La Chiesa concede speciali indulgenze ai fedeli nell’attuale momento contrassegnato dall’emergenza a causa del Coronavirus.
Inoltre, una nota allegata al Decreto afferma la possibilità di impartire “l’assoluzione collettiva” data “la gravità delle attuali circostanze”. “Soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando il fenomeno non rientrerà”.
I fedeli affetti da Coronavirus, negli ospedali o nelle proprie abitazioni potranno unirsi spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa. Oppure recitare il Santo Rosario. O ancora meditare la Via Crucis.
Oppure recitare altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, e altre forme di devozione, o almeno il Credo, il Padre Nostro e un’Ave Maria. Con l’offerta di questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli. Con la volontà di adempiere le solite condizioni, la Confessione sacramentale, la Comunione eucaristica e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre, non appena sarà loro possibile.
Gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus, otterranno il medesimo dono dell’Indulgenza plenaria alle stesse condizioni.
Questa Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, o per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.
L’Indulgenza plenaria può essere ottenuta anche dal fedele che in punto di morte si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico. In questo caso si raccomanda l’uso del crocifisso o della croce.
Ecco cosa spiega la Penitenzieria per quanto riguarda l’assoluzione collettiva. “Il sacerdote è tenuto a preavvertire, entro i limiti del possibile, il Vescovo diocesano. Se e non potesse subito, è tenuto ad informarlo quanto prima”. Spetta, infatti, sempre al Vescovo diocesano definire se sia lecito impartire l’assoluzione collettiva. “Determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità”.
La Penitenzieria chiede anche di valutare “la necessità e l’opportunità di costituire, laddove necessario, in accordo con le autorità sanitarie, gruppi di ‘cappellani ospedalieri straordinari’. Anche su base volontaria e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti”.
Inoltre, laddove “i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale. Si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere), e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali”. Come indicato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1452).
E conclude: “Mai come in questo tempo la Chiesa sperimenta la forza della comunione dei santi. Innalza al suo Signore Crocifisso e Risorto voti e preghiere, in particolare il Sacrificio della Santa Messa, quotidianamente celebrato, anche senza popolo, dai sacerdoti”.
E come “buona madre, la Chiesa implora il Signore perché l’umanità sia liberata da un tale flagello. Invoca l’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Misericordia e Salute degli infermi, e del suo Sposo San Giuseppe, sotto il cui patrocinio la Chiesa da sempre cammina nel mondo”.
fonte: VaticanNews
Simona Amabene
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