La pratica dell’utero in affitto, in Italia, è contro la legge, eppure, chi vuole usufruirne, può andare all’estero e farsi servire.
Dunque la mercificazione della donna, come del bambino che cresce nel suo grembo, non può essere impedita e da spazio a casi come quello, tanto discusso, avvenuto nel tribunale di Livorno.
Il giudice in questione, infatti, ha deciso di rettificare l’atto di nascita di due bambini, nati da una madre surrogata e adottati da una coppia di uomini gay italiani.
Il fatto è accaduto grazie alla permissività della legge statunitense (gestazione per altri), per cui, adesso, i due uomini sono legalmente i genitori dei piccoli, anche secondo la legge italiana.
Se la cosa ha destato l’apprezzamento dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, ha senz’altro suscitato lo sdegno di tutte quelle forze politiche e di quelle persone, che non amano affatto che si manipoli la vita in utero, a piacimento di chi vuole un figlio, ma rifiuta di tentare il metodo di procreazione naturale.
Quei bambini, attualmente, hanno due papà e nessuna mamma ed il suddetto tribunale non sembra preoccuparsi affatto delle logiche conseguenze dell’evento autorizzato.
Marilena Grassadonia, Presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, fiera del risultato ottenuto dalla sentenza del tribunale di Livorno, dice: “Il decreto del Tribunale di Livorno è un nuovo passo in avanti nel riconoscimento dei nostri diritti, proprio mentre la campagna elettorale è per noi molto deludente. Ci sono politici che hanno il coraggio di chiedere passi indietro rispetto alla legge sulle unioni civili, facendo finta di non accorgersi che il mondo va avanti e che in questo paese ci sono bambini e bambine discriminati nei loro affetti e nella loro serenità”.
A noi invece viene da chiedere: perché si deve ancora dare spazio al tentativo di sovvertire ogni legge umana, per il tornaconto personale? Quei due uomini si sarebbero amati o stimati di meno, se non avessero avuto quel certificato che li dichiara entrambi genitori dei due bambini?
E, se la responsabilità genitoriale è davvero imprescindibile, perché non si pensa a ciò di cui si priva il neonato, che si aspetterebbe almeno di non essere comprato e venduto, come una merce di scambio?
Ciò che si contesta qui non è l’omosessualità o l’adozione, ma l’affitto dell’utero e l’uso dei minori per il proprio soddisfacimento, per appagare la propria sete di realizzarsi come genitori, secondo un istinto meramente egoistico.
I veri genitori, infatti, sono quelli che farebbero qualsiasi cosa per amore dei figli, non quelli che farebbero di tutto solo per possederli.
Antonella Sanicanti
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