Anche se la campagna vaccinale è stata avviata in tutte le Regioni d’Italia, a preoccupare adesso sono le varianti, in aumento.
La variante inglese, brasiliana e sudafricana sono quelle che mettono in allarme medici e virologi. Ma è proprio notizia di ieri che, a Napoli, è stata isolata un’altra rara variante. Ma cerchiamo di capire di cosa si tratta più precisamente.
Dopo quasi un anno, non si arresta la lotta al Coronavirus, con la campagna vaccinale e il mantenimento delle regole e distanze fra di noi, ma quello che adesso preoccupa medici e virologi, sono le varianti del Covid stesso. La più diffusa e pericolosa da noi è quella inglese, che sta attanagliando alcune Regioni d’Italia; a seguire quella brasiliana, sudafricana e da ieri, isolata a Napoli, anche un’altra rara variante.
Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta. La variante “inglese” (indicata le sigle 20B/501YD1 oppure B.1.1.7), è caratterizzata da 23 mutazioni, 14 delle quali sono localizzate sulla proteina Spike del virus. È stata individuata in Gran Bretagna a settembre, ma resa nota solo a metà dicembre dello scorso anno, ed ora è stata identificata in 33 paesi del mondo, tra cui l’Italia.
La sua mutazione rende il virus più contagioso, con un percentuale che va dal 30% al 50% rispetto ad altre varianti meno preoccupanti in circolazione. E può avere una mortalità superiore dal 30% al 70%. Questo è ciò che emerge da un documento scritto e pubblicato New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group, un gruppo di esperti inglesi che gestiscono ed assistono il loro Governo nella lotta contro questa pandemia.
Ma ciò che tutti si chiedono è: perché è più contagiosa e anche più fatale? Le analisi indicano che “probabilmente la variante B.1.1.7 è associata a un aumento del rischio di ospedalizzazione e morte rispetto all’infezione da Coronavirus non dovuta alla variante B.1.1. 7“. Oggi non è nota la causa della presunta letalità superiore della variante inglese. Le ipotesi sono quelle di una maggiore carica virale nei pazienti infettati.
In Italia, la variante inglese ha sviluppato focolai in Abruzzo, Umbria, Molise, Lombardia, Veneto e Puglia e, secondo l’indagine rapida condotta il 4 febbraio dall’ISS, è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano, almeno nell’88% delle Regioni.
Chi ne è affetto, ha gli stessi sintomi del normale Coronavirus? I sintomi sono gli stessi, senza particolari differenze e, dai primi studi, emerge anche che i vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca funzionino contro questa particolare variante.
Poi una nuova e rara variante è stata individuata proprio ieri a Napoli, la B.1.525, dai ricercatori dell’Istituto Pascale e dell’Università Federico II.
“Di questa variante al momento non si conoscono il potere di infezione, né altre sue caratteristiche come accade per molte varianti rare del virus e finora ne sono stati individuati soltanto 32 casi in Gran Bretagna, e pochi casi anche in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Mai finora in Italia” – scrive un comunicato della Regione Campania.
La nuova variante “napoletana” è stata individuata in un professionista di ritorno da un viaggio in Africa, che dal tampone è risultato positivo al Covid 19. “La sequenza del campione giunta a noi dal Policlinico Federiciano, ci ha subito insospettiti perché non presentava analogie con altri campioni provenienti dalla nostra regione.
Dopo un confronto con il gruppo del Reparto Zoonosi Emergenti dell’Istituto Superiore di Sanità, abbiamo avuto la conferma che si tratta di una variante descritta finora in un centinaio di casi in alcuni paesi europei ed africani, ma anche negli Stati Uniti. Abbiamo immediatamente depositato la sequenza nel database internazionale GISAID ed avvertito le autorità sanitarie” – ha spiegato il dott. Giuseppe Portella, ricercatore della “Federico II”.
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Fonte: tgsky24
ROSALIA GIGLIANO
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