Mentre il mondo attende col fiato sospeso il pronunciamento su Johnson & Johnson, dalla Danimarca arriva lo stop definitivo ad AstraZeneca.
Tutto a gonfie vele, nel frattempo, su fronte Pfizer, per cui l’Unione Europea sta accelerando la distribuzione delle dosi.
Incognite europee
Il vaccino di Johnson & Johnson non è ancora stato distribuito nel vecchio continente, ma l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) sta indagando sui casi di trombosi rilevati oltreoceano, in collaborazione con la Food and Drug Administration americana.
Permane comunque la linea per cui i benefici del vaccino AstraZeneca superano gli effetti collaterali. Al tempo stesso l’EMA sta valutando se “aggiornare le raccomandazioni per una seconda dose di Vaxzevria in coloro che hanno già ricevuto la prima dose”.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’accordo con la Pfizer per accelerare la distribuzione di 50 milioni di vaccini. Attualmente, secondo quanto riferito da von der Leyen, le dosi già somministrate sono 100 milioni, di cui un quarto sono seconde dosi.
In ogni caso, ha aggiunto, se dovesse diffondersi “una variante che sfugge al vaccino, avremo bisogno di sviluppare vaccini che siano adattati alla nuova variante e ne avremo bisogno presto e in quantità sufficiente”. Un terzo contratto di fornitura di vaccini tra Unione Europea e BioNTech-Pfizer prevede infine la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel triennio 2021-2023.
Intanto, il Ministero della Salute danese ha decretato lo stop definitivo al vaccino AstraZeneca, sospeso già lo scorso 11 marzo, a seguito di eventi trombolitici, verificatisi in pazienti cui era stata somministrata la prima dose.
Pfizer e Moderna più efficaci del previsto
Le notizie migliori sembrano infine arrivare sul fronte Pfizer e Moderna. Dalle ricerche effettuate dalla Food and Drug Administration emerge che la copertura dei vaccini Pfizer e Moderna è garantita per almeno nove mesi dalla somministrazione. Un tempo superiore a quanto dichiarato inizialmente dai ricercatori di entrambe le case farmaceutiche.
Moderna in particolare sarebbe in grado di proteggere al 95% dopo sei mesi dalla somministrazione. Da parte sua, Pfizer ha annunciato un incremento del 10% della produzione americana. 300 milioni di dosi saranno fornite due settimane prima del previsto. Un provvedimento che dovrebbe in qualche modo compensare la sospensione di Johnson & Johnson, decretata, peraltro, anche in Sudafrica.
Pur non essendosi verificati casi sospetti, il governo sudafricano ha temporaneamente stoppato il vaccino americano, prescritto in particolare agli operatori sanitari, dopo la rinuncia ad AstraZeneca. Quest’ultimo era risultato inefficace contro la variante detta appunto “sudafricana”, cosicché ora il paese è vincolato alla ripresa del vaccino Johnson & Johnson, di cui sono attese 31 milioni di dosi per fine aprile. [L.M.]
Fonte: Open