Il brano del Vangelo che la liturgia di oggi, III domenica di Pasqua, ci fa ascoltare, parla di due discepoli, di un villaggio a 7 miglia da Gerusalemme, chiamato Emmaus.
Il videocommento di don Massimilaino Scalici, sacerdote diocesano di Palermo, lo spiega con un trittico di parole: illusione, delusione e collusione e la loro accezione positiva, derivante dal latino.
“Essi non sono assolutamente due degli Apostoli, dal momemto che, al versetto 33 (capitolo 24 di Luca), è detto che i discepoli, tornati a Gerusalemme, trovarono riuniti gli undici, ossia gli Apostoli. Chi sarebbero, dunque, questi due discepoli?”. Uno di loro si chiamava Cleopa, l’altro? “Che sia io, che sia tu e chiunque ascolti Gesù Cristo? Ogni significato rimane aperto e plausibile. Ad ogni modo, l’evangelista ci dice che oltre agli undici, cioè tutti gli Apostoli eccetto Giuda Iscariota, c’erano altri discepoli”.
I discepoli di Emmaus “si allontanano da Gerusalemme, in quello stesso giorno, ossia il primo della settimana, che è anche il giorno in cui le donne, recatesi al mattino al sepolcro, trovano la tomba aperta e senza il Corpo del Signore. Cosa che anche Pietro poi va a costatare di persona”.
I due discepoli avevano lasciato Gerisalemme dopo la “delusione”, nell’aver visto il loro Maestro crocifisso. Si erano forse “illusi” sul suo conto? “È il cammino della vita, carico di imprevisti e che, a volte, si fa buio. E, infatti, nel racconto è detto che il giorno ormai volgeva al declino. Ad un tratto, però, mentre essi discutevano degli ultimi fatti accaduti a Gerusalemme, Gesù in persona si avvicina, e tenta di inserirsi anche lui nella conversazione”.
Gesù li fa parlare di quel dolore, della loro delusione,ma poi interviene, rendendo i due discepoli partecipi del suo “gioco”, quello che, attraverso la radice latina “ludus”, rende “illusione”, “delusione” e “collusione” termini teologici. E “attraverso le Scritture, tradusse, spiegò, interpretò la figura del Cristo, già contenuta nella Bibbia di allora, ossia l’Antico Testamento. Il che significa che, nella Parola della Scrittura, il Cristo è presente, è vivo e vuole lasciarsi incontrare. E sapete perché? Perché “He cares”, dicono gli inglesi: ha cura, si prende cura, perchè noi gli stiamo molto a cuore. Lui, Gesù, è interessato alle nostre illusioni e alle nostre delusioni”.
I discepoli di Emmaus non lo riconoscono subito, ma sentono di voler “colludere”, rimanere con lui e quando comprendono, “dallo pezzare il pane”, di essere insieme al Cristo risorto, non trattengono più la gioia nel loro cuore. Tornano a Gerusalemme e trovano gli undici anch’essi gioiosi, per aver appena scoperto il sepolcro vuoto.
Don Massimiliano Scaici conclude il videocommento di oggi con una riflessione illuminante: “Amici, la storia dei discepoli di Emmaus, è la stessa storia di Dio, delle tre persone della Trinità, storia gioiosa e drammatica allo stesso tempo, perché storia di persone illuse, perché dentro al gioco dell’amore trinitario. Storia di persone deluse, perché l’incarnazione del Figlio e l’effusione dello Spirito rompono il cerchio del gioco privato della Trinità. Storia di persone colluse, perché rendono compartecipe del loro gioco d’amore tutta l’umanità. Facendo dunque nostra questa trilogia Trinitaria, formiamo anche noi la Chiesa di Emmaus, perché Dio ormai è rimasto con noi per sempre”.
Tutti i videocommenti di don Massimiliano Scalici sono su YouTube e anche sulla pagina Facebook “Videocommento alla Parola di Dio”; @valorizzareiltempo.
Don Massimiliano Scalici è anche autore del libro “Dio ti perdono. La misericordi a capovolta”. Il testo è un diario a quattro mani che esplora il dialogo tra una donna che vive un grande dolore e la sua guida spirituale.
Leggi anche – Domenica in Albis: le mani del Cristo risorto
Antonella Sanicanti
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