Con la celebrazione di Cristo Re dell’Universo, abbiamo concluso il ciclo liturgico dell’anno C, in cui ha predominato il Vangelo di Luca.
Cominceremo presto a leggere Matteo, secondo le disposizioni dell’anno A. Questo è il videocommento domenicale di don Massimiliano Scalici, sacerdote diocesano di Palermo.
Oggigiorno, ci sono molti sacerdoti che usano i Social per arrivare ai fedeli. Noi scegliamo di proporre i videocommenti di don Massimiliano Scalici per il suo modo “pratico” di parlare di Dio. “Io ho optato per un altro servizio e cioè quello di offrire un approfondimento a casa vostra, senza bisogno che andiate chissà a quale conferenza. Quindi, per “valorizzare il tempo”, io intendo “approfondimento”, non “economizzazione” del tempo“.
Il lavoro di YouTuber di don Massimiliano Scalici è iniziato sin dall’1 Gennaio del 2019, con la festività di Maria, Madre di Dio. Da allora, puntualmente, domenica dopo domenica, si preoccupa di realizzare un videocommento e di porlo sul suo canale. Potete trovarli tutti, digitando il suo nome o il nome della rubrica: Valorizzare il Tempo.
La XXXIV domenica del Tempo Ordinario riporta la prima lettura dal 2 Libro di Samuele (5, 1-3), la seconda dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi (1, 12-20) e il Vangelo di Luca (23, 35-43), riguardante il Ladrone pentito.
Nella prima lettura, il Profeta Samuele, ultimo giudice di Israele, parla del Re Davide.
Ricorda don Massimiliano Scalici: “Davide, infatti, è il capostipite di una discendenza regale che andrà a sfociare su un Re con la “R” maiuscola, promesso e inviato da Dio: il Messia. (…) Chi è il Messia? Si tratta di una figura speciale che designa un uomo investito da Dio di una particolare grazia. “Messia” significa, infatti, l’ “unto”, il “consacrato”, colui che, un giorno, libererà Israele da ogni male e instaurerà un Regno eterno e solido di giustizia e di pace”.
Per questo, quando Gesù entra in Gerusalemme, poco prima di essere accusato e arrestato, viene riconosciuto come discendente di Davide. La folla lo acclama, gridando: “Osanna al Figlio di Davide”.
I capi delle tribù di Israele avevano detto a Davide: “Ecco noi siamo tue ossa e tua carne”, prefigurando in lui la discendenza messianica. “Ciò significa che il Cristo inaugurerà con gli uomini un legame così, di Sangue. E non solo perché morirà per noi versando il suo Sangue, come suggello di una nuova alleanza, ma anche perché ci farà suoi eredi, suo popolo, membra del suo Corpo che è la Chiesa. Vedete allora come l’Antico Testamento contiene già, seppure in maniera implicita, il Nuovo?”
Nella seconda lettura, si parla di Epafra che “confida a Paolo, suo maestro, il disordine e la contro-predicazione che serpeggiava nella comunità, ad opera di questi cristiani provenienti dal giudaismo”, ancorati alla legge di Mosé e ad alcune figure spirituali a cui davano troppo valore.
Era necessario affermare che non c’è altro Re o Salvatore al di fuori di Cristo, colui che ha donato la vita per noi. Un Re sempre molto vicino al suo popolo, un Re che ci ascolta: “Basterà gridargli: Gesù, figlio di Davide abbi pietà di me. Ed egli ti accoglierà e tu sarai finalmente un uomo felice, erede del suo Regno di amore”.
Il Vangelo rimarca che il trono del nostro Signore è la croce, quella a cui è stato appeso per essersi proclamato Re. Accanto a lui, il buon Ladrone che lo riconosce come Salvatore e cambia la sua vita.
Quanti buoni ladroni incontriamo, oggi, nella nostra società? Quanti ce ne sono nelle nostre carceri, sappiamo mostrare loro Gesù vivo? Sappiamo assicurare “una giustizia capace di tirare fuori quel bene che è sepolto in fondo al cuore dei criminali”? “. Dice don Massimiliano Scalici: “Non è affatto detto -e lo provano le ultime cronache di recidive, dimostrate da carcerati in permesso premio- che chi uscirà dal carcere avrà cambiato vita!, probabilmente perché abbiamo dato loro solo una punizione e non una speranza.
“Il Re di giustizia che celebriamo oggi, quello che emerge da questo anno liturgico C, è un Re la cui giustizia non è retributiva o punitiva, ma ricreatrice e riabilitativa, giacché egli riesce, anche solo col suo sguardo, a tirar fuori l’uomo vero, l’uomo nuovo che c’è in quel criminale che gli chiede di ricordarsi di lui nel suo Regno”.
Ricordiamo che don Massimiliano Scalici è anche autore del libro “Dio ti perdono. La misericordia capovolta”, testo che mette in evidenza quanto possa essere importante la guida di un sacerdote, preparato e consapevole, per ogni persona che Dio gli affida.
Gli autori del libro sono due, in realtà: il sacerdote e Loretta, pseudonimo -quest’ultimo- di una donna che urla a Dio il proprio dolore e che, per ovvie ragioni, ha scelto di rimanere anonima.
Antonella Sanicanti
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