“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato”. Nel passo del Vangelo odierno leggiamo la parabola del pastore e delle pecore, con la quale Gesù faceva capire che lui era la salvezza.
Il Messia spiega che chi è venuto prima di lui non poteva permettere al popolo di Dio di ottenere l’accesso al Regno dei Cieli, ma chi lo seguirà ne avrà diritto.
Nel passo del Vangelo odierno Giovanni riporta la parabola del pastore e del ladro. Il Messia dice alla folla che le pecore ascoltano il pastore, ma non seguono pedissequamente un uomo che si è introdotto scavalcando la staccionata. Quindi per chiarire il concetto dice loro che tutti quelli che sono venuti prima di lui e quelli che lo seguiranno, non hanno l’autorità per concedere loro l’accesso al Regno dei Cieli.
Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10): “In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»”.
Cosa ci insegna il Vangelo di oggi?
Gesù si definisce “Porta per le pecore”, attraverso di lui infatti qualunque fedele potrà accedere alla beatitudine eterna. La missione di Cristo, infatti, è quella di fare convertire il mondo e con il suo sacrificio permettere la resurrezione delle anime. Dopo la crocifissione e la resurrezione, tutti noi siano uniti dallo spirito di fratellanza e figliolanza che l’Eucarestia, corpo di Cristo, veicola. Sin da quella prima Pasqua cristiana, il destino dell’uomo ed il corso della storia si sono modificati e ancora oggi beneficiamo di quel dono.
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Luca Scapatello