Su temi caldi, vaccini e green pass, le opinioni non sono affatto concordi, e la voce di autorevoli intellettuali si fa sentire forte.
Da settimane ormai si discute quasi ovunque di vaccini e green pass. Quella che il governo indicava negli scorsi mesi come “campagna vaccinale” ha preso il sopravvento sulla quasi totalità degli organi di informazioni. Televisioni, giornali, social, ovunque si invita alla vaccinazione escludendo da ogni dibattuto chi dissente dalla vulgata principale.
La realtà, però, è che sono in molti a non essere d’accordo con l’obbligo vaccinale e con strumenti come il green pass, e se prima si sono viste numerose e imponenti manifestazioni in altri Paesi, come ad esempio la Francia, negli ultimi giorni anche in Italia il moto di proteste è cominciato a salire, mettendo in crisi e in seria preoccupazione le autorità istituzionali e i cosiddetti “tecnici” che offrono consulente al governo in tema di virologia e di epidemiologia.
Felicemente, nell’ultima settimana il dibattito ha cominciato ad essere centrale e quindi riconosciuto anche da alcuni media, in particolare grazie all’esposizione delle proprie argomentazioni da parte di due dei maggiori filosofi del nostro Paese, eminenti pensatori come Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, ma anche di altre importanti figure della comunicazioni come, ad esempio, Carlo Freccero o Michele Santoro.
Cacciari è senza dubbio uno dei maggiori pensatori che il nostro Paese ha a disposizione, molto attivo anche in politica e sui media, in quanto ex sindaco di Venezia. Agamben, invece, fin dai primi mesi della pandemia si è posto in prima linea nel denunciare “l’uso politico” del Covid e i terribili rischi che ne soggiacciono. Freccero e Santoro due veri colossi della comunicazione.
Le domande sono tante, e ci si chiede dove ci porti l’attuale gestione della pandemia, o meglio, dove si vuole che si vada a finire. Viviamo tempi molto particolari, e cupi, dove lo spauracchio del transumano è davvero dietro l’angolo, e dove invece l’incubo del Grande Fratello è diventato già silenziosamente una realtà affermata, senza che ce ne sia mai veramente accorti, pensando che le fiction di fantascienza fossero solamente una fantasia e non una realtà che stava accadendo sotto i nostri occhi.
La società della “sorveglianza” è già nei nostri telefonini e nei nostri dispositivi digitali, e con il Covid la sorveglianza è diventata legge dello Stato e vita comune, abitudine diffusa, accettata e persino largamente auto-imposta.
Il potere persuasivo dei media, in tutto ciò, ha avuto un ruolo a dir poco determinante, e oggi chi dissente dal “pensiero unico”, in temi di pandemia ma non solo (pensiamo al gender, all’aborto o all’eutanasia) viene violentemente additato al pubblico ludibrio, messo nell’angolo e in disparte con rancore e persino violenza. Il tema del green pass e della vaccinazione obbligatoria, però, da questo punto di vista è stato lo spartiacque, la goccia che sta facendo traboccare il vaso, per questo la situazione è molto delicata e potrebbe preannunciare passi indietro.
“Sotto la pressione della pandemia e l’ansia comprensibile per superarla al più presto viviamo un periodo di profonde trasformazioni giuridiche, istituzionali e politiche senza chiara consapevolezza, in modo informe e casuale. Qui sta il vero pericolo”, spiega Cacciari in un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa dopo il girotondo di opinioni dei giorni scorsi, necessarie dopo il rumore provocato da un articolo firmato a quattro mani da Cacciari e Agamben per l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, in cui si mette pesantemente in discussione la narrativa dominante su questo tema molto delicato.
Nel suo editoriale il filosofo punta il dito su una tendenza che è in atto da tempo, ma che ora sta arrivando al suo culmine, e che riguarda lo “stato di emergenza” che viviamo ormai dall’inizio della crisi pandemico, a suo avviso “un insulto alla Costituzione”. La forma del Decreto legge infatti, normalmente usata in Italia dall’inizio della pandemia, è probabilmente illegittima ai sensi della Costituzione italiana, e di tutto ciò è incredibile che giuristi, politici, accademici, costituzionalisti ed esperti di ogni tipo non ne facciano alcuna parola.
Segno, purtroppo, di un servilismo morale e intellettuale che squalifica pesantemente la classe intellettuale di questo Paese. In tutto ciò, il coraggio di esporti da parte dei filosofi sopra citati è assolutamente meritorio, e indica un’adesione reale, e non soltanto di facciata e di interesse, alla loro missione, che è quella di diffondere pensiero, che si spera essere critico e non servilistico.
“Esiste nel nostro ordinamento qualche norma che consenta in via generale di proclamare lo stato di emergenza? L’art.7 del Codice di Protezione Civile? Non sembra – poiché lì è fatto esplicito riferimento soltanto a calamità naturali, quali sismi, eventi metereologici eccezionali, ecc. Esiste comunque la possibilità di incardinare nella nostra Costituzione l’idea di “stato di emergenza”? Meno che meno“, spiega Cacciari.
