Il caso emblematico scuote la Santa Sede dall’interno, sul delicato tema del green pass, introdotto in maniera obbligatoria da questo mese, per tutto il personale che lavora all’interno dello Stato più piccolo del mondo.
Le Guardie Svizzere contrarie all’imposizione obbligatoria del green pass, come è stato deciso dal Papa, hanno deciso di non accettare la decisione e di dimettersi. Insieme a loro, altre tre sono state sospese.
Papa Francesco pensava di fare cosa buona introducendo misure particolarmente rigorose sulla “certificazione verde” all’interno del territorio vaticano, ma queste stesse regole hanno cominciato a creare i primi problemi, e ora si spera che non ne producano altri. Mentre in molti Paesi del mondo in cui è stato introdotto stanno crescendo i malcontenti, in Italia, Paese dove il premier Mario Draghi lo ha introdotto in maniera molto più stringente di qualsiasi altro luogo, le proteste crescono di giorno in giorno. Tra queste quelle di tre Guardie Svizzere.
Le proteste contro il pass anche dalle Guardie svizzere
Nella capitale romana da settimane ci sono manifestazioni, una dietro l’altra, in cui le persone che non sono d’accordo con le attuali scelte in merito al contrario della pandemia sono scese in piazza per esprimere il loro dissenso e rivendicare la loro libertà di scelta in merito al tema della vaccinazione o dell’obbligo di presentazione del certificato, ad esempio, per andare a lavorare.
Lo stesso è perciò accaduto anche in Vaticano, dove i contrari alla vaccinazione sono un numero residuale ma ci sono, e da stasera si sono anche fatti sentire con un gesto particolarmente esplicativo. La denuncia era partita da Francesco tornando dal viaggio in Slovacchia, in cui ha parlato di “cardinali in rianimazione che non credono al Covid”. Ora è però arrivata anche una defezione a dir poco clamorosa di tre guardie svizzere.
I tre militari hanno preferito rinunciare direttamente all’incarico
I tre militari, infatti, piuttosto che accettare l’imposizione hanno preferito rinunciare direttamente all’incarico. Solamente lo scorso maggio avevano infatti giurato di servire fedelmente il Papa, fino anche a offrire la propria vita per difenderlo. Ma in questo caso il giuramento non ha retto, e le motivazioni contrarie al certificato verde hanno prevalso su tutto il resto.
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Il vaccino è infatti diventato obbligatorio in Vaticano, dopo il provvedimento firmato dal cardinale Pietro Parolin, uno dei primi luoghi al mondo in cui è stato disciplinato l’obbligo vaccinale, in data 8 febbraio 2021, un apposito Decreto in materia di emergenza sanitaria pubblica.
Una scelta che le tre guardie hanno compiuto in totale libertà
Dal primo ottobre per tutti i dipendenti vaticani è obbligatorio il Green pass che può essere ottenuto non solo con il vaccino ma anche con un test negativo, come anche per tutte le persone che accedono al territorio in Vaticano. Ma le Guardie svizzere sono costantemente a stretto contatto con il Papa stesso, per cui per il loro caso specifico si è ritenuto che il tampone non bastasse, di conseguenza è richiesto il vaccino obbligatorio.
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Tuttavia, tra queste mancavano ancora all’appello sei guardie. Tre di loro hanno alla fine optato per iniziare il percorso per la vaccinazione, quindi al momento si trovano ad essere sospesi dalle loro funzioni fino a quando non avranno completato il ciclo vaccinale. Ma non è stato lo stesso per le altre tre, come ha raccontato il giornale svizzero Tribune de Geneve. Le guardie hanno lasciato il loro servizio “liberamente”.