La notizia dell’avvenuta scoperta del vaccino contro il Covid e della sua efficacia al 90% sui pazienti sui quali è stato testato fa il giro del mondo. Ma ci sono anche degli effetti collaterali.
“E’ come avere i postumi di una grande sbornia”, così riferiscono alcuni dei volontari, ai quali è stato iniettato il vaccino anti Covid.
Vaccino anti Covid: il primo sta per arrivare
La scienza ha fatto notevoli passi avanti nel giro di questi mesi nella lotta contro il Coronavirus. A soli 9 mesi dalla prima ondata, si è arrivati a trovare e a testare il primo vaccino. Un vaccino con effetti positivi contro la malattia al 90%, ma anche con degli effetti collaterali.
Effetti positivi e negativi
Alcuni volontari, sottoposti all’iniezione, hanno voluto così descrivere i possibili effetti collaterali del nuovo vaccino: “È come avere i postumi di una grande sbornia” – dichiarano.
Il vaccino della Pfizer, il primo ad esser testato anche nella sua efficacia, porta avanti il suo studio clinico “in doppio cieco”, ovvero i partecipanti ai test non hanno idea se gli è stato iniettati una sostanza placebo o il vero vaccino.
Gli effetti: “E’ come una grande sbornia”
Il primo a testarlo è stato un 44enne che ha detto di aver fatto un test degli anticorpi tramite il suo medico che è risultato positivo. L’uomo ha descritto gli effetti collaterali paragonandoli a una sbornia.
Sintomi più comuni invece per un’altra volontaria, 45enne che ha ricevuto la sua prima vaccinazione a settembre e poi la seconda il mese scorso. Ha detto di aver sofferto di mal di testa, febbre e dolori in tutto il corpo dopo la prima dose e degli stessi sintomi ma più pesanti dopo la seconda.
Dal canto suo, però, l’azienda produttrice ha dichiarato che, durante tutta la sperimentazione, non sono stati registrati “effetti avversi gravi nei partecipanti”, circa 43.000 persone a cui è stato.
Pfizer infatti ritiene che sarà in grado di fornire 50 milioni di dosi entro la fine di quest’anno. E circa 1,3 miliardi entro la fine del 2021. Sarà un vaccino da somministrare in due dosi, una a distanza dall’altra e da iniettare quasi come se fosse un richiamo.
ROSALIA GIGLIANO