“L’art.24 del Codice di Protezione Civile recita che lo stato di emergenza nazionale non può superare i 12 mesi ed è prorogabile per non più di ulteriori 12. Questo art. non è richiamato nel Decreto, e pour cause, poiché in generale il Codice non poteva esserlo, non prevedendo, come si è detto, altro che calamità naturali (che è espressione tecnica, e non può venir manipolata ad libitum). Né vengono in alcun modo indicati i criteri in base ai quali lo stato di emergenza potrebbe finire. Tutti vaccinati dagli 0 ai 100 anni? Nessun contagio più? Su quali indici, su quali dati si intenderà procedere? Si pensa esista un termine ultimo decorso il quale ogni ulteriore proroga diviene impossibile? Semplici, socratiche domande…”, continua il professore.
Spiegando che “è palese che nella nostra Costituzione non può trovare radicamento l’idea di “stato di emergenza”, e mettendo sul tavolo il vero grande rischio che stiamo vivendo. “Un domani per «motivi di sicurezza» si potrà procedere a limitare la libertà della persona invocando la tutela di qualsiasi altro “valore”. Difficile da immaginare? Niente affatto. Credo già viviamo all’interno di questa deriva: dal terrorismo alla immigrazione, oggi la pandemia, domani probabilmente sarà la difesa dell’ambiente”.
Insomma, davvero l’emergenza sanitaria potrebbe trasformarsi in uno stato affermato di pseudo-regime, o dove comunque non vige applicazione dei principi di democrazia? La domanda che pone Cacciari fa a dir poco rabbrividire. La sua risposta, purtroppo, è che è già così.
Su temi come ad esempio quelli posti dal Ddl Zan, vediamo già antipasti di qualcosa di molto simile, dove si punta alla punizione dei reati di opinioni. Con la pandemia abbiamo visto il blocco degli spostamenti, e un controllo sociale dei corpi. Con il vaccino assistiamo a una classe politica che richiede un’adesione totale alla “causa”, ovvero l’accettazione di una pratica medica i cui effetti a lungo termine sono ancora, oggettivamente, sconosciuti, e nessuno può dire il contrario.
“Il problema è come le si affronta, occasionalmente, senza memoria storica, incapaci di dar forma di legge agli interventi magari necessari, privi di qualsiasi strategia di riforma del sistema democratico. Alcune Autorità sovra-nazionali hanno tuttavia ben compreso, e da anni, il formidabile pericolo che questa tendenza comporta. Ma la loro voce neppure è citata dal Governo”, è la tesi di Cacciari.
Che porta a supporto le parole delle istituzioni europee. “La Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa dice: I governi devono assicurare che i cittadini siano informati that vaccination is not mandatory e che nessuno sia politicamente, socialmente o con altri mezzi costretto ad assumere il vaccino if they do not wish to do so themselves. Aggiungiamo la disposizione del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno: È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici…o perché non hanno ancora avuto la possibilità di farlo o perché hanno scelto di non essere vaccinate”.
Da qui, l’affondo del filosofo. “Parole di qualche scemo no-vax? Parole che incitano al suicidio? No, parole al vento, così pare. Stiamo preparandoci a un regime, a una “intesa mondiale per la sicurezza”(diceva un grande filosofo, Deleuze, anni fa), per la gestione di una “pace” fondata sulle paure, le angosce, le frustrazioni di tutti noi, individui ansiosi di soffocare ogni dubbio, ogni interrogazione, ogni pensiero critico?”.
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Ancora più duro è l’editoriale del massmediologo Freccero. “È necessario arrivare ad un punto di rottura perché la rottura si realizzi. Dall’inizio della pandemia i popoli di tutto il mondo sono scesi in piazza innumerevoli volte. Gli italiani sembravano sedati da una sorta di ipnosi. Con il green pass il miracolo si è compiuto: le piazze italiane si sono riempite. Ed è interessante notare che in piazza a contestare c’erano non solo i no-vax, ma anche i vaccinati, che, per motivi di principio, protestano per tutelare le libertà costituzionali”, afferma Freccero.
Prima di fare spazio al commento del filosofo Agamben, voce assolutamente coerente contro la gestione della pandemia fin dall’inizio. “Quello che colpisce nelle discussioni sul green pass e sul vaccino è che, come avviene quando un paese scivola senza accorgersene nella paura e nell’intolleranza – e indubbiamente questo sta avvenendo oggi in Italia – è che le ragioni percepite come contrarie non solo non sono in alcun modo prese seriamente in esame, ma vengono rifiutate sbrigativamente, quando non diventano puramente e semplicemente oggetto di sarcasmi e di insulti. Si direbbe che il vaccino sia diventato un simbolo religioso, che, come ogni credo, funge da spartiacque fra gli amici e i nemici, i salvati e i dannati. Come può pretendersi scientifica e non religiosa una tesi che rinuncia allo scrutinio delle tesi divergenti?”, ha chiesto Agamben.
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“Tutte queste misure per chi abbia un minimo di immaginazione politica vanno situate nel contesto della Grande Trasformazione che i governi delle società sembrano avere in mente – ammesso che non si tratti invece, come pure è possibile, del procedere cieco di una macchina tecnologica ormai sfuggita a ogni controllo. Molti anni fa una commissione del governo francese mi convocò per dare il mio parere sull’istituzione di un nuovo documento europeo di identità, che conteneva un chip con tutti i dati biologici della persona e ogni altra possibile informazione sul suo conto. Mi sembra evidente che la tessera verde è il primo passo verso questo documento la cui introduzione è stata per qualche ragione rimandata“.
Giovanni Bernardi
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