In questo tempo che stiamo vivendo, è la domanda un po’ di tutti noi sui vaccini, ma le risposte sono spesso contrastanti tra loro.
Lo dimostra il caso del dibattito singolare e interessante che si è venuto a creare dopo la pubblicazione dell’intervento del professor Pietro De Marco, docente di sociologia della religione a Firenze, sul blog del vaticanista Sandro Magister. Il professore all’interno della sua riflessione, in maniera molto netta, “individua nell’odierna rivoluzione antropologica l’Anticristo contro il quale la Chiesa e la politica dovrebbero fare da freno e da protezione, secondo il monito di san Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi”, come spiega il giornalista.
Per il filosofo c’è un problema a monte fuori dai vaccini
Secondo De Marco infatti “l’apocalittica anti-Stato cresciuta da mesi nelle minoranze cattoliche tradizionaliste, come nei teorici della alienazione biopolitica, è frutto di un enorme errore tattico, dovuto a un vero errore di discernimento”.
Per lo studioso, la libertà di chi si oppone al vaccino, però, sarebbe la stessa libertà “libertaria” di chi vuole distruggere la concezione morale cristiana dello Stato e dell’uomo. La questione per lo studioso è che la libertà permette di fare fronte a un potere politico eccessivo ma allo stesso tempo ha difficoltà nel ricreare una società fondata su valori morali ed etici.
La fragilità collettiva che consegna la libertà allo Stato
Tutto ciò genera una fragilità collettiva che finisce per consegnare la totalità dell’autorità in mano ai giuristi, alle leggi, ai diritti, insomma all’apparato burocratico statalista. Che mette a rischio, paradossalmente, la libertà di tutti. Insomma, troppa libertà nessuna libertà.
“Il problema incombente non è dunque quello delle pretese dittature tecnologiche, psicologiche, biopolitiche e simili”, afferma De Marco. “La deriva apocalittica è piuttosto quella dell’incontrollata ipertrofia libertaria”, che “vede le generazioni future impegnate nella manipolazione volontaria di sé, della propria consistenza antropologica”.
Il rischio di post-umano che esiste a prescindere dai vaccini
Nel vivere cioè senza “dolore” o “fini ultimi”, ma sollo per il “benessere” individuale, e dal punto di vista collettivo “per la salvezza (senza scopo umano) della “Madre Terra”; non del “creato”, perché questo suppone il Dio creatore, escluso da questo orizzonte“. In sostanza, è proprio in questi frammenti che si origina la deriva del gender, del transumanesimo, del secolarismo ateo, dell’inverno demografico, della mancanza di ogni valore.
“La mutazione si alimenta al mito combinato del post-umano e della dissoluzione delle differenze che vincolano, quelle antropologiche tra uomo e donna, tra padri e figli e, fondamentale per l’uomo, quella tra Dio e uomo. Si otterranno infine non esseri liberi, ma esseri umani fungibili”.
La necessità di un ritorno alla cristianità ancorata alla storia
“Di fronte ai suoi effetti la pandemia e i rimedi vaccinali sono solo un ordinario accidente della storia”, conclude il professore. “Il grande dominatore da temere è strisciante, pressoché invisibile”.
Per frenare questa triste direzione, però, conclude, “è necessaria una cristianità, non sospesa per aria ma ancorata a quanto resta delle cristianità storiche nel mondo. Non è apologetica, è una evidenza. Solo il cristianesimo, la concezione cristiana dell’uomo, è in grado di discernere il processo poiché vi vede, avendone gli strumenti, l’Anticristo”.
C’è però chi dissente dalle tesi del professore sui vaccini
In sostanza, riassume Magister, “a tutti, De Marco imputa il grave errore di rivendicare la libertà da ogni imposizione, senza capire che così facendo si consegnano anima e corpo a “un amabile dittatore libertario” che “concede, anzi legittima, tutte le libertà private” e con ciò dissolve la concezione non solo cristiana della politica, dello Stato, in definitiva dell’uomo”, ha riassunto il vaticanista.
Ma c’è anche chi dissente da De Marco, “a sostegno di una piena libertà di scelta e quindi anche di un’astensione dal vaccinarsi, tenuto conto in coscienza di possibili futuri effetti negativi del farmaco”. Lo ha fatto, rispondendo al testo di De Marco, il teologo don Mauro Gagliardi.
Il sacerdote difende la posizione di chi si oppone a obblighi vaccinali
Il sacerdote, infatti, ritiene che “polarizzare il dibattito tra Pro-vax e No-vax, tra illuminati e retrogradi, tra “nòmici” – dal greco “nomos”, legge – e “anòmici”, sia riduttivo. Mi pare esista come minimo una terza opzione, quella del libero vaccino, del cosiddetto Free-vax”. Un profilo che il sacerdote tratteggia come quello, potenzialmente, di “una persona seria, che sa di avere una coscienza, sa che deve formarla e usarla. Se credente, egli sa che Dio parla anche e principalmente nella coscienza rettamente formata e non solo attraverso le legittime autorità civili e religiose”.
