Meditiamo il Vangelo del 31 marzo 2025, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla Parola del Signore.
Dal Vangelo di oggi: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».
Lunedì della quarta settimana di Quaresima
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
Lode a Te O Cristo
«Se non vedete segni e prodigi, voi non credete» . Il funzionario, invece di tacere e stare zitto, va avanti e gli dice: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». E Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Sono le tre cose che ci vogliono per fare una vera preghiera. La prima è la fede: “Se non avete fede…”. E tante volte, la preghiera è soltanto orale, con la bocca, ma non viene dalla fede del cuore; o è una fede debole… La seconda condizione che lo stesso Gesù ci insegna è la perseveranza.
Alcuni chiedono ma la grazia non viene: non hanno questa perseveranza, perché in fondo non ne hanno bisogno, o non hanno fede. Prendere sul serio la preghiera, non come i pappagalli: bla bla bla e niente di più. Lo stesso Gesù ci rimprovera: “Non siate come i pagani che credono nell’efficacia della preghiera e nelle parole, tante parole” (cfr Mt 6,7-8). No.
È la perseveranza, lì. È la fede. E la terza cosa che Dio vuole nella preghiera è il coraggio. Qualcuno può pensare: ci vuole coraggio per pregare e per stare davanti al Signore? Ci vuole. Il coraggio di stare lì chiedendo e andando avanti. Questa virtù del coraggio, ci vuole tanto. Non solo per le azioni apostoliche, ma anche per la preghiera. (Omelia Santa Marta 23 marzo 2020)
Fonte: vaticannews.va.it
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