La Corea del Nord da qualche mese a questa parte è la prima preoccupazione in ambito di sicurezza internazionale. Il piano di rafforzamento nucleare del suo esercito, infatti, preoccupa le nazioni occidentali e quelle confinanti che in più di un’occasione hanno minacciato Pyongyang di un intervento militare qualora non avessero posto fine ai test nucleari e balistici (di oggi la notizia che le Nazioni Unite hanno approvato delle nuove sanzioni). Il leader coreano Kim Jong-un non sembra preoccuparsi delle sanzioni inflitte o delle manovre militari di Giappone, Corea del Sud, Cina e Stati Uniti ai suoi confini e non solo continua il suo piano di rafforzamento militare ma passa al contrattacco minacciando gli Stati Uniti e le forze alleate di ripercussioni gravi. Il timore, dunque, è che si possa scatenare un conflitto nucleare potenzialmente devastante.
I rappresentanti di ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) in questi giorni hanno mandato un report attraverso il quale fanno sapere che oltre a rappresentare un pericolo a livello internazionale, la Corea del Nord è anche un luogo in cui vengono minate le libertà personali e calpestati i diritti civili. Vittime della repressione di Pyongyang sono le classi sociali considerate “Ostili”: la società coreana è suddivisa in classi etichettate in base alla fedeltà al regime di Kim. Tra le classi ostili, fa sapere ACS, ci sono anche i cristiani, ritenuti come al tempo degli shogun in Giappone delle spie occidentali, un’arma dell’occidente per ledere lo stato e l’ordine sociale.
La prima denuncia delle atrocità subite dai cristiani in Corea del Nord era stata portata avanti dalle Nazioni Unite nel 2014. In un report presentato alla commissione ONU sui diritti umani si leggeva che erano circa 400 mila i cristiani perseguitati e reclusi in un campo di concentramento per aver organizzato delle preghiere collettive o manifestazioni religiose. A questi dati l’associazione cattolica che si occupa di salvaguardare i diritti dei cristiani nel mondo (l’ ACS appunto) ha aggiunto che la reclusione è solo l’ultimo dei problemi, dato che i cristiani vengono quotidianamente sottoposti “ad Aborti forzati, torture, privazioni di cibo e crocifissi” solo perché trovati in possesso di una Bibbia o di un crocifisso.
Esattamente come nel Giappone degli imperatori, i sacerdoti vengono arrestati con l’accusa di sobillare il popolo contro il regime, quindi imprigionati e costretti ai lavori forzati come azione dimostrativa. Sono tre i casi più recenti: nel 2015 Hyeon Soo Lim, sacerdote canadese di origine coreana è stato condannato all’ergastolo solo per aver celebrato la Messa; nello stesso anno subirono la medesima sorte i due sacerdoti Kim Kuk Gi e Choe Gun Gil, accusati di spionaggio solo perché di origine sud coreana; nel 2016, infine, Kim Dong Chul (missionario sudcoreano) è stato condannato ai lavori forzati sempre per spionaggio.