Per questo, in ambito di vaccini “è necessario – come sempre – contemperare il dettame dell’autorità con quello della coscienza rettamente formata“. “Riguardo ai vaccini, la prima cosa da dire è che non si tratta solo di vaccini nel senso classico della parola, bensì anche di terapie geniche”, spiega il sacerdote.
Nessuno sa quali effetti producano nel medio e nel lungo periodo”
“A quanto ci dicono, nel breve periodo essi funzionano, nel senso che tengono vuoti i reparti di terapia intensiva degli ospedali, anche se non impediscono il contagio dei vaccinati”. Ma “nessuno sa quali effetti producano questi farmaci nel medio e nel lungo periodo. Si spera che non vi saranno effetti negativi, ma il punto è che nessuno lo sa, né le case farmaceutiche che li producono, né i governi che, almeno in certi casi, li impongono. Non c’è stata mai chiarezza nella comunicazione riguardo a questo”.
“Uno di quei virologi sempre presenti in TV ha detto che il governo italiano avrebbe dovuto essere più onesto nel dichiarare che è in atto una sperimentazione di massa. Questi aspetti non possono essere trascurati da chi cerca di formare la propria coscienza in vista di una decisione così importante“, constata il sacerdote.
Il Papa ha invitato a vaccinarsi ma ha anche escluso l’obbligatorietà
“Con ciò non è detto che chi ha scelto di farsi iniettare il farmaco anti-covid abbia fatto male. È detto, però, che se qualcuno ci sta ancora pensando su, oppure ha deciso di non ricevere il farmaco, non è giusto etichettarlo come uno stolto o un rivoluzionario in ogni caso”, è la conclusione del ragionamento.
La sottolineatura di don Mauro infatti è sì sull’invito del Papa a vaccinarsi ma anche sulla specifica nella nota ufficiale con cui la congregazione per la dottrina della fede ha dichiarato la liceità morale dei cosiddetti vaccini, in cui si spiega che questi non devono essere obbligatori. Come dice anche l’Unione europea, che ha “escluso che si possano attuare discriminazioni dirette o indirette non solo verso chi non può, ma anche verso chi non vuole vaccinarsi”.
La domanda che inquieta: e se le cose in futuro andassero male?
“Il Governo italiano sta seguendo questa indicazione? Lo ha fatto quando ha imposto la vaccinazione al personale sanitario? E lo sta facendo ora, imponendo la vaccinazione agli insegnanti, pena la perdita dello stipendio, cioè la possibilità di mettere il pane in tavola e di pagare le bollette? Il tutto continuando ad affermare che non sussiste in Italia uno stretto obbligo vaccinale. Ma se un padre di famiglia che per sorte fa l’insegnante non vuole vaccinarsi, come può dirsi che non sia obbligato, dato che, se non accetta l’imposizione, gli portano via il reddito con cui mantiene se stesso e i propri cari?”.
Peraltro, “paradossalmente, se le cose in futuro andassero male, ci si accorgerebbe che chi non si è vaccinato è stato più “nomico” (giudizioso, ndr) di chi lo ha fatto senza convinzione e riflessione, affidandosi ciecamente alle accorate esortazioni delle autorità, o persino subendo senza difendersi le loro imposizioni”.
La conclusione piuttosto allarmante del sacerdote
Insomma, la conclusione del sacerdote è allarmante, ma porta alla luce ciò che, forse, pensano in molti. “Se poi – Dio non voglia! – i cosiddetti vaccini dovessero avere effetti negativi nel medio e lungo termine, a tenere in piedi la società, sotto diversi punti di vista, sarebbero proprio quelli che saranno scampati a tali effetti in quanto non vaccinati”, conclude don Gagliardi.
LEGGI ANCHE: Vaccini e green pass: la domanda del grande filosofo imbarazza il sistema
“In tale scenario quasi apocalittico, si rivelerebbe che chi a suo tempo seguì il ”nomos” oggettivo della legge naturale e divina, appresa e applicata dalla retta coscienza, fu lungimirante, profetico e per l’appunto nomico, e che invece coloro che acriticamente si fecero convincere dalla costantemente cangiante propaganda – e a volte censura – mediatica furono i veri anomici, perché sostituirono alla legge la fiducia cieca nell’autorità, la quale stessa è soggetta alla legge e alla quale non si può prudentemente offrire una fiducia totale che sospenda anche l’uso di ragione”.
Giovanni Bernardi