Alla vigilia della Domenica della Divina Misericordia, che la Chiesa celebra nella seconda domenica di Pasqua, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet: “Diventare misericordiosi significa imparare ad essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato”. Due gli appuntamenti che il Papa dedica a questa festa e a quanti aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia: una veglia di preghiera questa sera alle 18.00 in Piazza San Pietro e domani mattina la Messa alle 10.00, sempre in Piazza San Pietro.
Durante la veglia di questa sera il Papa pregherà il Padre della misericordia perché “estenda ad ogni uomo il dono della salvezza”. Si pregherà inoltre perché Dio avvolga con la sua misericordia i cristiani perseguitati, quelli che vacillano nella fede, quanti hanno smarrito la speranza o che non sanno amare, i cristiani prigionieri della mentalità mondana.
Si pregherà il Signore perché rinnovi la sua misericordia nella vita delle famiglie e degli sposi, nel cuore dei bambini feriti e violati, nelle attese dei giovani e nell’abbandono confidente degli anziani; perché raggiunga con la sua misericordia gli increduli, i violenti, i seminatori di odio e quanti opprimono la dignità dell’uomo; perché consoli con la sua misericordia le persone abusate e sfruttate, i profughi e gli esiliati.
Ieri, il cardinale Walter Kasper è intervenuto al Congresso apostolico europeo della Misericordia che si sta svolgendo nella Basilica romana di Sant’Andrea della Valle. Se Dio è diventato uno straniero soprattutto in Europa e nel nostro mondo occidentale – ha detto – è colpa anche dei cristiani perché forse presentano un Dio che punisce e fa paura piuttosto che un Dio della Buona Notizia del Vangelo. “Oggi – come dice Papa Francesco – è il tempo della misericordia” e “la Chiesa oggi è chiamata essere un ospedale di campo”. Che non vuol dire buonismo, perché Dio prende sul serio il male e i peccati perché “la misericordia non toglie le verità della fede, anzi le fonda”.
La vera misericordia – rileva ancora il porporato – “ci apre la strada per la nuova evangelizzazione” perché significa incontrare Gesù “nei poveri, negli affamati, assetati, rifugiati, e in tutti i miei fratelli e sorelle bisognosi”. I santi sono quelli che hanno preso sul serio la misericordia di Dio. E conclude: “Se la Chiesa non è richiusa in se stessa, una chiesa solo per un’élite, che si crede il Resto santo, che si distacca dalla massa cosiddetta perduta, ma una Chiesa dalle porte aperte, soprattutto una chiesa povera per i poveri, una Chiesa in uscita, una chiesa missionaria, che sa che non è possibile parlare di Dio, il cui nome è misericordia, senza vivere la misericordia”, se non è una Chiesa “del dito morale alzato, ma dalla mano tesa”, solo allora “potrà irradiare un raggio di luce e di calore nel nostro mondo”.
fonte:radiovaticana
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