Usa, “Via col vento” giudicato razzista. Ma è successo anche ad altri

La storica pellicola Via col vento è stata segnalata come razzista e quindi attaccata negli Stati Uniti, in parallelo alle proteste per la morte di George Floyd. 

Una scena di Via col Vento – sourceweb

Molti però dimenticano che il film fece vincere il primo premio Oscar all’attrice afroamericana Hattie McDaniel, nel ruolo di Mami. Il Los Angeles Time ha scritto: “Via col vento non solo non è all’altezza della rappresentazione delle comunità emarginate. È un film che glorifica l’Antebellum South. È un film che, quando non ignora gli orrori della schiavitù, ripropone i più dolorosi stereotipi sulle persone di colore.

L’attacco della stampa liberal americana

È un film che romanticizza la Confederazione al punto di legittimare l’idea che il movimento secessionista fosse qualcosa di più nobile di quello che era – una sanguinosa insurrezione per mantenere il “diritto” di possedere, vendere e comprare esseri umani”.

Oggi il giornale americano è portatore di battaglie per molti incomprensibili. Come ad esempio quella per “rimuovere il nome di quel ‘razzista dichiarato e omofobo’ di John Wayne dall’aeroporto di Orange County”, ricorda il giornale Tempi.

via col vento
L’attrice afroamericana Hattie McDaniel, nel ruolo di Mami, fu la prima afroamericana a vincere un premio Oscar

Via col Vento, la nostalgia di una società perduta

La famosissima storia di Via col vento però è parte integrante della storia americana. Il film è tratto dal best seller della scrittrice Margaret Mitchell, e racconta di uomini e donna che secondo la stampa americana “non vogliono essere liberi”.

Eppure, se lo si vede, la rappresentazione evoca la nostalgia di una società pacifica e ridente, ovvero di quel “sud che narra di una civiltà tutta galanteria e campi di cotone andata via col vento”, spiega il giornale diretto da Emanuele Boffi.

L’attacco a Trump quando ha detto di preferirlo a Parasite

A differenza della società moderna, in cui vediamo solitudine, emarginazione, sofferenza mista a opulenza, presunta libertà mista a malessere sociale, rabbia, rivendicazioni di aborto libero e di eutanasia anche per depressi.

Una scena di Via col Vento – sourceweb

Offensivo che il razzismo sia sfondo di un “melodramma sentimentale“, è quanto affermano i detrattori del film. Che hanno fortemente attaccato Trump quando ha ammesso di preferire Via col vento al sudcoreano Parasite, Palma d’oro del 2019.

Lo stesso trattamento per Dumbo, Peter Pan e altri

Nel 1941 lo stesso accadde anche per il film Dumbo, “dove c’è un capo dei corvi che si chiama Jim Crow, dal nome delle leggi sulla segregazione razziale, che fuma il sigaro e nella versione originale parla con accento afroamericano”. Per Dumbo, Disney Plus scrive: “Il film che state per vedere si presenta così come era stato creato in origine. Può contenere rappresentazioni culturali obsolete”.

Lo stesso è però accaduto ad altre pellicole come Peter Pan, perché gli indiani fanno “augh!”. A Lilli e il Vagabondo, perché i gatti siamesi hanno una parlata asiatica. O agli Aristogatti, dove un gatto cinese suona il piano con le bacchette. Insomma, una sorta di infatuazione per il delirio del politicamente corretto dove ormai è impedito anche scherzare e ridere della proprie differenze, in maniera salutare e fraterna.

Una scena di Via col Vento – sourceweb

Contro storia e diversità, ma non contro il transumanesimo

No, per i paladini del politicamente corretto la via da intraprendere è una e soltanto una: essere tutti assolutamente uguali, conformi tra di noi e alle norme del mercato imperante che vuole trasformare i cittadini in produttori e consumatori senza diritto di opinione né di contraddire i diktat della religione moderna.

Quella cioè che vede, al posto di persone, soggetti asessuati da sostituire in futuro con delle macchine che lavorano meglio. E che quindi sono più utili ai profitti del capitalismo. Infatti, si potrà pensare che le macchina, in fondo, non chiedono nemmeno uno stipendio!

Il conformismo del politicamente corretto che cancella ogni ironia sulla differenze, volendoci tutti uguali e sottostanti al diktat del mercato

Ecco, forse l’antirazzismo che se la prende con film e rappresentazioni storiche dovrebbe fare i conti con l’antiumanesimo, o con il transumanesimo, che con sempre maggiore pervicacia viene portato avanti dalle èlite illuminate che sposano le cause politicamente corrette, ma solo per mostrarsi tali. Una finta visione di libertà, a vantaggio dei più forti.

Giovanni Bernardi

fonte: tempi.it

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