Continuano le indagini sullo scandalo finanziario in Vaticano che ha portato alle dimissioni del Cardinale Becciu. Ora spuntano gli audio di un incontro segreto.
Per i promotori di giustizia della Santa sede, si è trattato quindi di un’estorsione. Nell’audio si sentono chiaramente broker e dirigenti del Vaticano che dialogano in segreto all’hotel Bulgari di Milano. Si parla di tangenti e di interventi dei servizi sulla compravendita dell’edificio londinese di Sloane Avenue.
Il dialogo è avvenuto in una saletta riservata, e si sentono gli uomini discutere in maniera animata e spicciola di soldi, di affari, e le allusioni sembrano essere a tangenti. Si tratta del broker Gianluigi Torzi, il dirigente del Vaticano Fabrizio Tirabassi, e infine Enrico Crasso, gestore delle finanze della Santa Sede.
Torzi afferma: “Tu lo sai che su questa operazione c’è tutto il mondo, sì? Ci sono i servizi vostri, i servizi inglesi… questa cosa va fatta come ti dico io e nessuno si fa male, perché non è che Gianluigi è caduto dal cielo e vi ha salvato l’operazione”. Ovviamente, il punto della discussione è il mega-palazzo di Londra, che ha portato a uno scandalo nel cuore della Santa Sede che ha coinvolto la Curia Romana, fino alla cacciata del cardinale Becciu.
Si impreca, ci si scontra, anche in maniera arrogante, persino volgare. In gioco ci sono molti milioni di euro, non spiccioli. Qualcuno però, nella stanza, ha registrato di nascosto tutta la conversazione. “Fabbrì ma sai quanti cazzo di milioni ho guadagnato in vita mia, io? Porc…”, si sente dire al broker.
I soldi in ballo sono quelli della Segreteria di Stato, garantiti nientemeno che dalle finanze che la Santa Sede riserva ai poveri, ovvero l’Obolo di San Pietro. La conversazione risale al 19 dicembre 2018, soltanto due settimane dopo che il Vaticano ha raggiunto l’accordo con il finanziare Mincione.
Accordo in cui il Vaticano è uscito dal fondo del finanziere in cui erano stati investiti 200 milioni di dollari, al fine di acquistare il lussuoso palazzo in Sloane Avenue. Una manovra molto complessa che venne affidata a Torzi. Tirabassi, il laico che ha in gestione di fondi della Segreteria di Stato della Santa sede, a un certo punto dice: “tu mi hai salvato il cu** di fronte a un’operazione di cui… non ero responsabile de’ sape’ cose… e a differenza di tutti non ho preso niente”.
Il broker in quella situazione ha fatto passare alla società lussemburghese che ha rilevato il palazzo, la Gutt, mille azioni, che valgono il 3 per cento del capitale ma permettono al broker di gestire l’immobile. Questo rappresenta l’inciampo per il quale Tirabassi chiede di fare tornare il palazzo in mano alla Segreteria del Vaticano: il trucchetto era stato scoperto dai superiori.
“Siamo di fronte alla possibilità che da qui all’inizio del prossimo anno sia tutto centralizzato e questo significa che perdiamo noi il controllo come Segreteria… questo non va bene nei tuoi confronti”, dice Tirabassi, che prova a convincere Torzi a cedere le azioni.
“Quale potrebbe essere una possibile… per riconoscerti il lavoro che hai fatto?”, chiede. Così Torzi spara in alto. “Io pensavo di gestire 3-4 anni. Dammi 10 milioni e me ne vado; dammi 8 milioni, che ca**o ti devo dire… Sì, comunque me ne vado… Se mi dai 2 milioni ti dico “mi hai ca**** in mano”.
In quel momento entra in gioco un altro personaggio ancora, a cui Torzi afferma di avere dato 3 milioni e mezzo, ma ancora non è stato accertato se sia una millanteria o meno. “C’è il bonifico! Ti faccio vedere!”, dice il broker, in un passaggio a dir poco inquietante, in cui si parla di tangenti date ad altre persone per migliaia di euro.
“T’assicuro che nessuno ti avrebbe detto metti “l’immobile in mano a Gianluigi” se non c’erano determinate logiche… quindi stai sereno, il mio gioco è troppo più importante di una cazzata del genere”, dice ancora. Chiedendo a questo punto di coinvolgere la cassa del Papa nell’acquisto di un bond immobiliare a rischio.
“Domani se non ti compri Augusto io sono nella me**a”, dice, parlando di un importo pari a 8 milioni, e chiedendone 8 al rappresentante del Vaticano. A questo punto entra in gioco Crasso, gestore delle finanze vaticane, che prova a mediare. Sarà così che si consumerà il coinvolgimento di Torzi in un affare da centinaia di milioni senza alcun contratto che stabilisca quale fosse il suo ruolo.
Alla fine Torzi porterà a casa 15 milioni, nel maggio 2019. A giugno è stato arrestato per poi essere liberato otto giorni dopo.
Giovanni Bernardi
Fonte: Corriere della Sera
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