“Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. Nel Vangelo di oggi Gesù si presenta alla folla come il Messia, colui disceso dal cielo per salvare l’anima di tutti attraverso il proprio sacrificio.
Provenendo direttamente da Dio ed essendone una sua estensione sulla terra, l’amore di Gesù per tutti gli uomini è reale e salvifico.
Gesù continua a spiegare alla folla qual è la natura del suo compito sulla terra. Utilizzando ancora la metafora del pastore e delle pecore spiega che tutti quelli che si sono presentati e che si presenteranno come Messia dopo di lui saranno degli impostori. Quindi svela la sua natura divina e spiega che a differenza di qualcuno che guida il popolo per mero interesse economico (una frecciata ai saggi dei farisei), lui è disposto a sacrificare persino la propria vita per il benessere del suo gregge.
Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 11-18): “In quel tempo, Gesù disse:
‘Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio'”.
In questo passo Gesù svela il proprio compito, la sua natura messianica e quello che sarà il suo destino sulla terra. Preannuncia, insomma, che porterà la salvezza tanto attesa dal popolo giudaico e che lo farà donando la propria vita. La crocifissione e la morte in croce di Cristo, infatti, non sono un atto di violenza a cui non è riuscito a scappare, ma una scelta consapevole.
Sin da principio, infatti, il Cristo è consapevole che qualcuno lo tradirà e che i saggi chiederanno la sua morte. Lui anticipa questo destino e lascia che siano gli uomini stessi a decidere se si debba o meno compiere. D’altronde se è vero che a tutti è concessa la salvezza tramite il corpo di Cristo, è anche vero che la scelta se ottenerla o meno viene comunque lasciata a libero arbitrio del singolo.
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Luca Scapatello
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