Cosa ci chiede oggi nel Vangelo Gesù?
Ci risponde il nostro Padre Guy
Chi è Padre Guy
Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.
Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.
Perché è in Italia
Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorrriso) di venire in Italia a Roma.
“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.
Vangelo di domenica 10 Febbraio 2019 – Meditazione di Padre Guy
L.d.M. – Padre Guy il Vangelo di questa Domenica ci dice tante cose. Su cosa dobbiamo maggiormente meditare per il nostro cammino di Fede?
P. Guy – Carissimi miei, prima di cominciare la mia meditazione, permette di salutarvi nel nome del Signore: pace e bene.
L.d.M. – Grazie Padre Guy a nome di tutta la grande famiglia della Luce di Maria. Pace e bene a te
Con Gesù tu puoi rifare la tua vita
P. Guy – In questa V domenica del tempo ordinario, il tema che vi propongo per la nostra meditazione è il seguente: “Con Gesù, tu, puoi rifare la tua vita”. Naturalmente parliamo di Gesù il Cristo, Figlio dell’Altissimo. Il brano in cui abbiamo da cui abbiamo preso questo titolo è chiamato la pesca miracolosa che ritroviamo anche nel Vangelo di Giovanni 21.
L.d.M. – Come nasce questo titolo?
P. Guy – La scelta di questo titolo è stata fatta, osservando Simone ed i suoi compagni pescatori. Questi hanno pescato tutta la notte senza prendere nulla, neanche un pesciolino. Umanamente parlando, erano stanchi, scoraggiati, quasi disperati. Ecco Gesù che dice a Pietro: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Cari fratelli e care sorelle, dopo aver lavorato tutta la notte, Simone potrebbe dire a Gesù: scusa, abbiamo pescato tutta la notte, siamo stanchi, non importunarci; non ce la facciamo più; qui non c’è più niente; ecc. Invece, la sua risposta è stata sapiente, nel senso che riconosce la stanchezza, non lo nega:«Maestro, abbiamo faticato tutta la notte». Però, per non oppone un rifiuto al Maestro e dice: «sulla tua parola getterò le reti».
Mettendo in pratica la parola del Maestro, la fatica, la tristezza, lo scoraggiamento, le inquietudini di Simone e compagni, si sono trasformati in gioia che nessuno può togliere. Ecco quello che succede quando qualcuno si confida nel Signore. Costui lo trasforma, lo riempie di grazie, di onore, lo colma di beni (Sal 71). Il Profeta Geremia dice: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua” (Ger 17, 7-8a).
L.d.M. – Questa immagine di Simone e dei suoi compagni pescatori come parla alla nostra vita?
P. Guy – Anche noi, nella ricerca del benessere, del lavoro, di una donna o dell’uomo della nostra vita, di un posto di lavoro, nell’educare i figli o le persone, fatichiamo, ci scoraggiamo è l’immagine di Simone ed i suoi compagni. Qualche volta, perdiamo la pazienza, la fede ed anche la perseveranza. Quanti hanno fatto più volte un esame a scuola o all’università? Quanti hanno gli affari che non vanno bene; Per quanti l’ospedale è diventato la seconda casa? Per tutti questi, talvolta la luce della mattina non arriva mai ed è proprio in questi momenti può venire lo scoraggiamento, la disperazione, la stanchezza. E’ normale.
Qualche volta, dimentichiamo che da soli non ce la facciamo, la nostra forza, la nostra intelligenza non bastano, ci vuole la forza dall’alto, com’è successo nell’episodio della tempesta calmata (Lc 4). Gli apostoli da soli, non hanno potuto calmare la tempesta, ci è voluto l’intervento di Gesù. Per dirvi che con Gesù si può rifare la vita, con lui, tutti questi sentimenti si trasformeranno in gioia eterna.
Prendiamo il largo e obbediamo
L.d.M. – E’ questo quello che è più difficile per noi, abbandonarci e affidarci. Cosa possiamo cercare di fare per ammorbidirci?
P. Guy – Gesù vuole prenderci dalle tenebre e portarci alla luce ma attenzione Lui non è un taumaturgo né un mago non può farlo senza la nostra volontà. Ecco perché ci chiede due cose:
1. Prendere il largo. Gesù sapeva che Simone ed i suoi colleghi, non avevano preso nulla nella pesca notturna, e chiede di “prendere il largo”, cioè di spostarsi dalla riva, dalla sponda, andare in profondità. Carissimi fratelli e carissime sorelle, se vogliamo rifare la nostra vita, facciamo come Simone: prendiamo anche noi il largo; cioè lasciamo le nostre abitudini che sono contrarie al Vangelo, lasciamo la pigrizia, l’orgoglio, la prepotenza, la routine, abbandoniamo le nostre insicurezze, incertezze. Gesù ci invita a camminare secondo lo Spirito Santo (Gal 5,16), così scopriremo nuovi orizzonti. Ricordiamoci dell’episodio di Zaccheo. Per entrare nella gioia perfetta, per ricevere la salvezza, Gesù ha chiesto a Zaccheo di scendere dall’albero: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5). Sappiamo come la vita di Zaccheo si è trasformata.
2. Obbedienza a Gesù. Questa obbedienza si caratterizza nel mettere in pratica la parola del Signore. Simone, non si è accontentato di ascoltare il suo Maestro, ma ha messo in pratica l’ordine suo: «sulla tua parola getterò le reti» (v5).
Cari fratelli e care sorelle, che cosa andiamo a fare in Chiesa? Perché compriamo la Bibbia se poi non la leggiamo? Perché non ci ascoltiamo? Il Signore ci parla in vari modi: la natura, i fratelli, le sorelle, la Sacra scrittura, ecc. Come pensiamo di avere la fede oppure, far crescere la nostra fede se non ascoltiamo il Signore che ci parla ogni giorno? Non dimentichiamo che la fede viene dall’ascolto della parola di Dio. Lo dice San Paolo ai romani (Rm 10, 17); San Giacomo da parte sua ribadisce dicendo: «non accontentatevi di ascoltare la parola di Dio; mettetela anche in pratica!» (Gc 1,22). Matteo 7, 21-29 ci insegna profondamente su quest’argomento dell’ascolto.
Le conclusioni
L.d.M. – Prendere il largo, lasciare tutto in obbedienza. E’ questo il nostro impegno per oggi?
P. Guy – Certo Carissimi. Siamo tanti a pregare il Signore chiedendogli di venirci in aiuto, in soccorso. Notte e giorno lo invochiamo perché siamo certi e sicuri che solo lui può salvarci, almeno chi crede. Siamo numerosi a cercare i miracoli, alcuni frequentano i maghi, le sette esoteriche; alcuni si fanno fare le carte. Il salmo 118 dice: «È meglio rifugiarsi [confidare] nel Signore che confidare nell’uomo» (Sal 118,8); il profeta Geremia ribadice: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore si allontana il suo cuore» (Ger 17, 5). Finché non prenderemo il largo, la nostra vita non cambierà mai. Gesù vuole trasformare la tua vita, la mia vita, la nostra vita, come ha trasformato la vita dei malati nella Sacra Scrittura. Ci chiede soltanto di ascoltarlo, con obbedienza, di seguirlo come Isaia: «eccomi Signore, mandami», oppure come san Paolo.
Ringraziamo Padre Guy per questa meditazione che speriamo possa essere di aiuto a tutti.