La luce nell’arte Sacra: come i maestri fanno brillare il divino

La luce, nel contesto artistico dell’arte Sacra, ricopre un ruolo di primissimo ordine. Se immaginiamo di entrare in una cattedrale di età medievale, contornata da vetrate, oppure se pensiamo a un dipinto rinascimentale, la luce diventa protagonista delle immagini che ci vengono proiettate davanti e, spesso, non ce ne rendiamo nemmeno conto.

San Matteo luce
Il ruolo della luce nell’arte Sacra – LalucediMaria

Nell’arte Sacra, la luce non è mai stata un dettaglio, anche se troppo spesso non ci soffermiamo a riflettere su quanto sia centrale. Più che un elemento di tipo tecnico, essa va a rappresentare un linguaggio vero e proprio, un dialogo tra la mano dell’artista e il divino, un ponte tra visibile e invisibile. La domanda che sorge spontanea è: come hanno fatto i grandi artisti della storia a trasformare un elemento così celestiale e spirituale in un elemento concreto e vivo dentro alle loro opere? La luce, in tal senso, diventa a tutti gli effetti la voce del divino all’interno delle grandi e maestose opere Sacre.

I maestri e l’uso della luce nell’arte Sacra

Leggiamo, nei testi neotestamentari, il forte insegnamento che ci ha lasciato Gesù. Il Cristo ci ha detto “Io sono la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre”. Giovanni Evangelista, riportando le parole del Cristo, inizia, indirettamente, a offrirci le prime risposte alla domanda che poc’anzi ha suscitato interesse, quella relativa all’uso della luce nell’arte. Se partiamo, infatti, dalle parole di Gesù, non dobbiamo restare troppo sorpresi da come la storia dell’arte, con tutti i suoi maestri, abbia deciso di inserire elementi di luce per rappresentare il divino. Pensiamo, ad esempio, alle prime testimonianze di questo tipo, le catacombe paleocristiane. In merito ad esse, dove l’archeologia cristiana ci insegna che possiamo trovare i primi simboli del nascente cristianesimo (il Pesce o la Croce), sappiamo che le immagini erano sempre accompagnate da lampade a olio. Seppur non si trattasse di un vero e proprio maestro d’arte, i primi disegnatori di simboli cristiani avevano già deciso che questi simboli sarebbero stati accompagnati da luce.

Il Medioevo e le cattedrali

Giunti, poi, nel pieno del Medioevo, le cattedrali cristiane hanno iniziato a sorgere con molta costanza. Qui, i grandi maestri d’arte dell’epoca, hanno voluto giocare con la luce del sole riflessa. Non è infatti un caso che le grandi cattedrali siano caratterizzate dalle vetrate colorate. Attraverso queste, la luce subentra e offre alle opere una luminosità non indifferente. Proprio attraverso le vetrate, colme di luce, i fedeli potevano “vedere” la presenza di Dio.

Le opere del Rinascimento

Rinascimento a arte Sacra rappresentano, poi, un grande connubio. Se pensiamo ad artisti come Caravaggio o Leonardo da Vinci abbiamo di fronte a noi l’esempio di come la luce rappresenti un elemento centrale del Sacro. Notiamo, infatti, che nell’Ultima Cena di Leonardo vi è un’importante luce che entra dalla finestra alle spalle del Cristo. Questa luce non è affatto casuale: si tratta di una luce che illumina il volto e crea una naturale aureola, sottolineando la centralità del Cristo nella scena. Ma, ancora, possiamo pensare alla Vocazione di San Matteo del Caravaggio. Qui il gioco di luce è maestoso. Un raggio di luce, simbolo divino, taglia l’oscurità della scena. Questo indica l’esatto momento in cui Matteo viene chiamato da Gesù.

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