DOMENICA LAETARE – IV DI QUARESIMA – IV sett. del salterio – anno B
CANTO AL VANGELO
Gv 3,16
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
dal VANGELO secondo Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore
Il commento al Vangelo di Don L.
‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito’.
Tutto il Vangelo, tutta la teologia, tutta la fede si concentra attorno a questa parola. E’ una delle affermazioni più belle e più consolanti del Vangelo. Come dire: Io, su questa terra, posso vivere la pienezza della gioia, posso essere veramente felice, solo se riconosco l’amore di Dio per me, solo se mi lascio amare da Dio.
‘L’uomo che sperimenta se stesso come colui che è amato da Dio, scopre la gioia in Dio, che diventa la sua essenziale felicità’ (DCE 9). L’uomo non può soltanto amare da protagonista, ma deve prima di tutto lasciarsi amare. Non è facile per noi lasciarci amare. Per noi è più facile amare che lasciarci amare. Se siamo noi a fare qualcosa, questo ci gratifica. Lasciarsi amare, invece, suppone che si accetti di non fare nulla, di essere nulla. E questo non ci riesce molto.
In noi la dimensione recettiva dell’amore deve stare sempre al primo posto. Noi non siamo cristiani, perché amiamo Dio, ma siamo cristiani, perché crediamo che Dio ci ama.
Dobbiamo imparare a ricevere l’amore non solo da Dio, ma anche dagli altri. Quando si è giovani si pensa sia soprattutto ciò che noi possiamo fare per gli altri; poi la vita ti scava dentro, anche attraverso il dolore, e ti fa capire che l’amore non è solo ciò che tu puoi dare all’altro, l’amore è anche la capacità di ricevere l’altro, di dirgli grazie, di dirgli la gioia di esistere perché ti ama, di dirgli grazie perché lui esiste.
‘L’ apostolo Giovanni ci offre una formula sintetica dell’ esistenza cristiana: “Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto” (1 Gv 4,16) (DCE 1). Sta qui il centro della fede cristiana, sta qui la fonte prima della nostra felicità.
Il culmine di questo dono d’amore di Dio per noi si chiama: Gesù Cristo e questi crocifisso. Gesù, sulla croce, è il segno più alto della presenza amante di Dio. Se vogliamo sapere chi è Dio e che cos’è l’amore, dobbiamo inginocchiarci ai piedi della croce. ‘Non ti ho amato per scherzo!’ .
L’amore di Cristo sulla croce ha almeno 5 caratteristiche: 1. E’ un amore gratuito, senza calcoli; 2. E’ un amore sconfinato, verso tutti; 3. E’ un amore concreto, non a parole; 4. E’ un amore incondizionato (mi ama così come sono!); 5. E’ un amore generoso, senza misura.
Certo l’uomo per divenire una sorgente di amore ‘egli stesso deve bere sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio’ (DCE 7).
Dobbiamo imitare i bambini. Essi non hanno paura di lasciarsi amare; più amore si dà loro, più ne prendono, come fosse la cosa più naturale del mondo. Ci sguazzano dentro felici, come fanno, a volte, nell’acqua in cui la mamma fa loro il bagno.
Il mondo è oggetto dell’amore di Dio, è un valore sacro. Naturalmente non il mondo che si oppone a Dio, il mondo del peccato. Per esso il Padre offre suo Figlio. Il mondo vale il sangue preziosissimo di Gesù. Tra i due termini, Dio e mondo, che tutto dice lontanissimi, incomunicabili, estranei, il Vangelo indica un punto di incontro. Tra Dio e mondo ciò che stabilisce il contatto è l’amore di Cristo.
Malgrado i problemi che attanagliano il nostro mondo, malgrado il male che continua a mietere vittime, malgrado la nostra stoltezza che ci porta al rancore e all’odio, malgrado tutto ciò…Dio non rinuncia ad amare questo mondo, non rinuncia ad amare ciascuno di noi! Egli non si ritira mai dal mondo!
Oggi è molto facile di fronte ad un mondo in decadenza prendere la via del lamento e della fuga. E’ indispensabile recuperare un atteggiamento positivo verso il mondo considerato nella sua globalità e nella sua originalità, in modo da cogliere la bontà e il valore del mondo creato da Dio (ed era cosa buona!) ed a lui ordinato (Gn 2). Uno degli aspetti più importanti del Concilio Vaticano II (1962-1965) è stato quello di aver invitato i cristiani a guardare il mondo con simpatia e con la carità di Dio. Il mondo così com’è, “il mondo che reca i segni degli sforzi dell’uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie” ( GS 2), è amato da Dio ed il cristiano con il suo amore, deve manifestare l’amore di Dio verso tutti gli uomini. Occorre ‘stare dentro al nostro tempo con amore’ e insieme con libertà propositiva e critica. Occorre passare dal fastidio all’ interesse.
