
La linea di demarcazione legale si sta spingendo sempre più avanti e siamo arrivati a questo punto: un bambino fino al nono mese perfettamente formato, fino a pochi istanti dal parto, può essere brutalmente soppresso. Una legge che per assurdo viene approvata da un Paese degli Stati Uniti dove la Nasa investe decine di miliardi di dollari per finanziare missioni su Marte dove un batterio dovrebbe essere considerato vita mentre un cuoricino pulsante di un bambino già dal 16° giorno del concepimento non viene considerato vita sulla Terra.
Simona Amabene