Il pontefice ha invitato i fedeli a chiedere a Dio di riuscire a mantenere coerenza tra il reale e le apparenze.
Nel corso di questa prima settimana di Quaresima (periodo che dura 40 giorni), papa Francesco ha continuato la sua catechesi sul Padre Nostro parlando della seconda invocazione, ma ha anche celebrato la messa del mercoledì delle ceneri e tenuto un’omelia da Casa Santa Marta. In quest’ultima occasione è tornato a parlare di ipocrisia dei fedeli, un tema molto importante che è emerso con decisione durante il sinodo dei Vescovi e che il Santo Padre non perde occasione di criticare.
In molti si limitano a seguire le regole contenute nel Vangelo in maniera pedissequa senza riflettere sul significato di quelle parole. Le stesse persone a cui si riferisce il papa sono quelle che si sentono sante solo perché pregano quotidianamente e vanno a Messa la domenica, quelle che reputano chi non fa come loro degli stupidi che non hanno capito nulla. A loro si rivolge papa Francesco spiegandogli che un simile atteggiamento non è cristiano e non li rende più giusti di coloro che non seguono i dettami del Vangelo. Il vero cristiano, dice il Santo Padre, è colui che riconosce le proprie colpe ed i propri peccati e che, quando gli vengono fatti notare, risponde: “Ma sì, peccati abbiamo tutti”.
Il Santo Padre fa un identikit del cristiano, spiegando come questo preghi nel silenzio della sua camera, lontano da occhi indiscreti, compia buone azioni senza cercarne il merito e riconosca i propri peccati senza cercare di apparire diverso da quello che è in realtà. Questo perché il cristiano riconosce il valore del reale e sa che mentire su se stessi è un peccato. Papa Francesco a conclusione di questa riflessione ribadisce: “La realtà deve essere unita all’apparenza”.
Per far comprendere meglio il messaggio il pontefice fa un esempio di incoerenza molto diffuso e dice: “Tanti cristiani, anche cattolici, che si dicono cattolici praticanti, come sfruttano la gente! Come sfruttano gli operai! Come li mandano a casa all’inizio dell’estate per riprenderli alla fine, così non hanno diritto alla pensione, non hanno diritto ad andare avanti. E tanti di questi si dicono cattolici: vanno alla Messa la domenica … ma fanno questo. E questo è peccato mortale! Quanti umiliano i loro operai”.
A loro e a tutti gli altri cattolici, il papa chiede di riflettere sulle proprie azioni e chiedere a Dio, specialmente in questo periodo di Quaresima, di ricevere il dono della coerenza, in modo tale da poter unire il formale, ovvero il modo in cui appariamo agli altri, al reale, ovvero il modo in cui siamo realmente. Il messaggio di fondo, insomma, è diretto a quei praticanti che si sentono con la coscienza apposto solo perché vanno a Messa, su di loro il papa si era già espresso non molto tempo fa, dicendo che le loro colpe superano quelle degli atei.
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Luca Scapatello
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