Su chi fossero i Magi, sulla vera origine della Stella cometa e sulla vera storia dell’Epifania, Gesù ne svela il mistero alla mistica Agreda.
Maria di Gesù di Ágreda, al secolo María Coronel y Arana (Ágreda, 2 aprile 1602 – Ágreda, 24 maggio 1665), fu una religiosa e mistica spagnola, dell’ordine delle monache Concezioniste francescane. Fu una mistica mariana e scrittrice, della quale è in corso il processo di beatificazione: dalla Chiesa cattolica le è stato attribuito il titolo di venerabile.
La mistica Maria Agreda ricevette numerose rivelazioni, insieme a moltissime altre che lei racchiuse in varie opere, tra cui la “Mistica città di Dio”. In questo estratto ci svela il momento dell’Epifania, cioè della manifestazione del Signore e di come i Magi accorsero ad adorarlo.
“I tre re Magi, che vennero in cerca del bambino Gesù – racconta la mistica Maria Agreda – erano nativi della Persia, dell’Arabia e di Saba, regioni che si trovavano ad oriente della Palestina. La loro venuta fu profetizzata specialmente da Davide e prima di lui da Balaam […]
Questi tre re erano molto sapienti nelle scienze naturali ed istruiti nelle Scritture del popolo di Dio; per la loro sapienza furono chiamati Magi. Per la conoscenza dei testi sacri e per i colloqui avuti con alcuni ebrei, giunsero a credere nella venuta del Messia, che Israele aspettava. Erano inoltre uomini retti, sinceri e molto giusti nel dirigere i loro stati; e poiché questi non erano tanto estesi come i regni dei nostri tempi, li governavano con facilità essi stessi ed amministravano la giustizia come re saggi e prudenti, dato che questo è l’ufficio che compete al re.
Perciò, lo Spirito Santo dice che Dio tiene il suo cuore in mano per dirigerlo, come un canale d’acqua, dovunque egli vuole. […]
Già si è detto come nella medesima notte in cui nacque il Verbo incarnato essi furono avvisati della sua nascita nel tempo per ministero dei santi angeli. […]
Furono elevati ed accesi di grande amore e desiderio di conoscere Dio fatto uomo, di adorarlo come loro creatore e redentore, di servirlo con più sublime perfezione; li aiutavano molto per tutto questo le eccellenti virtù morali che avevano acquisito, perché con esse si trovavano ben disposti a ricevere la luce divina.
Dopo questa rivelazione del cielo ricevuta in sogno, i tre re si svegliarono […]
Immediatamente tutti e tre, guidati singolarmente da un medesimo spirito – prosegue nella sua rivelazione la mistica Maria Agreda – determinarono di partire senza indugio per la Giudea in cerca del bambino Dio per adorarlo. Prepararono i tre doni da portargli: oro, incenso e mirra in quantità uguale, perché in tutto erano misteriosamente guidati; e, senza avere parlato fra sé, si trovarono concordi nelle determinazioni e nelle disposizioni. […]
Nel medesimo tempo il santo angelo, che partito da Betlemme si era recato dai re, formò dall’etere una stella luminosissima, benché non grande come quelle del firmamento, perché bastava che fosse visibile da tale distanza, tanto da indirizzare e guidare i santi re fino alla grotta dove stava il bambino Dio.
Aveva, però, un chiarore nuovo e diverso da quello del sole e con bellissima radiosità riluceva di notte come torcia luminosissima e di giorno si manifestava tra lo splendore del sole con straordinaria attività.
All’uscire dalla propria casa questi re, benché ciascuno da un luogo diverso, videro la nuova stella, anche se era una sola, perché fu collocata a distanza ed altezza tali da poter essere vista da tutti allo stesso tempo. Incamminandosi tutti e tre dove li invitava la miracolosa stella, si vennero a riunire in breve tempo. […]
I Magi proseguirono il loro viaggio guidati dalla stella, senza perderla di vista finché giunsero a Gerusalemme. Per questo, come anche perché quella era la città più grande e la capitale dei giudei, stimarono che essa fosse la patria dove era nato il loro legittimo e vero re.
