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Il vergognoso business del traffico di organi

 

Una grave situazione è stata denunciata dal nostro Pontefice, in seguito ad un Summit in Vaticano con dottori provenienti da tutto il mondo. Un fatto gravissimo e di portata mondiale che avviene da troppo tempo e di cui si parla raramente: il traffico illegale degli organi, che in molti Paesi e diventato un business.

“Tanti bambini in Argentina, con queste lunghe cicatrici sulla schiena“ -dice Papa Francesco. “Vi autorizzo a dire che il Papa e la Chiesa ritengono la vendita di un organo umano un atto immorale. Un crimine contro l’umanità. La donazione è e deve essere un atto d’amore.”.  

Gli organi in questione vengono prelevati da persone vive o appena decedute, senza alcun consenso, in seguito a minacce, rapimenti o addirittura omicidi, tutto per soddisfare le richieste numerosissime di chi ha bisogno di un trapianto per sopravvivere.

Spesso si tratta di dare una vita in cambio di un’altra, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che ogni anno i trapianti legali sono 118.000, ma ne servirebbero 1.000.000.

Gli organi più ricercati sono reni, fegato e cuore, da cui si ricavano circa 15.000 dollari a “pezzo”, venduti sul mercato nero al miglior offerente, come una merce, un prodotto qualunque.

I luoghi più toccati da questo orrendo turismo del trapianto sono America Latina, Egitto, Pakistan, India, in favore di Canada, Stati Uniti, Europa occidentale, Australia, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Iran. Un traffico insomma che va dai Paesi più poveri della terra a quelli più ricchi, dalle classi sociali più vulnerabili a quelle più abbienti, attuato da operatori sanitari senza scrupolo alcuno.

Nel deserto del Sinai sono state fatte delle vere e proprie mattanze, ad esempio; lo prova il ritrovamento di molti cadaveri a cui mancavano organi vitali; erano per lo più eritrei, etiopi e sudanesi.

La denuncia del Pontefice richiama così l’attenzione e la collaborazione di tutte le nazioni e dei leader religiosi di ogni Credo, perché termini la mercificazione del corpo umano, in tutte le sue forme.

E’ necessario, in primo luogo, che ogni Pese possa garantire una donazione di organi legale e che si trovi subito un modo perché gli operatori sanitari appurino eticamente, oltre che medicalmente, la volontà dei donatori e dei riceventi, con la creazione di registri per il reperimento di organi e anche dei trapianti effettuati, al fine di condividerne i dati a livello internazionale.

I controlli dovranno essere serrati e i casi sospetti repentinamente indagati, alfine di debellare in tempi brevi il macabro fenomeno, da cui neanche il nostro occidentalissimo e cristiano Paese è immune.

Nel 2016, infatti, la Polizia di Stato di Palermo e Agrigento, con gli agenti del Servizio centrale operativo di Roma, ha arrestato 38 sospetti.

In Nord Africa, recuperavano organi da alcuni migranti, che non potevano pagarsi in altro modo la traversata nel Mediterraneo per raggiungere le nostre coste.

Italiani erano i mediatori, di Dubai e di Israele i compratori, egiziani quelli che prelevavano gli organi. Non tutti sopravvivevano all’intervento e i loro corpi, come scarti da smaltire, venivano abbandonati lungo le coste egiziane o gettati in mare.

La legge n. 236 del 2016 punisce il traffico di organi, chi lo organizza, chi lo pubblicizza e chi lo diffonde, anche su internet. La reclusione va da tre a sette anni o, a seconda dei casi, fino a un massimo di quindici anni.

 

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