Cosa ci chiede oggi nel Vangelo Gesù?
Ci risponde il nostro Padre Guy con questa meditazione sul Vangelo odierno.
La meditazione del Vangelo della Domenica dell nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il messaggio contenuto nella Parola di oggi
Commento al Vangelo di Luca (Lc 4,1-13)
L.d.M. – Buon giorno Padre Guy, il Vangelo di Luca che ci viene proposto in questa I domenica di Quaresima ordinario dell’anno C, offre il celebre brano delle tentazioni di Cristo. Cosa viene a dirci oggi questa parola?
Le tre tentazioni di Cristo
P. Guy – In questa prima domenica della Quaresima, siamo invitati a meditare sulle tentazioni del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Voglio partire da un brano che ho trovato sul quotidiano Avvenire che descrive molto chiaramente cosa rappresentano queste tre tentazioni.
La prima tentazione concerne il rapporto con noi stessi e con le cose (l’illusione che i beni riempiano la vita). «Non di solo pane vivrà l’uomo». Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane dà vita ma più vita viene dalla bocca di Dio.
La seconda è una sfida aperta alla nostra relazione con Dio (un Dio magico a nostro servizio). «Buttati e credi in un miracolo». Quello che sembrerebbe il più alto atto di fede ” gettati con fiducia! ” ne è, invece, la caricatura, pura ricerca del proprio vantaggio. Gesù ci mette in guardia dal volere un Dio magico a nostra disposizione, dal cercare non Dio ma i suoi benefici, non il Donatore ma i suoi doni.
La terza infine riguarda la relazione con gli altri (la fame di potere, l’amore per la forza). adorami e ti darò tutto il potere del mondo. Il diavolo fa un mercato, esattamente il contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. È come se dicesse: Gesù, vuoi cambiare il corso della storia con la croce? non funzionerà. Il mondo è già tutto una selva di croci. Cosa se ne fa di un crocifisso in più? Il mondo ha dei problemi, tu devi risolverli. Prendi il potere, occupa i posti chiave, cambia le leggi. Così risolverai i problemi: con rapporti di forza e d’inganno, non con l’amore.
L.d.M. – Un’analisi puntuale dove tutto ruota sulla qualità dei rapporti. Prima con noi stesi, quindi con Dio e di conseguenza con gli altri. Cosa rappresentano però le tentazioni relativamente alla missione di Gesù?
P. Guy – All’inizio della sua vita messianica, Gesù riceve il battesimo come consacrazione ed investitura ufficiale da parte del Suo Padre “ e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». (Lc 3, 22).“ Le tentazioni mostrano il senso esatto del suo messianismo: né nazionalista, né politica, ma sofferente, al pari del servo di Yahve. Leggendo questo brano delle tentazioni, notiamo uno sfondo vetero-testamentario. Da una parte, la parola “deserto” ci fa ricordare il soggiorno del popolo d’Israele nel deserto (Es19-34), dall’altra parte Gesù si comporta come il nuovo Mosè ed il nuovo Israele del Deuteronomio.
L.d.M. – Cos’è il deserto?
P. Guy – Un monaco benedettino diceva: “Il deserto verso cui lo Spirito sospinge Gesù non ha un nome particolare, non corrisponde comunque a un luogo geografico, è il deserto e basta, vale a dire l’interno di noi stessi, …” Giustamente, alcuni commenti dicono che Gesù non stava di fronte al diavolo, ma di fronte a se stesso, alla sua coscienza. Tutto si svolgeva in lui stesso.
L.d.M. – Questo Suo trovarsi difronte ad una momento di così profonda introspezione è la dimostrazione del Suo essere realmente uomo?
P. Guy – Certamente, come è successo a Gesù, succede e succederà anche a noi. Noi siamo i soggetti sottomessi alle tentazioni. Nel mondo di oggi, le tentazioni sono molteplici: tentazione di fare la politica non nel senso di Platone, cioè l’arte di sapere governare; tentazione di rubare, di cadere nell’adulterio, nel peccato del pettegolezzo, della pigrizia; di vendicarsi, togliersi la vita, uccidere. E ancora abbandonare la famiglia a causa dei problemi, abortire, e cosi via.
Le quattro regole per superare le tentazioni
L.d.M. – Siamo quindi tentati ogni giorno. Allora, come fare per resistere, vincere o non cadere in tentazione?
P. Guy – Per vincere o per non cadere in tentazione ci sono quattro regole che possiamo seguire:
1. Affrontare in ogni momento il deserto del nostro cuore cioè il silenzio per conoscere le nostre capacità e incapacità, i nostri pregi, i nostri difetti, i nostri limiti, le nostre paure, diciamo ciò che ci fa paura. Purtroppo oggi, abbiamo paura del silenzio. Viviamo quotidianamente nell’inquinamento acustico, la nostra testa è piena di mille pensieri. Peraltro siamo talmente presi da tanti impegni, ci manca il tempo di fare silenzio.
2. Entrare ogni giorno nel nostro Esodo interiore, quello di essere capaci di fare memoria di ciò che il Signore ha fatto per noi, nella nostra vita, come lo abbiamo letto nella prima letture “il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani….(Dt 26,4)
3. Professando e confessando la nostra fede in Dio trino.
L.d.M. – Vale a dire credere in Dio?
P. Guy – SI. San Paolo nella seconda lettura di questa domenica ci dice: “infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati (Rm 10, 10). Cari miei, umanamente parlando è molto difficile vincere o resistere alla tentazione perché la carne è debole, solo lo spirito è forte (Mt 26,41b). Dio è fedele e non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione ci darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla (1Co 10,13).
La Preghiera
L.d.M. – Qual’è questa via d’uscita?
P. Guy – A questo si aggiunge la preghiera. La dimensione orante ci permette di acquisire altre forze per allontanare il diavolo, autore delle tentazioni. Dio non tenta, ma mette alla prova “Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand’è consumato, produce la morte” (Gc 1, 13-15).
Gesù nel Getsemani diceva ai suoi discepoli “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione” (Mt 26, 41a). Quanti di noi, oggi, hanno abbandonato la preghiera? E passano il tempo a chiedere agli altri di pregare per loro? La preghiera è un esercizio che non dovremmo trascurare. Come un cristiano può vivere senza la preghiera? Approfitto per invitarci a non cadere nella tentazione di recitare le preghiere meccanicamente. La “buona” preghiera necessita una concentrazione.
4. La Parola di Dio. “vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore” dice Mosè citato da San Paolo nella sua lettera ai Romani (Rm 10, 8).. Carissimi, mettiamo al centro della nostra vita la Parola del Signore, il “logos”. Essa è luce sul nostro cammino (Sal 118,105), è Parola di vita (Gv 6,63). “ l’uomo non si nutre soltanto del pane ma della parola che esce dalla bocca di Dio”. Le Bibbie che abbiamo sono da leggere e meditare non da nascondere. Con la potenza della Parola, Gesù ha cacciato via il diavolo. Anche noi, con la forza della parola diciamo a ogni forma di tentazione: Vattene via!
Santa Domenica
Chi è Padre Guy
Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.
Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.
Perché è in Italia
Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorrriso) di venire in Italia a Roma.
“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.