Nel Vangelo di oggi, 16 settembre, Gesù resta colpito dalla fede del centurione, che non ha alcun dubbio che il Divin Maestro guarirà il suo servitore.
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Nel Vangelo di oggi, 16 settembre, il centurione si presenta al cospetto di Gesù, chiedendogli di guarire il suo servo, malato e sul punto di perdere la vita. Gesù si offre di andare a casa sua, ma è qui che il centurione fa un gesto inaspettato. Non si sente degno di accogliere Nostro Signore nella sua casa, ma si fida totalmente della sua Parola. Non ha dubbi, e questo colpisce molto Gesù.
Allo stesso modo, anche noi dovremmo avere una fede incrollabile come quella del centurione. Essa è un esempio di come dovremmo comportarci di fronte a molte situazioni.
Lunedì della 24.ma settimana del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,1-10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «“Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Parola del Signore.
Lode a Te o Cristo.
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Commento del Papa al Vangelo odierno
Forse il riconoscimento più commovente della povertà della nostra preghiera è fiorito sulle labbra di quel centurione romano che un giorno supplicò Gesù di guarire il suo servo malato (cfr Mt 8,5-13). Egli si sentiva del tutto inadeguato: non era ebreo, era ufficiale dell’odiato esercito di occupazione. Ma la preoccupazione per il servo lo fa osare, e dice: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (v. 8). È la frase che anche noi ripetiamo in ogni liturgia eucaristica. Dialogare con Dio è una grazia: noi non ne siamo degni, non abbiamo alcun diritto da accampare, noi “zoppichiamo” con ogni parola e ogni pensiero… Però Gesù è la porta che ci apre a questo dialogo con Dio. Questa vicinanza di Dio che ci apre al dialogo con Lui. Un Dio che ama l’uomo, noi non avremmo mai avuto il coraggio di crederlo – come mai Dio ama me? – se non avessimo conosciuto Gesù. La conoscenza di Gesù ci ha fatto capire questo, ci ha rivelato questo. (Udienza generale, 3 marzo 2021)
fonte: vaticannews.va.it