Si parla tanto di vaccini, ma ci si dimentica che la vera salvezza non è di questo mondo. Cristo è infatti il vero vaccino per tutte le sofferenze dell’umanità.
Lo ha spiegato in maniera magistrale il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, nell’omelia pronunciata in occasione della celebrazione natalizia della Vigilia. “Cristo è il vaccino per tutti i nostri dolori, è il guaritore eterno. La sua venuta sana tutte le nostre ferite. Ma ciò richiede la conversione del cuore”, ha detto il cardinale Bo, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche.
Durante la Messa della Vigilia di Natale la sua omelia è stata spiazzante e ha colto, in maniera radicale, il centro del problema. In questi giorni infatti vediamo relegare ogni speranza alla scienza, e in particolare ai vaccini, dimenticandosi che la vera Salvezza non è certo lì, ma in Gesù Cristo.
Tra i trionfalismi esagerati e spesso anche ingiustificati, ci si dimentica di dire che bisognerà aspettare lunghi mesi prima di avere anche solo un minimo di sicurezza in relazione al rischio di contagio. Nel frattempo, nuovi virus continuano a proliferare, e esperti internazionali spiegano che, al di là dei proclami, l’unico modo per sconfiggere il virus è che questo perda la sua efficacia. Non saranno, insomma, i vaccini a sconfiggerlo.
L’invito del cardinale è quindi a far scorrere “nei nostri cuori la speranza”, “la pace e la redenzione” rappresentate da Cristo, la cui incarnazione indica “il sì decisivo di Dio all’umanità”. Solo Gesù infatti è Colui che “ci trova quando pensiamo che tutto è perduto, Egli ci guarisce, ci consola, ci ricostruisce come suo popolo”. Per questa ragione non bisogna “maledire le tenebre”, quanto invece “accendere una luce di speranza nei cuori, in famiglia, nel Paese, perché la luce di Cristo supera ogni oscurità”.
“Il 2020 è l’anno C, dove la C sta per Covid”, ha detto il cardinale, sottolineando come purtroppo “questo virus invisibile ha sconvolto la nostra vita fisica, sociale, spirituale e psicologica”. Al netto di tutto ciò, però, è evidente che per un cristiano “non tutto è andato perduto”. Per la semplice ragione che “Cristo è la luce più luminosa di tutte le tenebre“.
Dalla pandemia infatti “abbiamo imparato una maggiore consapevolezza del fatto che la vita è un dono, ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro è un dono, ogni piatto di cibo è un dono, soprattutto per i poveri, ogni piccola stretta di mano, ogni incontro è un dono”, ha spiegato il cardinale, nel suo discorso riportato dai media vaticani.
Se infatti la pandemia in qualche modo ci ha costretti, per mano delle decisioni dei governi, a un allontanamento sociale, al contrario è anche accaduto che “essa tuttavia ha unito i nostri cuori”. Ora gli occhi sono tutti puntati alla vaccinazione contro il Coronavirus, che in alcuni paesi del mondo, come quelli europei, è già stata avviata.
Su questo delicato argomento, il cardinale Bo si dice certamente “”rincuorato”. Si tratta infatti, a suo avviso, di una “notizia che dimostra che Dio non si è mai arreso con l’uomo”. Ma che allo stesso tempo non ci esonera certamente dallo smettere di pregare, anzi, tutt’altro.
“Continuiamo a pregare per coloro che stanno ancora combattendo contro il virus e per tutti gli operatori sanitari che sono una luce nel mondo”, ha detto il porporato. Il cui sguardo è poi stato rivolto alla pace in Myanmar, dove oltre al problema di tipo sanitaria resta sempre quello delle guerre, della povertà, o di piaghe profonde come quella della tratta di esseri umani.
“Forme di pandemia” che colpiscono la popolazione, ha spiegato il porporato. Ricordando che, di fronte al male, c’è solo una direzione a cui deve volgere il nostro sguardo. Quella del Signore Gesù, il principe della pace. Questo è “il messaggio fondamentale del Natale”, ha concluso il cardinale Bo.
“L’unica guerra che dobbiamo combattere in Myanmar è quella per una vita prospera e pacifica per tutti. Che questo Natale sia l’inizio della riconciliazione tra tutti i gruppi, le razze e le religioni del Paese”.
Giovanni Bernardi
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