Nel passo del Vangelo odierno, Gesù spiega che il suo compito non è quello di condannare gli infedeli, ma di salvarli da un’eternità fatta di tenebre.
Chiunque crederà a queste sue parole è perché la sua fede in Dio è così forte da permettergli di scovare la luce nell’oscurità.
In questo passo del Vangelo capiamo dalle parole di Gesù che la fede in lui e nelle sue parole non scaturisce dal rapporto di fiducia che le persone instaurano con il Messia. Le persone che lo hanno seguito e che lo ritengono il Figlio di Dio, sono le stesse che hanno una sincera fede in Dio. Lo hanno riconosciuto in lui e lo riconoscono anche nelle parole di pace, amore e salvezza che pronuncia. Questo perché ogni cosa detta da Gesù è identica a come il padre gliel’ha riferita.
Dal Vangelo secondo Giovanni (12, 44-50): “In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me»”.
Gesù si annuncia come la luce che rischiara le tenebre. Il suo grido è una sveglia per coloro che sono stati fino a quel momento avvolti dall’oscurità del peccato, un invito a convertirsi e ottenere la salvezza attraverso di lui. Gesù non è giunto per condannare coloro che non credono, ma per salvarli da un’eternità di sofferenza e tristezza. A loro offre la salvezza dal peccato e la possibilità di accedere al Regno dei Cieli, dove potranno abitare al fianco di Dio come era stato progettato in origine.
La colpa del mondo, infatti, non sono i peccati commessi durante la vita, frutto dell’influsso del maligno, ma il rifiutare la parola di Cristo e l’ancora di salvezza che ha offerto. C’è tempo, finché si è in vita, di convertirsi e chiedere perdono per i peccati, ma una volta conclusa la nostra esperienza terrena sarà troppo tardi, poiché chi non ha creduto non troverà spazio nel Regno dei Cieli.
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Luca Scapatello
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