Il primo ministro del Lussemburgo, arrivato in Italia, ha fatto visita alle più alte cariche dello Stato ed in seconda istanza si è fermato a porgere gli omaggi in Vaticano. Ad una primo sguardo non vi è nulla di eclatante, ogni capo di stato quando giunge in Italia si sofferma sia a Montecitorio che in Vaticano, ma c’è un particolare su cui nessuno o quasi si è voluto soffermare: il primo ministro era accompagnato da un uomo che non solo è il suo amante, ma che lui presenta come suo Marito.
Sicuramente non è anormale che una simile visita venga fatta in tali termini al governo italiano, ben altra cosa è la visita nella casa del Papa. Sebbene la chiesa rimanga apertamente contraria al matrimonio omosessuale e all’adozione, il messaggio consegnato ai fedeli con la visita del Primo ministro del Lussemburgo e di suo “Marito” è totalmente contrastante con quello che ogni giorno viene affermato dal Papa, il quale ha ribadito l’importanza del matrimonio e della famiglia tradizionale non più di una settimana fa nella missiva inviata al Cardinale Farrell.
La visita del politico lussemburghese cambia le direttive di base della Chiesa Cattolica? Ciò che sembra in aperto contrasto con la politica della Curia Romana in realtà potrebbe essere un semplice misunderstanding: il Vaticano come qualsiasi altro stato ha degli obblighi sociali da rispettare che vanno oltre la semplice dottrina, il che implica che il rifiuto ad una visita di cortesia avrebbe potuto creare non pochi problemi diplomatici.
Eppure i fedeli laici si sono sentiti smarriti ed offesi da questa apertura ed hanno denunciato il fatto come un evidente debolezza della Chiesa nei confronti delle politiche progressiste moderne, un esempio di come è stata percepita dai fedeli la visita di Xavier Bettel e compagno ci viene fornita sulle pagine de ‘Il Timone’, dove il redattore afferma: “Solo qualche anno fa sarebbe stato del tutto inconcepibile e non solo in Vaticano. Sono sempre esistiti ovviamente politici e anche capi di Stato omosessuali: ma nella loro vita privata. Poi si è passati alla denuncia pubblica. Poi al “matrimonio”. Ora all’ufficializzazione internazionale del “matrimonio”.
Da questa frase pare che l’unico problema sia la pubblicizzazione dello status sessuale e coniugale, ma il redattore sottolinea come è il cambio di prospettiva che ha indotto i capi di governo ad essere arrendevoli all’opinione pubblica. Questa inversione di paradigma non salva nemmeno la Chiesa che da creatrice di morale è divenuta, secondo il giornalista, soggetta alla morale altrui. Insomma ci troveremmo di fronte alla caduta dei vertici della Chiesa come difensore delle istanze tradizionali di cui si fa portatrice, ovvero di fronte alla dissoluzione di tutta l’istituzione.
L’articolo de ‘Il Timone’ si chiude con un invito alla lotta rivolto ai fedeli laici affinché la battaglia per la salvaguardia della famiglia non venga mai abbandonata, ma la visita rappresenta veramente l’emblema della confusione che regna nella Chiesa o si sta facendo del catastrofismo?