“Cari fratelli, in questa I domenica del nuovo anno liturgico, accendiamo la prima delle quattro luci della Corona d’Avvento, che possiamo battezzare come la “candela della Sposa di Cristo”, sognatrice ad occhi aperti”.
Questo è il videocommento domenicale di don Massimiliano Scalici, sacerdote diocesano di Palermo.
Ci sono molti sacerdoti che usano i Social per arrivare ai fedeli. Noi scegliamo di proporre i videocommenti di don Massimiliano Scalici per il suo modo “pratico” di parlare di Dio. “Io ho optato per un altro servizio e cioè quello di offrire un approfondimento a casa vostra, senza bisogno che andiate chissà a quale conferenza. Quindi, per “valorizzare il tempo”, io intendo “approfondimento”, non “economizzazione” del tempo“.
Il lavoro di YouTuber di don Massimiliano Scalici è iniziato sin dall’1 Gennaio del 2019, con la festività di Maria, Madre di Dio. Da allora, puntualmente, domenica dopo domenica, si preoccupa di realizzare un videocommento e di porlo sul suo canale. Potete trovarli tutti, digitando il suo nome o il nome della rubrica: Valorizzare il Tempo.
La I domenica di Avvento, del nuovo anno liturgico A, riporta la prima lettura dal Libro di Isaia (2,1-5), la seconda dalla Lettera di San Paolo ai Romani (13,11-14a) e il Vangelo di Matteo (24, 37-44), riguardante la nuova venuta di Cristo.
Nella prima lettura, parla Isaia. “Isaia è un uomo di speranza e un Profeta di Dio, che sogna ad occhi aperti. Profeta, perché sta davanti a Dio, scruta i suoi segni e i suoi messaggi. Perché Dio parla, Dio è presente nella storia”. Il Profeta “vede” ciò che Dio dice ed è colui che, dopo aver visto e udito, parla in Nome di Dio, pro popolo, cioè per il popolo”, dice don Massimiliano Scalici.
Dio si rivela tramite la sinestesia (termine precedentemente spiegato, in un altro videocommento), coinvolgendo cioè tutti i cinque sensi. “Isaia può, dunque, “vedere” la Parola di Dio, perché essa non è solo un messaggio verbale, ma anche visione, fatto, storia. Dire che Isaia sogna ad occhi aperti, vuol dire che la sua non è un’esperienza onirica, (…) ma è un’esperienza reale, perché Isaia, “vede” l’azione di Dio nella sua vita, nella storia che il Signore fa con lui. Dio parla”. E ci indica come tornare a lui, come riconvertirci, come cambiare vita, perché “l’uomo senza fede in Dio, senza spiritualità, perde ciò che lo fa uomo, cioè immagine di Dio, rimanendo solo fango”, lasciandosi andare alle violenze più inaudite.
La seconda lettura continua a ribadire lo stesso messaggio, poiché San paolo ci invita a ridestarci dal sonno (“Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno”), per rivestirci del Signore. Il periodo d’Avvento ci da questa occasione. Del resto, il Vangelo ci propone costantemente di scegliere Cristo, di liberarci da ogni amore malato, da ogni affetto o condotta sbagliata, che ci attiri alle tenebre, alla morte.
Don Massimiliano Scalici sottolinea: “L’evangelista Matteo non dice “verrà”, ma dice che il Figlio dell’uomo “viene” e viene in un’ora precisa: il giorno del Signore. Ogni volta che noi ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia -Pasqua della settimana, ogni volta che ci riuniamo per celebrare la Parola di Dio, la preghiera -anche la preghiera è una celebrazione, il Signore viene, e noi, come Noé, siamo sull’arca, per scampare al diluvio della malvagità che attacca i credenti”.
Oggi, la nostra arca è la Chiesa “che accoglie gli uomini e li traghetta verso una terra nuova e una storia nuova, lavata e purificata dal male”. “Rafforzare questo “sentirci Chiesa”, (…) significa essere l’arca che solca il diluvio della storia terrificante, che tramano gli uomini senza Dio e che traghetta tanti fratelli verso la terra sognata dal Profeta Isaia, quella non più distrutta dalle armi, ma quella coltivata da vomeri e falci“ e resa un giardino rigoglioso e tranquillo.
Ricordiamo che don Massimiliano Scalici è anche autore del libro “Dio ti perdono. La misericordia capovolta”, testo che mette in evidenza quanto possa essere importante la guida di un sacerdote, preparato e consapevole, per ogni persona che Dio gli affida.
Gli autori del libro sono due, in realtà: il sacerdote e Loretta, pseudonimo -quest’ultimo- di una donna che urla a Dio il proprio dolore e che, per ovvie ragioni, ha scelto di rimanere anonima.
Antonella Sanicanti
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