Capita spesso di leggere testimonianze, appelli, semplici lettere di sostegno, inviate ai giornali. Quella del signor Fabrizio Floris, al direttore di un noto giornale, mi sembra molto toccante, poiché parla della deprimente sensazione di inutilità che spesso, anche noi cristiani, proviamo (o abbiamo provato), di fronte alle tante difficoltà cui la crisi economico/politica/umanitaria del Paese ci pone.
Nonostante la fede e la consapevolezza di essere preziosi agli occhi di Dio, i “fatti umani” ci tolgono dignità e ci sfiancano, facendoci sentire annullati, proprio in quelle capacità personali, abilità distinguibili, che invece vorremmo dessero senso alla nostra esistenza e al lavoro quotidiano. Se la mortificazione è tanta, la speranza, che la nostra “buona intenzione”, il nostro impegno, trovi spazio e appagamento, in mezzo alle storture e al declino dei valori morali, deve essere ancora più grande.
“… La Quaresima inizia con il rito delle ceneri ed è abbastanza semplice ricevere un po’ di polvere sulla testa, più difficile rendersi conto di essere tu stesso quella polvere. Ne ho avuto la chiara percezione (…) quando sono stato licenziato: spazzato via come polvere. Così spaesato e senza sentimenti ho riscritto la bellissima poesia del poeta Tagore: “Cosa fai in questo ufficio buio dalle porte chiuse? Apri gli occhi e guarda: non è qui la tua gioia. Non è nelle carte, nei libri e nei progetti dei burocrati. E’ con la gente che sta sotto il sole e la pioggia, che cammina nelle strade, in coda davanti alle mense, sotto i portici a ripararsi dal freddo, levati quel manto di sapienza e scendi con loro nella polvere delle strade.” E’ così che avrei voluto fare, ma non ne ho la forza. Polvere della polvere della mia storia”.
Se la Quaresima si chiede un atto di umiltà, per fare ammenda di ogni nostro comportamento superfluo, è anche vero che il mondo spesso ci umilia, per non voler riconoscere le nostre capacità, dandoci in pasto, senza pietà, alla società del profitto a tutti i costi.
Nel corso degli ultimi anni, tanti professionisti e anche molti giovani neo laureati, hanno perso la vita, oltre al lavoro, a causa di una disperazione totalitaria, che vietava loro di ritrovare la giusta e serena misura delle cose.
Quella disperazione ci fa supporre che non ci sia via di scampo, che, nonostante i nostri sforzi, gli studi o la fatica, ci verrà negato il necessario.
Che la Quaresima, appena iniziata, che oggi ricorda il primo Venerdì, (in molte parrocchie si riflette sulla Via Crucis), ci insegni a non cedere, se non all’amore misericordioso del Padre che ci guarda, specialmente quando siamo a terra agonizzanti, a causa del mondo.
Antonella Sanicanti
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