Nel passo del Vangelo di oggi Gesù spiega che il compito di ogni cristiano non è quello di comandare, bensì di servire il prossimo.
D’altronde lo stesso “Figlio dell’uomo” è venuto in terra non per farsi servire, ma per servire e dare la vita per salvarne molte altre.
Siamo ad un passo dal compimento della profezia, dalla salvezza del popolo di Dio. Gesù chiama a sé i discepoli e gli ripete che il loro compito è quello di consegnare il loro Maestro agli scribi e ai farisei. Questi lo dileggeranno, lo picchieranno ed alla fine lo uccideranno. Ma la loro non sarà una vittoria, sarà una sconfitta, poiché il Cristo risorgerà e salverà con il suo sacrificio i meritevoli. Infine ricorda loro che non ha importanza il potere, non ha valore il comando di un popolo, ma conta solo l’amore che si riesce a dare al prossimo.
Dal Vangelo secondo Matteo (20, 17-28): “In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»”.
Gesù enuncia il disegno divino, la conclusione della sua missione sulla terra. Una volta che il Messia sarà risorto, i nostri peccati potranno essere perdonati grazie alla sua carne. L’atto d’amore di Gesù nei confronti di tutti gli esseri umani è il dono più grande che Dio ci abbia fatto, qualcosa per cui dobbiamo rendere grazie ogni giorno. Abbiamo facoltà di bere dal suo calice e siamo invitati a vivere un’esistenza votata all’imitazione della sua vita.
Infine un ultimo consiglio. Quando la moglie di Zebbedeo gli si avvicina chiedendo che i suoi figli siedano accanto a lui nel Regno dei Cieli, Gesù risponde che questa decisione non spetta a lui. Quindi ricorda che il compito dei suoi discepoli non è quello di governare o avere incarichi importanti, bensì quello di servire gli altri. Ecco l’altro grande dono: la concezione di una vita votata a migliorare non solo i propri interessi, ma anche tutta la comunità.
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Luca Scapatello
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