Un video dello scandalo è stato pubblicato in queste ore, riguardante il processo che si è aperto in Vaticano sulla dolorosa vicenda del Palazzo di Londra e dei soldi persi per un raggiro ai danni della Santa Sede.
L’imputato numero uno, interrogato dai magistrati, avrebbe provato a discolparsi tirando in ballo, in questa vicenda, nientemeno che la decisione della persona che siede più in alto di tutti.
Vale a dire il Papa. Il video è stato pubblicato in esclusiva dal Corriere della Sera, e si VEDE Monsignor Perlasca dentro la Città del Vaticano, in una stanza della Gendarmeria, mentre sta raccontando la sua versione dei fatti alla magistratura.
Chi è Monsignor Perlasca
Monsignor Alberto Perlasca è la figura centrale dello scandalo legati ai soldi dell’Obolo di San Pietro che sarebbero stati utilizzati nell’ambito di una frode legata all’acquisto di un imponente palazzo nel centro di Londra, che ha portato all’arresto del broker molisano Gianluigi Torzi.
A Torzi sono stati contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, reati per i quali la Legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione. Al centro dell’inchiesta il Palazzo di Londra, che anticamente fungeva da magazzino di Harrods e situato nell’esclusivo quartiere di Chelsea, a due passi da Sloane Avenue, centro mondiale dello shopping e dove si recano oltre 15 milioni di visitatori all’anno.
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Il palazzo, di cui sono state conservate solo le facciate mentre per il resto è stato ricostruito negli anni novanta, si trova al civico 60 di Sloane Avenue, a due passi dalla fermata di Sloane Square. A venderlo al Vaticano, dirottando i soldi che si pensava dovessero venire impiegati per un investimento nell’estrazione di petrolio offshore in Angola, è stato il finanziere Raffaele Mincione.
Come si è sviluppato lo scandalo del palazzo di Sloane Avenue
La Segreteria di Stato ha sottoscritto le quote di un fondo, Athena Capital Commodities Fund, che faceva capo a Mincione, e alla fine di tutto secondo le accuse il Vaticano ci avrebbe perso parecchi soldi dell’Obolo di San Pietro, che invece di essere messi al sicuro nel mattone sarebbero finiti a finanziare operazioni dubbie che facevano capo al finanziare.
Il Vaticano al 30 settembre 2018 aveva già perso 18 mln di euro rispetto al valore dell’investimento iniziale, pare però che oltre a questo la Santa Sede avrebbe infatti versato a Mincione altri 40 mln di euro, al fine di rimediare al danno e acquisire l’intera proprietà del palazzo.
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La Gutt ha cessato ogni attività ed è stata radiata dal Registro delle Imprese lussemburghese. Il Vaticano ha dovuto sborsare altri 15 milioni di euro per acquisire la proprietà dell’immobile. In tutto, secondo le accuse, la Santa Sede ha sborsato oltre 350 milioni di euro per un palazzo Mincione aveva acquisito, nel 2012, per 129 milioni di sterline.
Il video diffuso in esclusiva in cui si sentono le parole del religioso
Dal video diffuso dal Corriere in esclusiva, in cui si vede la deposizione del monsignore davanti ai magistrati del Papa, emerge un confronto molto duro, quasi drammatico, in quanto si tratta del testimone chiave della vicenda oltre che accusato principale. In questa testimonianza il Monsignore avrebbe così raccontato anni di gestione delle finanze vaticane, visto che è stato per dieci anni, fino al 2018, il capo dell’ufficio che gestiva l’Obolo di San Pietro.
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Il processo si è aperto a luglio. Nell’inchiesta si ipotizzano i reati di truffa, estorsione, appropriazione indebita, riciclaggio. Il Corriere spiega che nel racconto fatto dal sacerdote ci sono dettagli su ingenuità, incapacità, ignoranza tecnica nella gestione dei soldi, e ora si cercherà di capire se ci sono anche in ballo tangenti o soldi rubati.
Il passaggio più delicato di tutta la vicenda è quello che riguarda il riferimento a Papa Francesco. Secondo il Monsignore, sarebbe stato proprio il Papa a dare il via alla trattativa con Gianluigi Torzi, il broker accusato dagli inquirenti vaticani, tra l’altro, di estorsione. Un punto estremamente delicato, e bisognerà capire che cosa c’è di vero nelle parole del Monsignore, e che cosa invece di spudoratamente falso.
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Le parole sconvolgenti del prelato che ora rischia molto
Una volta che il Vaticano capì infatti che l’affare del palazzo stava andando male, ruppe con Mincione e si affidò allo sconosciuto broker Gianluigi Torzi. L’accusa afferma che quest’ultimo si è impossessato di fatto dell’immobile grazie a un contratto firmato da Perlasca. Un pasticcio di cui il Monsignore rischia di pagare le conseguenze, dopo essere già stato allontanato da Monsignor Edgar Pena Parra, il successore Sostituto di Stato del cardinale Becciu, defenestrato dal Papa nel settembre 2020.
Torzi viene liquidato con 15 milioni di euro, ma Perlasca non ci sta a passare per colpevole di tutto e tira in ballo addirittura il Papa. Affermando che la sua linea sarebbe stata più dura di quella del Pontefice. “Io ero per denunciare, la mia posizione era più intransigente”, afferma. E spiega, con il dito puntato in alto, parlando cioè del Papa: “L’indicazione dall’alto era di trattare“.
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Gli inquirenti, sbalorditi e allibiti dalle sue parole, nel video subito rispondono con veemenza: “Non può dire queste cose, siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto che cosa è accaduto e di tutti posso dubitare fuorché del Santo Padre! Il Santo Padre è stato tirato in mezzo!“. Quattro mesi dopo queste parole, a fine agosto, Perlasca ricompare davanti agli inquirenti e depone senza avvocato. Collabora cioè con i magistrati. In attesa di capire come finirà questa dolorosa vicenda.