Ho la sensazione che per molti ancora oggi il fatto di essere cristiani sia qualcosa che impedisca loro di amare il mondo.
Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare. Ciò nonostante la sua venuta opera un giudizio. Di fronte alla sua rivelazione si deve scegliere: o accoglierlo o rifiutarlo. Non è Dio che ci giudica, ma siamo noi che ci giudichiamo. Accogliendo il suo amore ci costruiamo la salvezza, rifiutandolo ci costruiamo la condanna. E il giudizio non è soltanto un fatto futuro, ma presente: giorno dopo giorno ci costruiamo tenebra o luce. E le tenebre possono diventare così fitte da essere poi impermeabili alla luce. E’come di un uomo che resta chiuso a lungo in una stanza buia; posto di fronte alla luce del sole, chiude gli occhi accecato. Si è abituato alle tenebre e non sopporta la luce; si è assuefatto alla menzogna e non comprende la verità. Così è dell’uomo che opera il male. Può stabilirsi nell’animo una tale connivenza con la menzogna che la verità viene rifiutata proprio perché verità. Il Vangelo è convinto che l’agire condiziona il comprendere. Chi ha il disordine in casa non apre la finestra, perché non vuole che le sue opere cattive vengano smascherate. Chi fa il male vuole giustificarlo. Demolisce la verità e la deride. Si difende. Gesù dimostra di essere un profondo conoscitore del cuore dell’uomo. Ha ragione: solo una vita corretta permette di aprirsi alla verità. Per scoprire la verità — non una verità qualsiasi, ma la verità di Cristo — non basta l’intelligenza: occorre la pulizia del cuore e molta libertà interiore. ‘Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio’.
Si noti la precisazione delle parole di Gesù. Non dice: chi cade nelle tenebre, ma chi ‘ama’ le tenebre. Il verbo amare (agapào) indica amore, preferenza, attaccamento, scelta consapevole. Non è dunque semplicemente questione di fare il male, perché può accadere anche di fare il male per debolezza, quasi un incidente che però non denota una scelta di fondo. Non è questo che impedisce di giungere alla verità. Gesù pensa invece a coloro che amano la menzogna, la scelgono, la giustificano con ragioni apparentemente plausibili.
Un’altra precisazione: Gesù dice ‘fare la verità’. Non conoscere, ma fare. E questo perché la verità di cui Gesù parla non è un complesso di idee da imparare, ma un progetto di vita da vivere.
Veramente in certi momenti preferiamo le tenebre alla luce. E allora come vincere questa infedeltà cronica? Avendo la certezza che se an- ch’io sono infedele, Dio sarà sempre fedele a me.
Dio sembra dirci: ‘Certo, tu sei libero di dire di no, ma non puoi co- stringermi a tagliare ogni legame con te: mi interessi sempre, anche dopo i tuoi ripetuti no’. Come una madre è strettamente unita ai figli e risponde sempre con l’amore al rifiuto dei figli, così fa Dio. Dio ama te, gli interessi personalmente, continuamente e appassionatamente.
‘Guarda che Dio ti vede!’. Sotto il soffitto della mia chiesa, c’era dipinto un triangolo, con un occhio là, l’occhio di Dio, fisso, terribile, che mi incuteva spavento. Ricordo che sono perfino andato un pomeriggio, da solo, in chiesa, e lui lì sempre che mi guardava. E mi sentivo dire: “Guarda che Dio ti vede!”. Sono andato sotto l’organo e mi vedeva! Sono andato sulla porta della sagrestia, e mi vedeva! Sono andato sull’altare, e mi vedeva! C’è sempre in noi una concezione di Dio che è quella di quell’occhio enorme che ci guarda dall’alto, e che ci scruta per vedere il male che facciamo. E ci guarda per giudicarci e per con- dannarci. In qualche modo sarà vero anche questo! Però il Vangelo mi dice tutta un’altra cosa. Dice che Dio ama il mondo, che lo vuole salva- re, quel mondo dentro il quale sono anch’io, con il mio miscuglio di bene e di male’ (P. Turoldo).
‘Dio buono e fedele, che mai ti stanchi di richiamare gli erranti a vera conversione e nel tuo Figlio innalzato sulla croce ci guarisci dai morsi del maligno, donaci la ricchezza della tua grazia, perché rinno- vati nello spirito possiamo corrispondere al tuo eterno e sconfinato amore. Amen.