Entrarono nella città e domandarono pubblicamente di lui, dicendo: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». Questa novità giunse all’orecchio di Erode, che in quel tempo, benché ingiustamente, regnava in Giudea e dimorava in Gerusalemme. […]
Erode, conosciuto il luogo in cui era nato il nuovo re d’Israele e meditando da quel momento di ucciderlo, licenziò i sacerdoti e chiamò segretamente i Magi per informarsi circa il tempo in cui avevano visto la stella che annunciava la sua nascita. Siccome essi glielo manifestarono con sincerità, disse loro con nascosta malizia: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
I Magi partirono e l’ipocrita re restò perplesso ed angosciato – rivela ancora la mistica Maria Agreda – per i segni tanto certi della nascita nel mondo del legittimo Signore dei giudei. […]
Quando uscirono da Gerusalemme, i Magi ritrovarono la stella che avevano perso al loro ingresso in città. Con la sua luce giunsero a Betlemme, alla grotta della nascita. La stella trattenne su di essa il suo corso e si abbassò entrando per la porta e, diminuendo la sua dimensione, non sparì se non dopo essersi posta sopra il capo del bambino Gesù; allora lo circondò tutto con la sua luce e subito la materia di cui era formata si dissolse. […]
La divina Madre, con il neonato Dio tra le braccia, attendeva i devoti re; aveva incomparabile modestia e bellezza, e lo splendore del suo volto rivelava in quell’umile povertà indizi di maestà più che umana. Il bambino Dio spargeva un fulgore ancora più intenso, per cui tutta quella grotta era divenuta un cielo.
I tre re orientali entrarono in essa ed alla prima vista del Figlio e della Madre rimasero a lungo meravigliati e pieni di stupore. Si prostrarono poi a terra ed in tale posizione riverirono ed adorarono il bambino, riconoscendolo come vero Dio e vero uomo e come redentore del genere umano.
Alla vista e alla presenza del dolcissimo Gesù furono di nuovo illuminati interiormente dal potere divino. […] Quindi, si alzarono in piedi e subito si congratularono con la loro e nostra Regina per essere madre del Figlio dell’eterno Padre, arrivando a venerarla genuflessi.
[…] «Il mio spirito gioisce nel Signore e l’anima mia lo benedice e lo loda, perché tra tutte le nazioni vi ha chiamati e scelti per arrivare a vedere con i vostri occhi ed a conoscere colui che molti profeti e re hanno desiderato vedere, ma non hanno visto, cioè il Verbo eterno incarnato. Magnifichiamo e lodiamo il suo nome per i suoi misteri e per la misericordia che usa verso il suo popolo. Baciamo la terra, che egli santifica con la sua presenza regale».
A queste parole di Maria santissima – aggiunge la mistica Maria Agreda – i tre re si umiliarono di nuovo, adorarono il bambino Gesù e riconobbero il grande beneficio della nascita del sole di giustizia per illuminare le loro tenebre.
Fatto questo, parlarono a san Giuseppe, esaltando la sua felicità nell’essere sposo della Madre di Dio, e per lei si congratularono con lui, compassionando tanta povertà ed ammirando che in Maria fossero racchiusi i maggiori misteri del cielo e della terra. […]
Li seguivano molti, ma solo i Magi ricevettero gli effetti della luce e della grazia. […] I re si licenziarono e partirono, mentre Maria santissima e Giuseppe rimasero soli con il bambino, dando gloria a sua Maestà con nuovi cantici di lode, perché il suo nome cominciava ad essere conosciuto ed adorato dalle genti. […]
(Da “La Mistica città di Dio”, Maria Agreda)
Elisa Pallotta
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