Il Papa si è rivolto soprattutto ai giovani svelando loro il segreto per fare grandi cose nella vita e raggiungere i veri grandi traguardi.
Papa Francesco a Venezia incontra donne detenute in carcere, giovani, artisti e fedeli di tutta la regione. La giornata è stata piena di volti e di storie. Dal dolore di chi è in carcere alla creatività di produce bellezza, alla forza dei protagonisti del futuro.
La Celebrazione della Messa e del Regina coeli sono stati il cuore pulsante della visita.
Le prime parole che pronuncia il Papa alle detenute sono molto incoraggianti. Dichiara con franchezza che sarà lui ad uscire più ricco da questo incontro. Non nasconde che il carcere sia una dura realtà, ma può anche essere l’occasione di un nuovo inizio, di guardare con coraggio alla propria vita, rimuovere il male e ripartire sotto una nuova luce. Invita tutte le donne detenute ad avere il coraggio di rinascere anche dai propri sbagli.
Nell’incontro con gli artisti li esorta a collaborare con la loro arte a “liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa “fobia dei poveri”. Dietro a queste antinomie c’è sempre il rifiuto dell’altro. C’è l’egoismo che ci fa funzionare come isole solitarie invece che come arcipelaghi collaborativi”. L’arte può contribuire a rinnovare la cultura e quindi il futuro.
È ai giovani, che il Papa svela il segreto per raggiungere i grandi traguardi nella vita: la costanza. Infatti per lui costanza e perseveranza danno risultati nella vita. Soprattutto se portano a collaborare con gli altri, a stare insieme con le persone. I grandi traguardi non si raggiungono in un attimo. Ma i giovani di oggi sono avvinti da una forte tentazione, che viene dal mondo digitale. Per questo li esorta a spegnere la tv e aprire il vangelo, lasciare il cellulare e incontrare le persone. Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano, la relazione prima di tutto. Questo oggi è il coraggio di andare contro corrente. Non essere professionisti compulsivi del digitale ma creatori di novità.
Venezia ci dice che solo remando con costanza si va lontano. La costanza premia anche se costa fatica, questo è rialzarsi, È lasciarsi prendere per mano da Dio, per andare e farsi dono agli altri, è la capacità di innamorarsi, ed è la cosa più bella nella vita. Andare incontro camminare, balzare avanti. Dio ci ha dato tutto e noi siamo suoi figli perché viviamo cose belle. Tutti dobbiamo essere creatori di bellezza, fare qualcosa che prima non c’era. È forte l’esortazione: “Date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile. Andate e donatevi senza paura. Alzati, apri il cuore a Dio abbraccialo, prendi in mano la bellezza che sei e vai, cerca chi è solo, colora il mondo con la tua creatività, dipingi di Vangelo le strade della vita. Alzati e vai”.
Gesù è la vite e noi i tralci, il Padre misericordioso lavora alla nostra vita perché sia ricolmo di frutti, ecco perché nel Vangelo di oggi ci esorta a mantenere il legame indistricabile con Lui. Solo chi resta unito a Gesù porta frutto. “Rimanete” significa mantenete vivo il legame con me. La metafora della vite esprime la cura amorevole di Dio per noi ci mette in guardia se spezziamo questo legame col Signore rischiamo di diventare rami secchi, che vengono gettati via.
Venezia ha una lunga storia legata al lavoro del vino, ha numerosi vigneti, ovunque. In questa memoria della vite e del vino non è difficile cogliere il messaggio di oggi. Il legame con Gesù non imprigiona la nostra libertà, ma ci apre ad accogliere la linfa di Dio e aumenta la gioia. Solo Dio può far rinascere il nostro cuore che per le difficoltà si può inaridire. Venezia è tutt’uno con le acque su cui sorge, senza cura di tutto questo potrebbe cessare di esistere.
Come Venezia anche noi siamo immersi nella sorgente della misericordia di Dio, rinati nell’acqua del battesimo, in noi scorre la linfa dell’amore di Dio, ma se non ce ne prendiamo cura, tutto è perduto. Rimanere non è staticità, passività, rimanere nel Signore significa crescere sempre, in relazione con Lui e seguirlo sulla strada del Regno di Dio, è metterci in cammino dietro lui, lasciarsi provocare dal Vangelo e diventare testimoni del suo amore. Il frutto di cui parla Gesù è gioia, amore, pace, benevolenza.
Non poteva mancare la preghiera per i popoli che soffrono in questo momento sparsi per il mondo e l’appello alla pace da questa città crocevia di popoli e culture, luogo di incontro e confronto. Il Dio della pace illumini i cuori perché cresca la riconciliazione.
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